“La spesa delle famiglie in Irpinia, come nel resto del Paese con gradazioni differenti tra i territori, è sostanzialmente ferma e per i piccoli negozi si registra un crollo delle vendite. A confermarlo sono anche i dati Istat appena usciti”. Così Giuseppe Marinelli, presidente provinciale di Confesercenti Avellino.
“Il monitoraggio statistico – prosegue il dirigente dell’associazione di categoria – del secondo trimestre dell’anno delinea un netto rallentamento dei consumi e le valutazioni negative sulla dinamica della spesa delle famiglie sono confermate purtroppo anche dai dati sulle vendite al dettaglio di agosto: per le imprese operanti su piccole superfici si evidenzia un calo medio dello 0,9%, rispetto al mese precedente, che nella nostra provincia ha raggiunto un valore quasi doppio, nonostante il traino dei saldi estivi.
Una situazione che desta preoccupazione soprattuto alla luce di alcuni timidi segnali positivi, come l’indice di fiducia tra le imprese e le famiglie, che nel mese di settembre è salito, anche se in maniera differente tra i diversi comparti produttivi, per effetto probabilmente del taglio ai tassi di interesse bancari, per quanto ancora contenuto, da parte della Banca centrale europea, segnali che però ancora non hanno ricadute positive sui consumi.
Non a caso, nel settore del commercio al dettaglio, a fronte di una crescita di oltre 2 punti della grande distribuzione, continua a registrarsi il deterioramento della fiducia dei piccoli esercizi, il cui indice scende di oltre un punto. Un calo determinato soprattutto dall’andamento delle vendite correnti, elemento peraltro, in sintonia con il dato del fatturato e che testimonia il continuo affanno del negozio di vicinato a mantenere quote di mercato”.
“Il nostro auspicio – ha concluso Marinelli – è che il miglioramento del clima di fiducia da parte delle famiglie possa trasformarsi presto in una ripresa della domanda interna, che riteniamo essere, in questa fase, il principale volano per il rilancio economico del territorio e dell’intero Paese. La debolezza dei consumi e di conseguenza del commercio è infatti ormai diventato un problema strutturale. Sono necessari pertanto interventi mirati a tutti i livelli, per liberare risorse per le famiglie, attraverso le politiche fiscali e del lavoro con l’obiettivo di recuperare potere di acquisto, insieme a provvedimenti di rilancio e regolamentazione del settore che mettano in condizione soprattutto i negozi di vicinato di avviare un percorso di ripresa”.