Pillole di divulgazione per i concetti basilari della vasta e complessa materia del Diritto amministrativo e dei correlati percorsi applicativi affidati all’esercizio della giurisdizione in capo ai Tribunali amministrativi regionali, in primo grado, e al Consiglio di Stato, in secondo grado; pillole somministrate dal dottor Angelo Scafuri, neo-presidente del Tribunale amministrativo regionale della Puglia – con semplicità e linearità di linguaggio, punteggiato e arricchito nei contenuti dalla “rappresentazione” di casi e situazioni che sono di ricorrente consuetudine – all’uditorio del Circolo “L’Incontro”. Una conversazione-relazione, quella proposta dall’illustre magistrato, la cui stella polare è stata costituita dal richiamo al celebre aneddoto del”C’è pure un giudice a Berlino”, per sottolineare come e quanto sia arduo, laborioso ed impegnativo l’umano cammino, che permetta di approdare a sentenze che, al di là del formale ossequio delle leggi, siano sostanzialmente eque per il bene pubblico e per i cittadini, intesi come persone. Come per dire che la fallibilità della totalità degli uomini non è una pura astrazione, ma una realtà palpabile e non c’è alcuna possibilità che taluni ne siano esenti.
Del resto, è eloquente, per inquadrare la complessiva tematica, l’appena citato aneddoto, di cui è protagonista il mugnaio, a cui l’arrogante e ricco signorotto della casta nobiliare – siamo nella Prussia feudale del ‘700- con minacce, violenze e soprusi di ogni genere, oltre che con “addomesticate” sentenze pronunciate da vari giudici, facendo addirittura deviare il corso di un copioso torrente, lo priva della possibilità di far funzionare il mulino ad acqua, fonte del suo unico lavoro, buttandolo sul lastrico, senza farsene alcun scrupolo. E dalla disperante e disperata situazione, in cui è finito per l’altrui perversa avidità, il mugnaio si libera, incontrando …” il giudice di Berlino ”, a cui è riuscito a rivolgersi dopo tante traversie. E’ il “ giudice”, incarnato da Federico il Grande, esemplare figura di “ principe illuminato ” che gli rende giustizia, infliggendo severe sanzioni a tutti i responsabili – signorotto, giudici con la malnata e malvagia combriccola di complici d’occasione variamente assortita- delle sue disavventure e delle tante sofferenze patite.
LE GIURISDIZIONI: CIVILE, PENALE E AMMINISTRATIVA
Tracciati in linea di massima i perimetri degli ambiti della giurisdizione civile, relativa alle controversie tra i cittadini, e della giurisdizione penale, per la quale si dispiega l’azione repressiva dello Stato, per ricomporre le lacerazioni del tessuto sociale violato dalle condotte criminose, Scafuri focalizzava l’ambito della giurisdizione amministrativa, ch’è giurisdizione speciale, rispetto a quella ordinaria, che si articola nella sfera civile e in quella penale. Lo status di “specialità” è conferito alla giurisdizione amministrativa, perché il suo raggio normativo è in larga misura connesso con i rapporti che intercorrono tra la pubblica amministrazione e i cittadini. Sono i rapporti al cui centro è l’interesse legittimo, che ha per oggetto un’utilità o un bene che il privato cittadino vuole conservare, opponendosi, ad esempio, alla procedura di esproprio di un terreno di cui detiene i titoli di proprietà, o che corrisponde alla rivendicazione o richiesta di un’utilità da conseguire, secondo legge, con concessioni e autorizzazioni, il cui rilascio spetta alla pubblica amministrazione. Ed in questa luce distinta e diversa, è la configurazione del diritto soggettivo, la cui tutela ha valore verso tutti, coincidendo con l’interesse pubblico, e la sua tutela rientra negli ambiti della giurisdizione ordinaria.
Dal prospetto delineato per sommi capi e massima semplificazione deriva che la giurisdizione amministrativa si esercita per gli interessi legittimi e, in particolari materie- esplicitamente indicate dalla legge- per la tutela dei diritti soggettivi. E- va da sé- la tutela dei diritti soggettivi nella loro generalità rientra nella sfera della giurisdizione ordinaria, civile e penale.
L’attenzione del presidente Scafuri si soffermava sulla tripartizione delle forme della giurisdizione amministrativa che viene esercitata sotto i profili della legittimità, del merito e dell’esclusività. Il primo profilo – di carattere generale e con un’ampia casistica- verifica se l’atto posto in essere dalla pubblica amministrazione sia lesivo di interessi legittimi per violazione di legge, incompetenza o eccesso di potere, il secondo è correlato con la valutazione dell’opportunità e della convenienza dell’atto della pubblica amministrazione, in relazione all’interesse pubblico; è un esercizio che viene condotto con ampi poteri di cognizione, istruzione e decisione fino all’eventuale annullamento, riforma o sostituzione dell’atto. E si è di fronte ad una forma di esercizio della giurisdizione amministrativa di carattere eccezionale, come si verifica nelle controversie per la concreta attuazione delle pronunce giurisdizionali esecutive e del giudicato; attuazione, di cui è fatto obbligo alla pubblica amministrazione. Il profilo dell’ esclusività permette alla giurisdizione amministrativa la ricognizione delle controversie di determinate materie, nelle quali siano coinvolte posizioni giuridiche connotate dalla condizione sia di interessi legittimi che di diritti soggettivi, e solo quando la pubblica amministrazione “agisce come autorità”.
