Una grande incertezza domina il mercato dell’import-export da e per la Turchia dopo il provvedimento del presidente Erdogan (nella foto), varato la settimana scorsa, che impone l’uso della lira turca in tutte le transazioni commerciali internazionali.
Il diktat sulla politica monetaria, caduto tra capo e collo, che all’apparenza punterebbe a frenare la forte svalutazione della lira turca e favorire le esportazioni, specie quelle verso Paesi considerati “vicini” come la Russia, si pone come ulteriore fattore di instabilità che va ad aggiungersi a quello politico.
Per gli operatori italiani, l’elevata incertezza al cambio generata dall’imposizione della lira turca (fortemente svalutata e soggetta a inflazione) potrebbe ritorcersi prima di tutto contro gli stessi operatori del Paese.
Intanto la lira turca continua a perdere terreno. In sole due settimane, il rapporto lira turca-dollaro è passato da 6,80 dollari a 6,16 con una svalutazione che si avvicina al 10%.
In questa fase di incertezza, gli stessi operatori ortofrutticoli turchi potrebbero considerare rischioso vendere o comprare, ma potrebbero anche emergere dei vantaggi nel loro export verso mercati da cui gli europei sono ‘lontani’, non solo geograficamente, come la Cina, ma anche politicamente, come la Russia dove è tutt’ora in vigore l’embargo commerciale.
“La mossa di Erdogan – continua Calcagni – serve da un lato a sottrarre la politica finanziaria del Paese dal condizionamento del dollaro creando un rafforzamento al cambio e evitando una fuoriuscita di capitale. L’incertezza sta determinando, in questa fase, una stagnazione del mercato”.
Insomma gli operatori commerciali internazionali sono in una fase attendista ma la preoccupazione sulle conseguenze del provvedimento, sembra minima.
“Da quel che ho appreso da un recente confronto con alcuni partner russi – precisa Paolo Carissimo, responsabile mercati Oltremare per RK Growers – al momento la decisione di Erdogan si riferisce esclusivamente ai contratti conclusi in territorio turco tra due o più operatori locali (compravendite, affitti, cessioni ecc.). Se prima potevano essere liberamente conclusi in valuta estera, a discrezione delle parti, ora interviene l’obbligo della lira turca. Stanti così le cose, non dovrebbero esserci per il momento impatti o ripercussioni particolari sulle attività di import nei confronti di Paesi terzi”.
In tal senso il provvedimento punterebbe a portare ad una valorizzazione della moneta interna particolarmente svalutata.
“In ogni caso – continua Carissimo – questo provvedimento certamente punta a facilitare l’export, rafforzando la concorrenza turca, ed è una carta importante per la Turchia che si trova nel bel mezzo della cosiddetta via della seta ovvero l’asse logistico Oriente-Occidente. Ma gli esportatori europei non dovrebbero essere molto interessanti da questa manovra. Oggi i grandi giochi del mercato F&V si giocano in Ue con le varietà Club o comunque altamente innovativi. Un segmento su cui la Turchia registra una forte arretratezza”.
Mariangela Latella – Copyright (Il corriereortofrutticolo)