di Antonio Caccavale
Correva l’anno 1997 e il presidente della Giunta Regionale della Campania, Antonio Rastrelli, nella sua qualità di Commissario straordinario incaricato di presentare un Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti, elaborò quel Piano che, oltre a due termovalorizzatori, comprendeva anche sette impianti per la produzione di Cdr (combustibile derivato dai rifiuti). In quel Piano venivano indicati i criteri e i vincoli a cui attenersi per la scelta dei siti in cui ubicare ciascuno di quegli impianti. Su Tufino era già caduta la scelta nefasta di realizzare una discarica (Paenzano1) e, alla prima, sarebbe seguito un secondo invaso (Paenzano2). Sulla base dei criteri e dei vincoli indicati dal Piano Rastrelli gli impianti di smaltimento dei rifiuti dovevano essere ubicati, così come prescriveva il Ministero per l’Ambiente nel decreto legislativo 22/1997, in “aree destinate ad insediamenti produttivi”.
È notorio che uno di quegli impianti per la produzione di combustibile derivato dai rifiuti fu, invece, costruito a Tufino, in località Paenzano, aggravando ulteriormente, dal punto di vista ambientale e dell’emergenza sanitaria più volte denunciata, la situazione di quel fazzoletto di terra a ridosso dell’abitato di Schiava. A qualcuno potrebbe interessare come mai, quell’impianto, fu costruito in un’area non destinata ad insediamenti produttivi e già fortemente vessata dalle scelte sciagurate precedenti. La risposta è semplice: l’individuazione, fatta dal Commissario regionale,dell’area ASI Nola Marigliano non piaceva ai politici(qualcuno dei quali, con una faccia di bronzo che più bronzo non si può e con un fariseismo di uno squallore unico, finse anche di stare dalla parte dei cittadini di Tufino, pur di carpirne i voti) e agli amministratori di quei due Comuni e così, tanto fecero e tanto brigarono finché riuscirono ad allontanare dal loro territorio quello stabilimento.
25 anni dopo ci risiamo: la maggioranza consiliare del Comune di Avella, sicuramente allettata dalla prospettiva di mettere in piedi un businees che assicuri un flusso continuo di risorse alle casse comunali, ha pensato bene di deliberare la costruzione di un forno crematorio nel proprio territorio, ma in un’area lontana, molto lontana dal centro abitato.
Dove ricade l’area in cui dovrà sorgere quel forno crematorio? Ricade al confine col Comune di Tufino, proprio a ridosso dell’area delle due discariche e dell’impianto ex Cdr (che nel tempo ha cambiato nome Stir e ora Tmb) e del centro abitato di Schiava. Nell’area dell’attuale impianto di Trattamento Meccanico Biologico di Tufino, sono in corso i lavori per la realizzazione di due impianti destinati, fondamentalmente, alla frazione umida.
Sono furbi, gli amministratori comunali della maggioranza consiliare del Comune di Avella: con la loro scelta hanno voluto evitare che gli avellani si opponessero alla costruzione di quel tipo di impianti e, al tempo stesso, hanno voluto assicurare alle casse comunali delle entrate a getto continuo. Hanno preso, come si suol dire, due piccioni con una fava.
Riuscirà, la Giunta Biancardi, a portare a termine questo progetto che porta lo stigma tipico di che se ne infischia altamente dei problemi che può arrecare agli altri?
In pratica la maggioranza consiliare del Comune basso irpino ha ragionato in questo modo: “Vogliamo fare un forno crematorio, ma so che la popolazione avellana ci si rivolterebbe contro, allora noi lo faremo lontano dal centro abitato di Avella. Quale posto migliore dell’area al confine col Comune di Tufino, giusto accanto agli impianti per lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti e a ridosso del centro abitato di Schiava di Tufino?”.
Della serie. “Non nel mio giardino”, ovvero lo faccio nel territorio del mio Comune, ma lontano dal mio centro abitato e a ridosso del territorio di Tufino, Comune confinante col mio.
Ma che bella pensata!