Altri passaggi con chiarificazioni e indicazioni di casi particolari erano riservati dal dottor Angelo Scafuri al common law e alla cultura giuridica anglosassone del Regno Unito e degli States del Nord America, in cui si conferisce ampia rilevanza all’autorevolezza del “precedente giudicato”, e all’importanza dei collegi giudicanti, in cui il contradditorio permette la formulazione di verdetti più aderenti alle fattispecie sotto esame; contradditorio, che non è possibile, naturalmente, quando la decisione è affidata al giudice monocratico. Altro punto di analisi, gli atti di prevaricazione esperiti dalla pubblica amministrazione, emanazione, a loro volta, della volontà “politica” di turno prevalente negli organi elettivi degli Enti locali.
In questo quadro d’approccio conoscitivo il presidente Scafuri inseriva il tema delle mafie, quali attività organizzate contro legge per l’accumulazione della ricchezza, secondo la logica del profitto, da conseguire sotto tutte le forme praticabili di violenza e di alterazione dei rapporti della civile convivenza come della libertà d’impresa secondo le regole della normale competitività. “Le mafie – spiegava Scafuri – sono fonte di corruzione invasiva e capillare che non conosce ostacoli e freni. Due sono le strategie con cui lo Stato di diritto può fronteggiarle; una è quella del contrasto, così come si fa , quando ci si rivolge al medico per la cura delle malattie, l’ altra è quella della prevenzione. E quest’ultima è la migliore e la più efficace sul piano strutturale – aggiungeva- se si concretizza con l’annullamento e il prosciugamento del brodo di coltura in cui le mafie operano e guazzano, realizzando profitti ed arricchimenti; brodo di coltura, che è costituito sia dal conferimento degli appalti per la realizzazione delle opere pubbliche, sia dalla vasta gamma delle concessioni e delle autorizzazioni. E sono- l’uno e l’altro- gli ambiti di competenza della pubblica amministrazione”.
Una materia variegata ed ampia, quella appena prospettata, che sarà al centro della prossima conversazione-relazione, che il presidente Scafuri – compatibilmente con gli impegni istituzionali e di ufficio- svilupperà nei locali de “L’Incontro ” ed incentrata sulla specificità delle “Interdittive antimafia nella giurisdizione amministrativa”.
L’OMAGGIO E LA DEDICA
Com’è prassi per tutti gli ospiti coinvolti nell’agenda Per la conoscenza de “L’Incontro”, veniva consegnato al presidente del Tar della Puglia il simbolico diploma di grata riconoscenza. Eccone il testo. “Al dottor Angelo Scafuri per la formazione culturale e per la profonda conoscenza del Diritto, con le specifiche ed acclarate competenze nell’ambito della legislazione amministrativa, che Gli hanno consentito di compiere una splendida carriera professionale con l’approdo alla Presidenza del Tribunale amministrativo regionale della Puglia, ma anche per i forti vincoli, che mantiene costantemente con le comunità cittadine del territorio. Sono vincoli che si ravvivano nelle esperienze, vissute in età giovanile dall’illustre magistrato, quale abile e incisivo pallavolista e attualmente fromboliere del calcio a cinque”.
Per il dettaglio di cronaca, sarà utile ricordare che Angelo Scafuri, rinnova nelle generalità dell’anagrafe cittadina, la memoria dello zio paterno, il primo nel contesto territoriale ad aver conseguito- negli anni ’30- la laurea di Economia e Commercio – e morto nel secondo conflitto mondiale nella campagna di Russia.
Angelo Scafuri senior si era arruolato volontario ed era ufficiale dell’Armir. E’ stato fra i fondatori – negli anni’ 20 – dell’Associazione calcio Baiano, insieme con i fratelli Foglia, Lippiello, Barone e tanti altri, che nella vita lavorativa sono stati magistrati, eccellenti professionisti, provetti artigiani ed abili imprenditori, custodendo sempre nel cuore e nella mente il ricordo della casacca granata indossata in gioventù, espressione del fiero, scattante e generoso Cerbiatto – il re dei Monti Avella- la cui stilizzazione campeggia nello stemma della Municipalità di corso Garibaldi. Era – Angelo Scafuri senior- un attaccante di rapida corsa e dotato di tiro al fulmicotone o, come un tempo si usava dire nel linguaggio nostrano, “teneva ‘a castagna bona ”, per dire che colpiva al meglio di collo piede la sfera di cuoio- figurarsi di quei tempi, pesante com’era – imprimendole traiettorie superveloci e improvvise come le castagne che- scoppiettanti- ballano sulla brace viva beffando i portieri avversari. Ad Angelo Scafuri senior, la civica amministrazione negli anni ’60, ha intitolato la strada, su cui si affaccia la Scuola elementare “Giovanni XXIII” e che attraversa un quartiere residenziale di recente formazione.