Gaetana Aufiero ha concluso le iniziative sul “giorno della memoria”. Rivisitata la figura di Giovanni Preziosi teorico dell’anti-semitismo. Nel reading curato da Lucio Passio e Maria Laura Conte sotto i riflettori il “mein kampf” e “ se questo e’ un uomo”.
Ampliare gli orizzonti della conoscenza, per ancorare la memoria al variegato e complesso tessuto della realtà sociale nella misura più compiuta e pregnante possibile, così come l’anatomista di qualificata professionalità si avvale con scrupolosa attenzione delle più sofisticate tecniche ricognitive disponibili, per compiere al meglio il proprio lavoro. Una scelta di ricerca approfondita e di metodo, che si salda con l’esigenza di far maturare e diffondere quella lucida e razionale consapevolezza che permetta di comprendere il passato, con cui si dà senso al presente e al futuro, distinguendo tra la ricchezza etica e morale dell’ evoluzione civile, del progresso dei popoli e dell’ emancipazione degli uomini nella giustizia e tutto ciò che, invece, di tale ricchezza, costruita attraverso la cultura e il sapere, viene cancellato e conculcato per essere sospinto e riversato nelle oscurità dell’abisso del degrado tribale. Il che si verifica irrimediabilmente, quando nelle coscienze e nelle menti albergano i fondamentalismi politici o religiosi che siano, le ideologie del pensiero unico e totalizzante, imposto con la forza bruta o con le sofisticate applicazioni delle modalità della psicologia di massa.
E’ la scelta, che fa da lievito al pensiero critico, per dilatarlo a 360° senza pre-giudizi, permettendo di configurare, in particolare e con nettezza, la sostanza identificativa delle “mostruosità”, di cui l’uomo può essere – ed è- artefice in assoluta unicità, paralizzando il cammino dell’incivilimento. Ed è artefice unico in stretta correlazione con la “visione del mondo” che costituisce la matrice e l’architettura portante delle stesse “mostruosità ”, che possono ritornare ad occupare lo schermo dell’attualità e , purtroppo, vi ritornano annunciate da cupe e tristi avvisaglie, se la smemoratezza prevale e se il pensiero critico si affievolisce e …si auto-annulla, per superficialità e insipienza, cedendo al piatto conformismo che tutto mescola e metabolizza, ripudiando il discernimento, la chiave di volta che fa separare il bene della vita da affermare e far valere senza alcuna discriminazione, respingendo il male della distruttività
Su questa traccia si è sviluppata la conversazione-relazione della professoressa Gaetana Aufiero, incentrata sulla tematica: “ La Shoah tra memoria e storia. Dal fanatismo ideologico nazista alla tragedia del genocidio degli ebrei e delle minoranze etniche”; conversazione-relazione, con significativi riscontri testuali, proposti nei locali del Circolo L’Incontro, a conclusione delle iniziative per il Giorno della Memoria.
IL PASSATO CHE NON E’ PASSATO
Focalizzati gli aspetti più corposi delle conseguenze della prima guerra mondiale, con la dissoluzione dei sistemi imperiali dell’Austria-Ungheria, della Russia zarista e della Turchia ottomana e della Germania guglielmina, Gaetana Aufiero evidenziava la difficoltà che s’incontrano nel raccontare in tutte le sue articolazioni la tragedia della Shoah, richiamando Eric Hobsbwam – lo storico britannico autore dell’eccellente e ben noto saggio “ Il secolo breve” che rivisita le vicende del ‘900– per il quale c’è ancora “ un passato che non è passato”. E’ il “passato”, di cui il genocidio degli ebrei e zingari, delle minoranze etniche come le esecuzioni in massa dei prigionieri sovietici, polacchi e di quanti erano ritenuti “asociali”, costituisce certamente e in assoluto un ” unicum a se stante” per la scientificità di programmazione e di esecuzione, con cui operò la “macchina” nazional-socialista. Ma è anche il “passato” nelle cui pagine nere e fosche si ritrovano le tragedie del primo ‘ 900 rappresentate sia dal genocidio degli armeni, posto in atto dalla Turchia, prima dello scoppio della Grande guerra, che dai gulag del comunismo sovietizzato, per risalire fino ai nostri giorni, dalle devastanti guerre in Corea e Vietnam allo sterminio dei cambogiani, dalle “pulizie etniche” nell’ex Jugoslavia alle feroci guerre tribali da cui sono investite e stravolte tante regioni dell’Africa. E sono – quelli citati- solo alcuni grani del rosario del nostro tempo dolente e inquieto, tralasciando gli inferni del Medio Oriente.
