In queste ore sento di 25 mila quintali di uve varietà Aglianico senza compratori tra Paternopoli, Castelfranci e Montemarano. Se davvero non si riuscisse a conferire questo preziosissimo prodotto potremmo dire che siamo alla vigilia di un disastro economico.
L’allarme delle associazioni dei coltivatori e l’appello al mondo della produzione e alle istituzioni, non può cadere inascoltato. E’ indispensabile trovare delle soluzioni, far funzionare il sistema consortile. I ritardi accumulati nelle schermaglie per il rinnovo degli organi della Camera di commercio vanno considerati come una delle ragioni delle difficoltà del settore.
Per me è inoltre incomprensibile come un progetto così invasivo come il biodigestore di Chianche continui ad andare avanti indisturbato: un impianto di trasformazione dei rifiuto umido in pieno areale del Greco di Tufo mi sembra uno scempio. Eppure nei giorni scorsi, il 10 agosto, un altro passo della procedura per l’avvio dei lavori è stato fatto con l’approvazione della proposta di aggiudicazione dell’affidamento dell’appalto integrato del valore di 18 milioni.
Su Camera di commercio e biodigestore ho investito la Giunta regionale con mie interrogazioni, ovviamente.
Siamo insomma alla vigilia dei lavori in una delicatissima area di altissima vocazione agricola, mentre il settore della vitivinicoltura – che dovrebbe essere trainante per l’Irpinia – mostra preoccupanti segni di cedimento, fino al punto che non si riescono a conferire le uve prodotte.
Non vorrei mai vedere al macero quei chicchi, volentieri vedrei al macero le coscienze di chi guarda senza fiatare questo scempio.