La “Metodica De Rosa©” è un approccio innovativo all’Ingegneria Naturalistica (I.N.) per interventi su terreni vulcanici (come quelli piroclastici dell’area circumvesuviana della Campania) o su terreni che presentano strati inerti per vari motivi. Il dott. agr. Pellegrino De Rosa ha notato che le radici delle piante non attraversano gli strati di pomici, rendendo molte strutture di I.N. inefficaci su tali terreni se non adeguatamente adattate alle loro specifiche caratteristiche geodinamiche.
Gli interventi di I.N., noti anche come interventi “in verde”, utilizzano una combinazione di materiali naturali e piante vive. Di solito, si utilizzano pali di legno per creare varie strutture di contenimento, insieme a talee di salice e piante autoctone. Queste strutture in legno forniscono un effetto immediato di contenimento e stabilizzazione, ma con il tempo perdono le loro caratteristiche meccaniche. Si prevede quindi che la loro funzione meccanica venga sostituita da quella delle piante associate, le cui radici avranno raggiunto la profondità prevista dall’intervento. Tuttavia, se i pali sono ancorati a una profondità di 1,2 metri su un terreno con uno strato di pomici a 60 centimetri, la struttura perde efficacia. Le radici non possono “approfondirsi” oltre lo strato pomiceo e ancorarsi al suolo sottostante, rendendo il sito pericolosamente instabile una volta che la struttura in legno si è disfatta.
In tali specifiche situazioni geopedologiche, il prof. De Rosa ha suggerito di scavare una trincea o una buca che superi lo strato inerte durante la piantumazione delle specie vegetali, riempiendola di terreno vegetale fertile. Questo accorgimento crea un percorso preferenziale per le radici delle piante, permettendo loro di ancorarsi al suolo più profondo e di svolgere in modo ottimale la loro funzione biomeccanica. Tale cautela assume particolare importanza nei suoi piroclastici, caratterizzati da argille “allofaniche”, rigonfiabili e instabili, prodotte dalla degradazione dei materiali vulcanici.
Dalle sue osservazioni, è stata sviluppata una nuova struttura di I.N. chiamata “agevolatore radicale”, per la quale è stata presentata una domanda di brevetto industriale.