Sport, cultura e agricoltura insieme per valorizzare le eccellenze della Campania. Chiude con successo la due giorni della Flik Flok 2016, l’evento sportivo alla Reggia di Caserta organizzata da Brigata Garibaldi e Coni, che ha visto la presenza del villaggio Campagna Amica di Coldiretti. Cinquanta aziende con altrettanti stand gialli hanno fatto da corridoio di ingresso all’area allestita dall’Esercito. Dal vino all’olio, dal maialino nero allo zafferano, dai formaggi alla frutta, dal miele alla mozzarella, la Campania del chilometro zero si è messa in mostra nei giardini all’ingresso della Reggia. Visitatori, turisti e atleti hanno potuto apprezzare e gustare il meglio dei sapori campani provenienti da ogni provincia.
“Un’occasione utile – commenta Angelo Milo, direttore di Coldiretti Caserta – per raccontare lo straordinario patrimonio della nostra terra. La ricchezza dell’offerta turistica si sposa con la varietà unica di prodotti agroalimentari che da qui possiamo vantare agli occhi del mondo”.
“Questo è l’inizio di un percorso – aggiunge Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – che vede la nascita di un legame strategico tra beni culturali e patrimonio agroalimentare. Sono i due lati della stessa medaglia, una regione che ha sempre più voglia di scrollarsi di dosso le negatività del passato. Tra pochi giorni Coldiretti inaugurerà una iniziativa in tal senso in uno dei siti culturali campani più conosciuti al mondo”.
Al villaggio di Campagna Amica si è celebrata anche la festa dell’olio nuovo. A fare da cerimonieri il dottor Sergio Acampora, neurochirurgo avellinese e appassionato di agricoltura biologica, e i giovani titolari di Breaday, paninoteca “a km zero” di Caserta. Nell’anno terribile per la produzione di olio extravergine, che ha registrato un calo significativo a causa di un clima sfavorevole, gli olivicoltori campani hanno chiesto a gran voce di vigilare sui falsi che arrivano sugli scaffali.
Le principali varietà olivicole campane sono: l’Ogliarola, la Marinese e la Ravece in provincia di Avellino; l’Ortice, l’Ortolana e la Racioppella in provincia di Benevento; l’Asprinia, la Tonda, la Caiazzana e la Sessana in provincia di Caserta; l’Olivo da olio (detta anche Cecinella o Minucciolo) in penisola Sorrentina, Napoli; la Rotondella, la Carpellese, la Nostrale, la Salella, la Biancolilla e la Pisciottana in provincia di Salerno. A queste autoctone andranno aggiunte varietà come il Leccino e il Frantoio, che pur non essendo autoctone sono presenti da lungo tempo in varie zone della regione.
Per consentire scelte di acquisto consapevoli da parte dei consumatori è stato introdotto il 13 dicembre 2014 nella legislazione comunitaria sotto il pressing della Coldiretti l’obbligo di specificare in etichetta la natura dell’olio eventualmente utilizzato nei prodotti alimentari confezionati. Non è più possibile pertanto – precisa la Coldiretti – utilizzare la dicitura generica olio vegetale, giocando sul fatto che nella nostra tradizione quando si pensa all’olio si pensa a quello di oliva, ma si deve indicare con precisione di quale olio si tratta. Dal primo giorno di luglio, inoltre, è scattato il divieto di usare impropriamente il tricolore sulle etichette delle bottiglie. Ogni richiamo, diretto o indiretto, al territorio italiano e alle regioni italiane è illegale grazie all’entrata in vigore del decreto 103/2016 del Mipaaf, sollecitato con forza da Coldiretti. L’art. 4 del decreto, al comma 1, prevede, in particolare, la sanzionabilità per i produttori che riportano “segni, figure o illustrazioni che possono evocare un’origine geografica diversa da quella indicata in etichetta, anche se veritieri.” In pratica non si potrà più vendere un olio d’oliva extravergine che in etichetta riporti la dizione dell’origine “Miscela di oli di oliva originari dell’Unione europea e non originari dell’Unione”, ma che presenti sulla bottiglia o nel packaging “segni, figure o illustrazioni che possono evocare” un’origine italiana (tricolore, nomi o aggettivi di italianità, immagini tipiche italiane ecc.).