L’ultimo Natale a Baiano non si parlava d’altro. Due “balordi” avevano attentato alla santità della Festa Patronale. Anche noi avevamo dato risalto alla notizia riportando che due noti professionisti del luogo, che da oltre 25 anni accompagnavano il Maio con lo sparo delle carabine, erano stati portati in caserma dove era scattata la denuncia a piede libero e il sequestro dell’arma per utilizzo senza autorizzazione.
Oggi, ad appena quattro mesi dalla vicenda, il Tribunale di Avellino ha emesso un provvedimento di archiviazione a carico dei due cittadini coinvolti perché la notizia di reato è infondata. Il provvedimento del resto era già atteso nei corridoi del Tribunale di Avellino, dopo che, il Tribunale del Riesame aveva annullato il provvedimento di sequestro per mancanza dei presupposti di legge.
Qui la cronaca. Tuttavia ciò che colpisce sono le motivazioni dei provvedimenti che certamente faranno scalpore tra i cittadini baianesi. Si legge infatti che “in primis … le repliche di armi antiche ad avancarica di modelli anteriori al 1890 a colpo singolo non sono considerate armi comuni da sparo e quindi non sono soggette a tutti gli obblighi relativi quali denuncia e porto d’armi”
Ma è il provvedimento di dissequestro che va più a fondo nella vicenda arrivando a dire il Tribunale che i fatti “ non consentono di ipotizzare il fumus di alcun reato”, laddove le esplosioni peraltro risultavano autorizzate dall’Organo competente.
Contattato da noi, l’avv. Emanuele Litto, una delle due persone coinvolte, ci ha lasciato queste dichiarazioni. “Anzitutto ci tengo a precisare che la mia è stata una difesa delle tradizioni del Majo. Chi come me è Baianese doc, vive il Majo come un fatto identitario e non può non notare come, vi sia un attacco a questa manifestazione popolare da parte di chi evidentemente Baianese non lo è.”
“Oggi mi permetto di dire che sia stata una fortuna che le Forze dell’Ordine abbiano mostrato interesse solo per me ed il mio amico, nonostante lì vi fosse come sempre tutta la cittadinanza baianese. Altri non avrebbero potuto o voluto difendersi e difendere il Majo come ho fatto; anche grazie all’aiuto dei miei colleghi che hanno assunto l’incarico difensivo. Credo che da questa triste vicenda, al di là di alcune conseguenze per chi, nell’immediatezza dei fatti, si è voluto ergere, anche in maniera offensiva, a castigatore della morale pubblica, il tutto si trasformerà in un enorme vantaggio per chi come me ama il Majo e intende lo sparo della carabina come un atto di devozione al Patrono. Credo che questo provvedimento farà in futuro chiarezza per chi, ricoprendone l’incarico, sarà chiamato a tutelare la Festa e non a limitarsi ad essere spettatore privilegiato.”
L’avv. Giuseppe Macario, che insieme al collega Antonio Falconieri hanno gestito la difesa, ha aggiunto “ Si è trattato evidentemente di una vessazione, anche se certamente non voluta, a carico dei nostri assistiti. Un errore che si sarebbe potuto facilmente evitare se si leggeva la norma nonché le spiegazioni interpretative della stessa facilmente rinvenibili peraltro sul sito ufficiale dell’Arma dei Carabinieri.”