E sul “passato che si fa presente”, Aufiero citava una lucida pagina, tratta da “ I sommersi e i salvati ”, opera saggistica di alta testimonianza civile, scritta nel 1986 da Primo Levi, dando risalto alle crudeltà fatte registrare dalla vicende del secondo dopo-guerra mondiale in tante parti del mondo. La pagina recita “E’ incredibilmente avvenuto quindi può accadere di nuovo e dappertutto. La violenza “utile” o “inutile” è sotto i nostri occhi, serpeggia in quelli che si sogliono chiamare il Primo e il Secondo mondo. Nel Terzo mondo è endemica od epidemica. Attende solo un nuovo istrione che la organizzi, la legalizzi, la dichiari necessaria e dovuta. Pochi Paesi possono essere garantiti da una futura marea di violenza generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali…”
IL NUOVO ORDINE EUROPEO DISEGNATO DAL NAZIONAL-SOCIALISMO.IL FASCISMO E L’ANTISEMITISMO: LA FIGURA DI GIOVANNI PREZIOSI
Sulle finalità della politica economica nazional-socialista, orientata sulla costituzione del Nuovo ordine europeo, dopo il grave scacco subìto dalla Germania guglielmina nel primo conflitto mondiale,si soffermava la professoressa Aufiero, sottolineandone i profili di funzionalità alla costruzione della Grande Germania, potendo avvalersi di un sistema industriale e chimico sostanzialmente avanzato e integro rispetto alle vicende della guerra del ‘14\18; sistema concentrato nelle regioni tedesche. Uno scenario, quello della Grande Germania, che contemplava l’acquisizione dello spazio vitale nelle aree dell’Europa orientale, da destinare alla prevalente e diffusa produzione agricola, a cui si sarebbero dedicati i contadini tedeschi.
Era lo spazio vitale da sottrarre alle popolazioni originarie, sradicandole dalle terre natie, dando concreta attuazione alle politiche razziali, di cui i principali obiettivi furono gli ebrei, le minoranze etniche e i rom nell’Europa occupata nei primi anni del secondo conflitto mondiale, realizzando il programma delle deportazioni di massa nei lager e dei forni crematori della “soluzione finale”. Era il percorso espansionistico prefigurato dal nazional-socialismo di Hitler, concepito e pianificato fin dall’approdo al potere nelle elezioni del 1933, di cui il caposaldo ideologico era costituito dall’ arianizzazione dei popoli dei territori da conquistare e dal primato della razza pura, quella ariana. E in questo contesto è opportuno notare che l’Italia mussoliniana pure punta su politiche espansionistiche per la ricerca dello spazio vitale, ma al di là dell’Europa, guardando verso l’Africa, con la guerra- e la conquista- d’ Etiopia.
Era l’analisi, a cui dava riscontro la lettura di testi specifici del Mein kampf– il Manifesto del nazionalsocialismo- fatta dal dottor Lucio Passio, con articolate riflessioni critiche e notazioni di commento sul contesto storico generale; riflessioni, con cui era data particolare sottolineatura per la convergenza sulla linea dell’anti-semitismo, nella quale Hitler innestava per strategia politica strutturale e obbligata la Germania nazional-socialista e il Fascismo italiano; e – quest’ultimo- fino alla promulgazione delle leggi razziali anti-ebraiche del 1938 aveva conservato un sostanziale atteggiamento di ambiguità verso “questione ebraica”, di cui già con le leggi razziali del ’33, la Germania nazista aveva fissato la tragica “escalation risolutiva”, innescando la spirale delle discriminazioni e delle persecuzioni razziali fino all’epilogo della Shoah. E l’ambiguità del Fascismo italiano fu dovuto anche e soprattutto al consenso che aveva avuto in varie comunità ebraiche, fin dagli anni ’20.
Particolari riflessioni erano riservate dalla professoressa Aufiero al ruolo esercitato da Giovanni Preziosi– nato a Torelli dei Lombardi, in provincia di Avellino- nella formulazione delle leggi razziali anti-ebraiche in Italia, facendo anche riferimento ai “famosi” Protocolli dei Savi di Sion, pubblicati nei primi decenni del ‘900 – un’operazione di falsificazione documentale, come lla storiografia ha dimostrato ampiamente- con cui gli Ebrei e le Logge massoniche erano ritenuti “nemici dei popoli”, perché promotori e protagonisti di un disegno politico ed economico-finanziario, la cui finalità primaria era quella di soggiogare e dominare il mondo. E il contrasto a tale disegno poteva essere praticato solo con le politiche di discriminazione razziale, esaltando, appunto, il primato della razza pura, quella ariana.
Giovanni Preziosi, ch’era stato prete ed era laureato in Filosofia, avendo ricoperto importanti ruoli nella gerarchia del Fascismo mussoliniano, nonché ministro di Stato, fu delle leggi razziali del ‘38 il convinto fautore – con articoli giornalistici e libri- nel segno dell’intransigenza per la piena osservanza dei “miti della Patria, della Nazione, della Razza, del Sangue e del Duce ”. E con leggi del ’38 anche in Italia si scatenò la persecuzione anti-ebraica.
Il sigillo alla conversazione-relazione della professoressa Aufiero era impresso dalla lettura di pagine di “ Se questo è un uomo ”, il diario autobiografico di Primo Levi, prigioniero in uno dei tanti lager nazisti disseminati in Europa. Una lettura commossa e commovente, fatta da Maria Laura Conte , Marila per i familiari e le amiche, studentessa del Liceo classico statale “ Giosuè Carducci” di Nola.