Erano in sette contro uno. Prima gli hanno tirato con violenza le orecchie, dicendogli: «Vattene via sporco negro». Poi mentre uno del gruppo lo teneva fermo gli altri lo prendevano a calci e pugni. Vittima dell’aggressione è un senegalese di 19 anni, richiedente asilo.
L’episodio dai toni razzisti è avvenuto a Partinico (Palermo), mentre il giovane lavorava servendo ai tavoli in un bar in piazza Caterina. Da due anni il ragazzo è ospite in una comunità. Dopo la violenza subita il diciannovenne ha presentato una denuncia ai carabinieri. È stato medicato per le ferite al labbro e alle orecchie guaribili in sette giorni. «Non ho reagito perché non alzo le mani – ha raccontato -. Mi potevo difendere, ma gli educatori della comunità mi hanno insegnato che non si fa». Indagini sono in corso per risalire agli aggressori. Questa volta si è trattato «solo» di un pestaggio, ma è l’ennesimo caso di intolleranza e violenza contro un migrante che si verifica negli ultimi mesi. Sono infatti almeno otto i casi (con nove feriti) di cittadini stranieri che tra metà giugno e oggi sono stati fatti bersaglio di colpi di armi ad aria compressa senza un apparente motivo. Ad essi va aggiunta anche la tragedia di Sacko Soumalya, il giovane del Mali ucciso a Vibo Valentia il 3 giugno mentre stava prendendo da una fabbrica abbandonata del materiale per costruirsi una baracca.
L’allarme per questi episodi ha indotto a una presa di posizione anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che due giorni fa, dopo il caso della bimba nomade ferita a Roma da un uomo che le ha sparato del balcone, ha messo in guardia contro la deriva da Far West che sta correndo il Paese. Gli ultimi due episodi sono dell’altro ieri: nel vicentino un operaio di Capoverde è stato centrato da pallini sparati da un terrazzo, mentre a San Cipriano d’Aversa (Caserta) un migrante della Guinea richiedente asilo e ospite di un centro di accoglienza, è stato colpito in pieno volto con una pistola ad aria compressa. Sempre a Caserta, l’11 giugno, si era verificato il primo caso di questa serie, ma quattro mesi prima, nelle Marche, c’era stato il raid di Traini. Da cui parte il governatore della Toscana, Enrico Rossi, per tirare in ballo il ministro Salvini.
«È da febbraio, quando un militante della Lega a Macerata sparò per strada ferendo sei immigrati, che, a fronte del ripetersi sempre più frequente di episodi analoghi, noi – dice Rossi – aspettiamo dal ministro dell’Interno una parola netta di condanna contro chi spara sugli immigrati». L’aggressione al cameriere a Partinico ha scatenato una serie di reazioni. «Fa paura leggere la frequenza con cui aumentano episodi di razzismo», afferma lo scrittore Antonio Modaffari. «Era inevitabile che prima o poi accadesse, anche da noi. Il clima di odio declinato in tutte le sue forme ha cominciato a fare capolino anche qui», afferma Valentina Speciale, segretaria Prc di Partinico. Prese di posizione anche sul web, ospitate soprattutto dal profilo Partinico e-news di Facebook. C’è chi afferma che «l’inciviltà e l’ignoranza di questo paese sta rasentando i limiti della decenza e della civile convivenza, è ora di agire e tornare ad educare»; chi sottolinea che «la democrazia si perde poco per volta» e chi aggiunge che «la xenofobia va combattuta, questo é il risultato di tutte le chiacchiere che si sentono sul conto degli extra comunitari e della loro presunta paga giornaliera».
Un’altra utente esorta a fermare «gli slogan pieni d’odio razzista», ma non mancano le prese di posizione in controtendenza. «Il ragazzo di colore va difeso? E a me che un mese fa mi hanno puntato il coltello e fregato il telefono chi mi ha difeso? Se ne devono andare tutti a casa», scrive Filippo..