Un nuovo importante risultato contro le trivellazioni petrolifere arriva dalla Consulta. “Si tratta di un passo decisivo – ha dichiarato l’avvocato Vittorio Fucci, ex assessore al Commercio, Artigianato, Indirizzo e Coordinamento in materia di attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi della Regione Campania -. Esprimo soddisfazione per questa prima importante decisione – ha commentato Fucci – Un giusto risultato rispetto ad un provvedimento richiesto proprio dal sottoscritto. Come si ricorderà, in Regione Campania sono stato proprio io a chiedere all’ex presidente Caldoro una posizione decisiva contro l’incubo delle trivellazione petrolifere nelle nostre terre. Dal mio ufficio è partita la proposta verso il settore legislativo della Giunta regionale della Campania di presentare ricorso alla Corte costituzionale per ottenere che sia dichiarata la incostituzionalità dell’art 38, per contrasto con quanto enunciato all’articolo 117 della Costituzione sulla legislazione concorrente tra Stato e Regioni”. E in questi giorni la Consulta ha dichiarato ammissibile uno dei sei quesiti referendari presentati in materia di estrazioni petrolifere, promossi oltre che dalla Campania da altre otto regioni italiane. Il quesito che verrà sottoposto agli elettori riguarda la durata delle autorizzazioni già rilasciate per esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti. Al momento le autorizzazioni sono “fino alla durata utile del giacimento” mentre le sei regioni chiedono che sia stabilita una durata non superiore a 30 anni per le estrazioni e a 6 anni per le attività di ricerca. “In materia di attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi – ha tenuto a precisare l’ex assessore regionale Fucci -, chi amministra i territori, con il confronto fra i diversi enti ed i cittadini, è in grado di valutare pienamente le conseguenze ambientali e gli eventuali impatti che tali attività possono avere sull’economia dei territori coinvolti nei diversi settori produttivi e sull’ambiente”. Per ora c’è lo stop nelle 12 miglia, col Piano Area si riapre la partita in terraferma e sul mare continentale, laddove enti locali, regioni e governo si devono mettere d’accordo. Ed è proprio per questo motivo “che la battaglia politica deve essere portata avanti con estremo vigore”. Per il momento abbiamo messo al sicuro il mare, dobbiamo continuare a lavorare per far si che lo stesso accada anche per la terraferma. Io, dal canto mio, non mi fermerò fino a quando lo spettro delle trivelle non sarà definitivamente lontano dalle nostre terre. Si tratte di zone di alto valore agricolo e culturale, ricche di colture di pregio, che non possono essere messe in ginocchio da trivellazioni devastanti”.