Acque Irpine alla Puglia, De Luca faccia chiarezza. La mia interrogazione sul Sistema di Grande Adduzione Primaria. De Luca si intesta una vittoria mentre la battaglia sull’acqua irpina è ancora in corso. La Puglia si è rivolta al tribunale delle acque: le sorgenti irpine non sono della Campania ma demanio statale indisponibile.
Con la mia interrogazione chiedo alla Giunta di chiarire la reale portata di una procedura che si dà per conclusa mentre davanti al Tribunale delle acque è ancora in corso una battaglia ingaggiata dalla Regione Puglia e dall’Acquedotto Pugliese contro la Campania. Sul Sistema di Grande Adduzione Primaria, De Luca si intesta una vittoria mentre la battaglia sull’acqua non si è conclusa, anzi ritengo che esistano rischi anche rispetto all’ accordo quadro Campania – Puglia che regolamenta il trasferimento idrico interregionale dalla Campania alla Puglia e fissa un ristoro ambientale.
Nella mia interrogazione chiedo se il sistema di Grande Adduzione Primaria di Interesse regionale che intesta la titolarità degli impianti di Cassano alla Campania, possa mettere in discussione proprio l’accordo quadro per la regolamentazione del trasferimento idrico interregionale dell’ottobre 2022. Inoltre chiedo di sapere se tale Sistema di Grande adduzione sia in linea con la normativa in materia di concessioni di grandi derivazioni tra Regioni, o abbia sconfinato invece in materie di esclusiva competenza dello Stato. Sono le stesse domande avanzate dall’Acquedotto Pugliese e dalla Regione Puglia al Tribunale delle acque, massima autorità in materia.
La vittoria sbandierata da De Luca (lo schema di Accordo con la Puglia che determina in 0,06 euro/mc il ristoro dei costi ambientali e della risorsa) in realtà fa emergere che da esso non discende automaticamente che le sorgenti irpine siano della Campania. Anzi la Puglia contesta l’attribuzione che la Campania ha fatto a sé stessa, con una recente delibera, della gestione delle acque e delle opere ingegneristiche di prelievo e di adduzione delle sorgenti di Cassano. Impianti realizzati negli anni ’50 dalla Cassa per il Mezzogiorno e oggetto di concessione settantennale all’Acquedotto Pugliese (concessione che scade nel 2028 e che vedrà le sorgenti tornare nella titolarità dello Stato).