(Riceviamo e pubblichiamo). A pochi giorni dal Referendum Abrogativo sulle trivelle ci si imbatte in una consultazione ove l’informazione locale e nazionale è (volutamente) assente. Verso la fine del 2014 “l’uomo del Mossad” col cosiddetto “sblocca Italia” ha concesso un insieme di provvedimenti mai concessi in passato volti ad agevolare concessioni in termini di royalties (percentuale sugli utili, sulle vendite) in cambio di maggiori , nuovi e infinite estrazioni dai pozzi su aree geologicamente nuove ed idonee. Di recente poi abbiamo scoperto inchieste che si allargano sempre più sulle attività di smaltimento dei rifiuti prodotti con relativi impatti ambientali e il sequestro di migliaia di cartelle cliniche negli ospedali per verificare le patologie presenti in Lucania. A proposito di provvedimenti e concessioni ricordiamo la concessione recente alla Francia di importanti pezzi di mare italiani ridisegnando nuovi confini (acque al largo dell’Elba diventano italiane, in cambio di pescose fette di mare attorno alla Corsica, sia al largo della Liguria sia a nord della Sardegna, che passano sotto Parigi)e ammazzando una fetta importante di imprenditoria italiana. Quanto al referendum vengono concessi decine di permessi di ricerca e perforazione tra Adriatico, mari siciliani, Mar Ionio per un ammontare di circa 150 mila Km quadrati. Coinvolte le principali multinazionali: una multinazionale francese, una inglese, una tedesca, una olandese, una giapponese e una americana. Questo terribile impatto si ripercuoterà sulla fauna marina, sulle specie vegetali acquatiche e sul pescato con una stima di riduzione di almeno il 50% in alcune di queste aree. In questo contesto disastroso spiccano le scelte del Ministero dell’ambiente di concedere il permesso per una mega piattaforma petrolifera anglo- americana a Pozzallo in Sicilia. Già in atto i tentavi delle multinazionali estere nei territori costieri della Sardegna e del Tirreno e Adriatico. Ciò che si omette è non solo l’irrisorio ritorno per le casse dello Stato italiano e le amministrazioni interessate, ma soprattutto gli enormi rischi per l’ambiente e il territorio sottoposto a sfruttamento petrolifero intensivo, con danni enormi per l’ecosistema e le bellezze paesaggistiche uniche al mondo soprattutto al Sud. Le trivellazioni necessitano di enormi quantitativi di risorse idriche, le perforazioni implicano l’uso di prodotti cancerogeni e radioattivi, la raffinazione le emissioni in atmosfera di particelle combuste altamente inquinanti, il trasporto degli idrocarburi l’inevitabile sfregio del suolo attraversato da tubazioni che le società petrolifere non si premurano di rimuovere una volta avvenuto lo sfruttamento. Inevitabili, come rilevano alcuni studi e analisi effettuati nei siti interessati, la compromissione delle falde acquifere e l’inquinamento atmosferico, con tutte le conseguenze connesse all’economia rurale e agricola già gravemente compromessa. Ci opponiamo alle trivelle selvagge e lo sfruttamento del nostro territorio nazionale da parte di società petrolifere straniere che hanno come unico scopo la rapina economica dei nostri territori, ma al tempo stesso chiediamo che si dia vita finalmente ad una vera politica energetica nazionale. Un sistema energetico integrato sostenibile (fonti rinnovabili-idrocarburi) secondo noi è possibile e deve essere realizzato. Basterebbe nazionalizzare lo sfruttamento delle nostre risorse vincolandolo alla produzione nazionale e destinandolo ai settori strategici per l’economia italiana. Infine le concessioni accordate nulla hanno a che fare con gli interessi la ricerca e lo sviluppo L’intera ricerca avrebbe un senso, un valore, un significato solo se la ricerca fosse gestita da un SOGGETTO NAZIONALE che garantisse metodi, principi, regole e norme ecologiche adeguate . Per queste ragioni l’area politica Identitaria e Patriottica voterà convintamente SI al referendum del 17 Aprile . GLI INTERESSI NAZIONALI E DEGLI ITALIANI SOPRA OGNI COSA !