Nella vita è un apprezzato medico, particolarmente apprezzato nella difficile e delicata opera di curare i pazienti malati di Alzhaimer, ma è anche un uomo dalla profondissima fede: lui è Giuseppe Femina e ha appena pubblicato la sua prima opera poetica dal titolo “La Ruah. Lo Spirito Divino”, edita dai Europa Edizioni, nella collana TracciareSpazi (65 pagg, 11,50 euro).
Nato a S. Michele di Serino – poco distante da S. Lucia di Serino da cui proviene la famiglia del medico-santo Giuseppe Moscati – formatosi presso il Liceo Colletta di Avellino; Giuseppe Femina ha da sempre coltivato la passione per la letteratura, partendo dai classici greci e latini e Dante Alighieri, per approdare alla contemporaneità di Eugenio Montale, Antonio Machado, Nazim Hikmet e, soprattutto, il prediletto Gottfried Benn.
Dopo l’interesse giovanile per yoga, taoismo, buddismo, zen, la ricerca accanita dell’Assoluto ha assunto per Femina – nel frattempo diventato medico geriatra, marito e padre – una dimensione diversa. Riavvicinatosi dopo il matrimonio alla religione cattolica infatti, grazie alla madre Maria e agli incontri di preghiera condotti da Padre Betancourt, Femina sperimenta una profonda conversione, scoprendo la bellezza e la potenza dello Spirito Santo all’interno del carisma del “Rinnovamento nello Spirito Santo” di cui diventa un attivo partecipante.
Frutto recente di questo lungo percorso di ricerca dell’Assoluto è “La Ruah. Lo Spirito Divino”, raffinato poema in versi che coinvolge il lettore nell’estatica contemplazione della Terza Persona della Trinità, quello Spirito Santo che è proprio lo Spirito Divino e che l’autore rappresenta come un abbraccio temporale che parte dai Profeti dell’antichità biblica per giungere all’epoca Messianica.
“L’Amore è tutto intorno a noi – scrive Giuseppe Femina – basta ascoltare e farlo agire e abbandonarsi a Lui che regge le galassie. L’Amore sa quando agire e cosa fare e cosa è Meglio per ognuno di noi”.
La lingua poetica di Femina, ritmica, ispirata, suggestiva e ricercata, incanta e coinvolge il lettore in un percorso non facile: lasciare la prospettiva del reale come lo conosciamo, per avventurarci nell’esplorazione di una prospettiva nuova e vertiginosa, quella dello sguardo della Colomba o del Fuoco che, nell’iconografia tradizionale, rappresentano la manifestazione dello Spirito Santo sul piano terreno della realtà. L’uomo, però, ha ben altri strumenti per sentire la presenza dello Spirito, ha il cuore, un sensore che immediatamente sussulta non appena si collega, si concentra, si ritrova nella meravigliosa esperienza della contemplazione dell’Amore divino.