“Ciro non è fuori pericolo, ma i medici nelle ultime ore ci hanno assicurato che c’è un lieve miglioramento delle sue condizioni. E’ questa per noi è la notizia più bella”. Inizia così la conferenza stampa convocata presso la Galleria Principe Umberto di Napoli da Vincenzo Esposito, zio di Ciro, il tifoso azzurro rimasto gravemente ferito negli scontri di Roma prima della finale di Coppa Italia. L’intento di questo incontro per la famiglia di Ciro, è quello di ristabilire la verità e chiarire alcuni aspetti della vicenda: “Noi crediamo in uno Stato democratico e di diritto, ed in qualsiasi paese il Questore di Roma avrebbe dovuto compiere un atto di civiltà e dimettersi, per le ricostruzioni false e per le defaillance relative all’ordine pubblico. Dobbiamo dire grazie ad un anonimo carabiniere, che non conosco, che si è reso conto di cosa stesse accadendo davvero e ha chiamato un’ambulanza. Se Ciro è ancora vivo è grazie ai medici. Come famiglia chiediamo una sola cosa, la verità. I fatti resi noti nelle versioni ufficiali sono falsi. Il Ministro degli Interni avrebbe il dovere immediato di rimuovere il Questore di Roma. Non si mandano pullman di tifosi in una strada dove non ci sono nè ambulanze, nè forze dell’ordine”. Vincenzo Esposito rivela alcuni particolari sin qui sconosciuti: “Le pistole erano due. Non c’era solo quella del De Santis. Non si trattava di un pazzo isolato, come hanno voluto far credere. Si trattava di un commando di almeno 5/6 persone. Hanno agito in modo premeditato e organizzato. Sono stati così diabolici da aspettare il deflusso degli ultras, prima di agire e di mettere a segno il raid. Hanno assalito i pullman all’interno dei quali c’erano famiglie napoletane, comprese donne e bambini. Ciro ed altri giovani, vista la scena, sono accorsi in difesa di queste povere persone. Ci sono tanti testimoni, tra cui l’autista di uno di questi bus e anche alcuni video in rete. Così facendo sono riusciti a fare indietreggiare questi criminali in quel vicoletto, dove poi De Santis ha cominciato a sparare. Dopo gli spari, gli altri coperti dai caschi e nascosti sugli alberi e tra i cespugli, sono cominciati a scappare ovunque. Tra questi c’era anche l’altra persona che impugnava la pistola. Abbiamo la testimonianza di un ragazzo che ha avuto la pistola puntata in faccia e che ha avuto la fortuna si fosse inceppata. Dopodichè sono cominciate le botte. C’è anche una testimonianza anonima di un ragazzo, tra quelli che poi ha aggredito De Santis, che non citeremo, perchè adesso è in atto un ribaltamento della realtà e ha paura di essere accusato di aver partecipato alla rissa, come hanno fatto con mio nipote e con gli altri due ragazzi feriti, solo perchè è intervenuto in difesa delle famiglie che erano sui pullman, costretto dall’assenza delle forze dell’ordine”.