Domenica 24 luglio 1932 l’Alfa Romeo 8C 2300 del leggendario mantovano si impone sui 24.951 metri della pista irpina percorrendo la totale distanza di gara in 10 giri a 94,750 km/h di media.
Sulla biposto di Nuvolari lo stesso scudetto con il Cavallino Rampante che faceva la sua prima apparizione in un circuito in Italia e lo stesso numero 16, oggi in pole position, nel Gran Premio di Francia in Formula Uno con Charles Leclerc.
E intanto il collettivo Automobilismo Irpino svela il mistero dei due diversi trofei conservati ad Avellino presso il Museo Civico di Villa Amendola e la sede dell’Automobile Club.
È un anniversario storico per lo sport automobilistico d’Irpinia e che, magari, in occasione del Gran Premio di Francia al via tra poche ore sul Paul Ricard, potrebbe rivelarsi beneaugurante per tutti i “tifosi” al mondo.
90 anni fa, domenica 24 luglio 1932, Tazio Nuvolari sfrecciava, infatti, per le strade di Avellino firmando vittoria e record alla quinta edizione del Circuito Principe di Piemonte. Un trionfo nei colori della Scuderia Ferrari e con lo stesso numero 16 oggi in pole position a Le Castellet nel Gran Premio di Francia in Formula Uno con Charles Leclerc.
Tra i principali eventi dell’epoca, dove tra l’altro, per la prima volta in un circuito in Italia, faceva la sua apparizione lo scudetto con il Cavallino Rampante, la gara si sviluppava su dieci giri del tracciato di 25 km sorto nel 1928, appena un anno dopo i 22,8 km della Nordschleife nel Nürburgring e disegnato tra i saliscendi delle alture che circondano Avellino tra i comuni di Mercogliano, Monteforte Irpino, Forino e Contrada.
Al volante della Alfa Romeo 8C 2300, Nuvolari percorre questa vera e propria endurance da 250 chilometri al passo dei 95 km/h di media e firmando un nuovo successo per la scuderia di Enzo Ferrari che, come ricordato puntualmente in propria pubblicazione del 1933, ha partecipato all’evento irpino in ben quattro edizioni come allora solo alla Mille Miglia e pochi altri appuntamenti. (“S.A. Scuderia Ferrari Modena Italia, 1930-31-32-33, il quarto anno di corse”, edita nel 1933: “Si rileva che la Scuderia ha partecipato quattro volte alla Mille Miglia, al Circuito Principe di Piemonte, al Montenero, alla Coppa Acerbo, ai Giovi e al Gran Premio di Masaryk”).
Momenti epici nella storia delle corse e nella storia di Avellino e dell’Irpinia, questi, che dal 2009 sono raccontati da Automobilismo Irpino, un collettivo che attraverso la Community dei suoi canali social raccoglie oltre 3.000 appassionati e, tra questi, tantissimi cultori e testimoni della storia delle corse avellinesi.
Il patrimonio delle tracce documentali e visive raccolte dai suoi membri nel tempo costituisce, tra l’altro, la fonte primaria ed inedita per un volume che presto sarà proposto alla memoria collettiva. Ma nel frattempo e con l’occasione di una data di valore storico straordinario, Automobilismo Irpino vuole svelare il piccolo mistero emerso in un recente incontro tenutosi presso il Circolo della Stampa di Avellino.
In quella sede è risultata infatti l’esistenza di due distinti trofei riferibili al Circuito Principe di Piemonte ed entrambi custoditi nel capoluogo irpino. Uno presso il Museo Civico di Villa Amendola di proprietà del Comune di Avellino e l’altro esposto presso i locali dell’Automobile Club.
Lo studio delle fonti disponibili svela però la soluzione. A spiegarlo è Salvatore Tarantino, fondatore di Automobilismo Irpino ed autore del libro “Circuiti Verdi, Assi del Volante 1928-1992” che sarà pubblicato in autunno e dedicato proprio ai primi 65 anni di storia di corse e piloti d’Irpinia.
“Il lavoro di ricerca condotto in questi anni ha permesso di raccogliere anche i regolamenti particolari di gara emanati in occasione delle varie edizioni del Circuito e le foto dei premi. Purtroppo, proprio esaminando queste evidenze, deve concludersi che nessuno dei due trofei conservati oggi possa essere la Coppa di Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte assegnata al vincitore assoluto secondo formula di challenge perpetua. Di prassi, però, erano previsti anche diversi altri premi speciali. Ed è tra questi che si riconoscono i due conservati ancora oggi. La Coppa Città di Avellino venne indetta dal Comune a partire dal 1932 per il pilota che avrebbe siglato il giro più veloce in tre edizioni anche non consecutive. E la Coppa dell’Automobile Club Avellino indetta dal 1928 per il “Primo Classificato su Macchina Italiana” in tre edizioni anche non consecutive del Circuito Principe di Piemonte. I premi speciali riservano poi anche altre curiosità. Nel 1931, ad esempio, il Mezzogiorno Sportivo, la testata diretta da Felice Scandone sempre legatissimo al Circuito di Avellino, indice la Gran Coppa d’Argento per il primo di classe 1.100. È invece segno dei tempi la Coppa d’Argento assegnata dal segretario federale ‘al fascista meglio classificato su macchina italiana’”.
Il Circuito di Avellino Principe di Piemonte è stato indetto per la prima volta nel 1928 su iniziativa del Presidente del R.A.C.I., Alberto Di Marzo, delle omonime Miniere di zolfo in Tufo. Nello stesso comune irpino e tra le colline che hanno dato primo impianto al vino Greco di Tufo Docg ancora oggi hanno sede le Cantine Di Marzo. Dopo l’ultima edizione anteguerra corsa nel 1933, il Circuito di Avellino è stato intitolato al suo fondatore con la Coppa Alberto Di Marzo del 1950, 1951 e 1953 valevole per il Campionato Italiano Sport.