Il 25 marzo è un giorno di festa, un giorno in cui si festeggiano i sessant’anni dei Trattati di Roma, celebrati nella capitale d’Italia dai leaders dei Paesi europei. Sessant’anni orsono, con la sottoscrizione in Campidoglio, nella prestigiosa sala degli Orazi e dei Curiazi, dei Trattati di Roma, i Padri fondatori della Comunità europea firmarono, l’atto di nascita della nuova Europa. Si diede, così, avvio al grande progetto di integrazione economica e politica del vecchio Continente.
Tale cammino, a tratti incerto e difficile ed a tratti sicuro ed entusiasmante, è andato, progressivamente, rafforzandosi attraverso un processo di sviluppo che ha compiuto un lungo e proficuo percorso.
Pur avendo compiuto passi da gigante, specie nell’ultimo ventennio, ed aver cercato di accelerare il suo cammino con la costruzione di una nuova e più efficiente architettura istituzionale (adottata nel 2007 con il Trattato di Lisbona), si ha oggi la netta sensazione che l’Unione Europea viva una fase di grande difficoltà e che le certezze raggiunte con il processo di integrazione stiano vacillando.
Al momento, le iniziative volte ad affrontare le numerose emergenze (terrorismo di matrice islamica, ondate migratorie, crisi economica, etc) sembrano per lo più provenire, in modo isolato, dai singoli paesi membri.
Lo spirito europeista su cui si fonda la solidarietà politica e socioeconomica tra i Paesi membri dell’UE, è, a dir poco, appannato. Emerge, sempre più, il rischio che visioni nazionaliste, e sovraniste, peraltro, bocciate dalla storia, possano essere causa di ulteriore instabilità e di pericolo, fino a mettere a repentaglio la stessa pace all’interno dell’Occidente. Tutto ciò potrebbe, anche, minare pericolosamente le basi del progetto di un’Europa unita, con il rischio che ciò possa determinare, nel medio periodo, la disgregazione dell’UE.
I cittadini europei devono ricordare che il processo d’integrazione europea ha assicurato la pace ed il benessere sociale tra i paesi d’Europa, dopo un lungo periodo di instabilità e di guerra che gli storici definiscono guerre civili europee. Inoltre, non va dimenticato che i benefici derivanti dall’appartenenza all’UE hanno riguardato tutti i settori: dai diritti umani alla dignità sociale, dalla libertà di movimento, di persone e merci, alla protezione dell’ambiente, dalla tutela dei consumatori alla concorrenza nei servizi pubblici (energia, tlc, trasporti), dal commercio alla salute, alla sicurezza alimentare, per non parlare delle politiche di coesione e dei fondi strutturali ma anche della cultura, della ricerca scientifica, dell’istruzione (si pensi alle opportunità del progetto Erasmus per i giovani).
Nonostante gli eccezionali vantaggi per i cittadini europei, ottenuti grazie al processo di integrazione, molte, troppe, sono le forze politiche che nei diversi Paesi, (ed anche in Italia) utilizzano l’Europa (e l’Euro) come strumento di lotta politica interna per scaricare, sull’integrazione comunitaria, responsabilità o difficoltà che si vivono negli Stati membri, e che sono, spesso, causate, invece, da incapacità, insipienza o inadeguatezza dei leaders politici o dei governi nazionali.
L’Europa è oggi dinanzi ad un crocevia della storia.
Per affrontare le sfide del futuro appare indispensabile il rilancio del processo di integrazione. Ciò che serve è un’Europa ancora più forte e coesa ed autorevole e l’Italia, in questo contesto, può e deve avere un ruolo decisivo. Bisogna ripartire, quindi, dalla nuova Dichiarazione congiunta, firmata a Roma, in Campidoglio, dai leaders dei Paesi europei e dai vertici delle istituzioni comunitarie.
Cio’ al fine di rilanciare l’ idea europeista, restituendo slancio, forza ideale e visione di prospettiva al progetto degli Stati Uniti d’Europa.
Vincenzo Sbrescia
Coordinatore provinciale di Avellino del Movimento ambientalista europeo Fare Ambiente