L’allarme dell’ingegnere termo-fluidodinamico in occasione del convegno internazionale “Resilienza e sostenibilità delle città in ambienti pericolosi” che si tiene a Napoli da oggi a venerdì.
Vesuvio e Campi Flegrei, bisogna fare uno studio di fattibilità interdisciplinare e transdisciplinare, sulla resilienza e sostenibilità del territorio napoletano interessato dal rischio vulcanico e dal rischio sismico”, “per il Vesuvio lo scenario atteso potrebbe essere apocalittico se non si riorganizza il territorio napoletano. Bisogna educare la popolazione iniziando con un’attività capillare nelle scuole napoletane, del napoletano ed anche in quelle della zona flegrea. E’ emerso anche che le eruzioni su media scala, per quanto riguarda il Vesuvio avvengono una volta ogni 4–5 secoli. L’eruzione su media scala, più recente, è quella del 1631, che distrusse gran parte del territorio intorno al vulcano facendo migliaia di morti”. Lo afferma Flavio Dobran, ingegnere termo-fluidodinamico, tra i più importanti studiosi del Vesuvio e dei Campi Flegrei, che — in occasione del convegno internazionale “Resilienza e sostenibilità delle città in ambienti pericolosi” che si tiene a Napoli da oggi a venerdì con la presenza di più di 50 esperti -, presenta il suo Simulatore Vulcanico Globale “Global Volcanic Simulator” e gli interventi necessari per rendere resiliente l’area napoletana”.
“I piani di evacuazione riguardanti il rischio Vesuvio e Campi Flegrei lavorano in direzione opposta a resilienza e la sostenibilità del territorio napoletano — spiega Dobran, presidente della GVES e già docente presso la New York University -. Bisogna invece creare città resilienti e sostenibili. Costruire città resilienti sui vulcani è un’impresa complessa in cui la valutazione degli scenari di eruzione vulcanica deve essere eseguita con strumenti in grado di simulare in modo affidabile le eruzioni complete. Ho creato un Simulatore Vulcanico Globale che è uno strumento in grado di svolgere questo compito e viene continuamente verificato e convalidato per garantirne l’utilità. Si tratta di un modello fisico-matemtico-informatico in grado di ricostruire le passate eruzioni dei vari vulcani, e quindi anche del Vesuvio e dei Campi Flegrei, per valutare quelle future”. “Questo simulatore — spiega il ricercatore — ha potuto studiare il comportamento del magma del complesso vulcanico Somma-Vesuvio, nelle ultime migliaia di anni e dunque la risalita in condotte vulcaniche, le dispersioni di prodotti vulcanici nell’atmosfera, le propagazioni di flussi piroclastici sulle pendici del Vesuvio. In sostanza da questi studi specifici, basati su tale modello informatico possiamo sapere quante persone realmente potrebbero essere interessate dai vari fenomeni come il flusso piroclastico e caduta di ceneri. Tale modello informatico prende in considerazione l’intero complesso vulcanico, la camera magmatica, il condotto vulcanico, l’ambiente del condotto ed anche l’ambiente che si trova al di sopra del vulcano. Ugualmente per i Campi Flegrei. Ad esempio la fase di propagazione del flusso piroclastico è uno degli scenari più pericolosi di un’eruzione vulcanica esplosiva perché può influenzare notevolmente l’area circostante che circonda la bocca vulcanica. In tale area che potrebbe essere interessata dal flusso piroclastico bisognerebbe proibire tutti gli habitat umani e al di là di questa area l’ambiente costruito dovrebbe essere reso resiliente e sostenibile. Una valutazione dei rischi geologici per le città che sono su vulcani attivi richiede l’utilizzo di strumenti appropriati.
Questi rischi devono essere valutati con diversi scenari di eruzione vulcanica che dipendono dalle composizioni chimiche, dalle caratteristiche di conservazione e alimentazione dei magmi all’interno dei vulcani, dalle strutture di edifici vulcanici che possono contenere una varietà di sistemi e acquiferi fratturati e diversi. Le registrazioni storiche delle eruzioni per le città sui vulcani sono incomplete perché sono soggette a diverse interpretazioni delle dinamiche eruttive e possono essere distorte (come nella zona napoletana densamente popolata) a causa degli ambienti costruiti che nascondono alcuni o gran parte di queste testimonianze geologiche. Il modello informatico creato e che illustrerò a Napoli, ha studiato le passate eruzioni”.
“Venezia è città a forte rischio e potrebbe essere coperta dalle acque anche prima di 100 anni. Parigi è un’altra città che dovrebbe porsi i temi della resilienza e della sostenibilità. Infatti molte centrali nucleari e impianti chimici e biologici si trovano oggi troppo vicini a grandi aree metropolitane come New York, Parigi e Los Angeles con reti di sicurezza discutibili — ha proseguito Dobran — e questo problema si moltiplicherà con la necessità di raddoppiare l’approvvigionamento energetico per l’umanità a metà di questo secolo e creare sviluppo nel continente africano. San Francisco, Istanbul, Tokyo, Rabaul, Città del Messico, come Napoli sono tutte città situate in aree geologiche attive, mentre le città costiere del Nord e del Sud America, Africa Occidentale, Mediterraneo, Golfo del Bengala, Mar Cinese Meridionale sono esposte a tempeste tropicali, uragani, tifoni, inondazioni e tsunami. Il riscaldamento globale aumenterà i potenziali pericoli derivanti dall’innalzamento del livello del mare e dai cambiamenti nelle circolazioni atmosferiche. Napoli e tutti i comuni della zona rossa ma anche della zona flegrea potrebbero fare network con altre città europee a rischio sismico, idrogeologico o nucleare per elaborare progetti di cooperazione europea finalizzati ad affrontare concretamente due temi importanti: resilienza e sostenibilità”.
Venerdì previsto un incontro con le scuole al Maschio Angioino. “La scuola è sicuramente fondamentale per poter sensibilizzare l’opinione pubblica ed educare non solo i bambini ma anche le loro famiglie — ha affermato Grazia Paolella, dirigente scolastico e docente universitario -. Docenti ed alunni esprimeranno il grado di percezione del rischio in queste realtà territoriali”, “il Vesuvio, quel profilo emblematico della ‘cartolina’ partenopea, quel volto amico, quasi familiare per noi napoletani … può improvvisamente destarsi e rivelarsi per quello che è, un grosso pericolo incombente. E’ ora di mettersi all’opera per avviare subito un serio ed oculato programma operativo e creare condizioni adeguate di sostenibilità e resilienza vera e propria. Lavorare in sinergia, in modo significativo, costruttivo per la promozione della resilienza richiede l’apporto di più risorse professionali che abbiano il comune intento di inseguire, realmente, l’obiettivo dello sviluppo della sostenibilità, per la costruzione di una vita, che rinunzi al fatalismo, al pressappochismo, alla miopia che solo riesce ad intravedere cupi e disastrosi scenari di fuga e di deportazione di massa di intere popolazioni, come soluzione estrema di fronte al verificarsi di un’eventuale eruzione più o meno violenta e distruttiva del Vesuvio”. https://napoli.repubblica.it/cronaca/2018/11/26