La sburocratizzazione del comparto vitivinicolo è ormai ad un passo. Il testo unico sul vino ha ricevuto l’approvazione della Camera. Lo rende noto Coldiretti, sottolineando come il via libera al testo unico sulla coltivazione della vite e la produzione del vino consentirà di dimezzare la burocrazia. Manca l’ultimo passo, l’approvazione definitiva da parte del Senato, confidando in un esame rapido a distanza di oltre due anni dall’avvio dei lavori parlamentari. Il testo unico consentirà agli imprenditori di ridurre drasticamente il tempo dedicato alla burocrazia che dal vigneto alla bottiglia rende necessario adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti, che richiedono almeno 100 giornate di lavoro per ogni azienda vitivinicola per soddisfare le quattromila pagine di normativa che regolamentano il settore.
Il comparto vitivinicolo della Campania è particolarmente interessato alle novità normative in un momento di crescita e di rafforzamento sui mercati nazionali ed internazionali. La Campania rappresenta circa il 15% della produzione di vino del Mezzogiorno e vede la presenza di 15 vini a Denominazione di Origine Controllata (DOC), 4 a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), 10 ad Indicazione Geografica Tipica (IGT). Il totale della produzione dei vini campani, compresi i vini comuni, ammonta a oltre 738mila ettolitri (dato 2015) su oltre 23mila ettari di vigneti.
“Tagliare burocrazia inutile – commenta Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale – aiuta gli imprenditori ad occuparsi dell’azienda e non delle scartoffie. Confidiamo nella rapidità della ratifica definitiva, in modo da trarne i benifici con la prossima campagna vitivinicola. Abbiamo ancora tanta strada da percorrere nella nostra regione, facendo crescere i livelli qualitativi e spingendo sulla capacità di guardare a mercati esteri”.
“La produzione di vino – aggiunge Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – è uno degli ambasciatori privilegiati del nostro territorio. Il legame tra viticoltura e territorio è antichissimo, lo ritroviamo nei preziosi reperti archeologici e negli affreschi delle antiche ville degli scavi di Pompei ed Ercolano. Le anfore ci raccontano di come il vino venisse già allora conservato in cantine e persino etichettato”.
Tra le principali innovazioni ci sono le semplificazioni per le comunicazioni da effettuare all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) in merito alla planimetria dei locali degli stabilimenti enologici. Si prevede poi la facoltà per i vini DOP ed IGP di poter apporre in etichetta la denominazione di qualità, purché autorizzati dal Mipaaf d’intesa con la regione competente e si ribadisce che solo le denominazioni di origine possono prevedere l’indicazione di sottozone, oltre alla coesistenza di più DOCG e/o DOC o IGT nell’ambito del medesimo territorio. Inoltre è stato ridotto da dieci a sette anni l’arco temporale entro il quale un vino DOC può richiedere il riconoscimento DOCG e da quattro a tre le campagne necessarie alla richiesta di cancellazione della protezione qualora le DOP e IGP non siano state rivendicate o certificate.
Il vino attiva un motore economico che genera opportunità di lavoro. La ricaduta occupazionale riguarda sia per le persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio. Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro.