All’”Incontro” le banche in Italia e la loro “debolezza” strutturale nell’assetto comunitario europeo. Le responsabilità della politica dei decenni scorsi nell’abnorme crescita del debito pubblico. Il ruolo di contrasto all’inflazione e stabilizzazione degli equilibri economici della Bce, nella conversazione-lezione di Francesco Balletta, docente emerito della Federico II.
Lineari e convincenti profili di chiara e immediata divulgazione, quelli che hanno connotato la “conversazione dialogante”, sviluppata nei locali del Circolo L’Incontro, dal professore Francesco Balletta, docente emerito della Facoltà di Economia e commercio nell’Università degli Studi Federico II; “conversazione dialogante” con il folto e attento uditorio ed incentrata sulla tematica de “L’evoluzione del sistema bancario in Italia ”. Una sequenza di documentata e lucida rivisitazione storica, con punto d’avvio, segnato dal compimento dell’Unità politica nazionale con la proclamazione del Regno d’ Italia nel 1861, fino alla proiezione nella contemporaneità del Terzo Millennio, avendo per riferimento lo scenario dell’Europa comunitaria, ancora incompiuta sui versanti dell’integrazione politica; versanti, la cui scalata è un ’esigenza ineludibile da condurre a termine, per de-potenziare frammentazioni particolaristiche, modulate dagli interresi congiunturali di questo o quello Stato. Ed è l’obiettivo, il cui conseguimento sarà funzionale a dare completezza al processo comunitario di diffusa democrazia liberale e social-riformista, ancorato al mercato libero; processo, apertosi con i Trattati di Roma del 1957, grazie all’azione di statisti di alta profilo e visione lunga, quali sono stati Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Robert Schuman e Paul–Henry Spaak. Un obiettivo, la cui concreta attuazione sarà il supporto prioritario di Eurolandia, nel più generale contesto dell’economia della società mondializzata.
Focalizzato il principio di base ed “elementare”, che presiede alla primaria funzione delle banche, quali raccoglitrici di risparmi, per conferirli in prestito ad imprenditori, che siano promotori e protagonisti di quelle iniziative, che suscitano ed alimentano le dinamiche produttive dell’’ Economia reale, Balletta evidenziava quello ch’è il reale “ punctum dolens “ della funzionalità della banche, in grado di essere proprio al servizio dell’economia reale, assolvendo la missione istitutiva che compete loro.
LE CRITICITA’ DELL’EMISSIONE INCONTROLLATA DI CARTA-MONETA
E’ il “punctum dolens “ della sostanziale efficacia attuativa del sistema di controlli e vigilanza sull’operatività delle banche, che non gestiscono risorse economiche “proprie”, bensì di altri. E sull’imparzialità e capillarità dei controlli di vigilanza sulle banche e sulla loro attività, di cui la legislazione statale, in primo luogo, è presidio di garanzia, si aprono di frequente squarci di inadeguatezza e omissioni, generalmente dettate e ispirate dalle convenienze dei poteri politici di turno, il cui esercizio finisce per condizionare e limitare l’applicazione delle stesse disposizioni legislative, che, in linea di principio, fissano i criteri dei controlli di vigilanza, a tutela degli interessi generali e dello Stato.
Significativa in questo quadro la condizione dell’Italia post-unitaria, che addirittura annoverava nove banche di emissione, diventate sei nel 1870 , con autorizzazione ad emettere carta–moneta, intesa come la fotografia del valore effettivo della raccolta di risparmi, ancorati, a loro volta, alla quotazione della moneta-oro\argento; carta–moneta senza valore strutturale di per sé, ma solo simbolica espressione di valore economico, intrinsecamente correlato alla reale disponibilità di moneta-oro\argento. Una pluralità di Istituti bancari, che nel biennio 1893\94 incappò in una lunga e intricata serie di dissesti e fallimenti per rovinose operazioni speculative – condotte soprattutto nel settore immobiliare, come accadde a Napoli e a Roma – dai poteri che ne detenevano il controllo d’indirizzo e di gestione. E nel quadro del citato biennio si determinò l’istituzione della Banca d’Italia, con funzioni ispettive e di controllo sul sistema bancario, per vincolare la circolazione della moneta cartacea ai valori reali; funzioni relativamente assolte secondo i criteri contemplati dalle norme.
I BUCHI DELL’ECONOMIA DI GUERRA- 1914\1915 E LA “ZONA” GRIGIA DELLA MANCATA FEDERAZIONE TRA BANCO DI SICILIA E BANCO DI NAPOLI
Il sostanziale mutamento di scenario- spiegava Balletta– si verifica con l’ingresso del Regno d’Italia nella Grande guerra del ‘14\18; ingresso che coincide- dopo un anno di neutralità- con il 24 maggio del 1915. E’ il mutamento, che conduce l’Italia alla pratica della cosiddetta Economia di guerra, di cui beneficia il sistema d’impresa di settore, a sostegno dell’ingente sforzo da sostenere per gli armamenti e la generale militarizzazione, fondata sulla coscrizione obbligatoria. E’ lo sforzo economico, che viene fronteggiato con emissione di carta moneta sostanzialmente “incontrollata”, non potendo praticarsi l’alternativa- politicamente impopolare- dell’ulteriore incremento della tassazione, per accrescere il valore delle entrate fiscali. Alla conclusione del conflitto, diventa, però, problematica la… dismissione dell’Economia di guerra, per la larga rete d’interessi e profitti, che si erano venuti stratificando nel giro di tre anni, intorno al sistema economico bellicista. E la connessa conversione degli impianti e cicli produttivi per l’Economia di pace si rivelò ben più laboriosa e lenta del previsto, soprattutto per gli investimenti che richiedeva agli imprenditori. Un contesto, nel quale albergavano, intanto, gravi tensioni sociali ed elevati livelli di disoccupazione.
Altro passaggio della “conversazione dialogante” era dedicato alla legge bancaria del 1926, i cui esiti, in specifico, si rivelarono di pregiudizio e dannosi verso le prospettive del Mezzogiorno, a cui sarebbe stato di ancoraggio forte la federazione tra il Banco di Sicilia e il Banco di Napoli, da strutturare quale polo di sistema economico-politico a servizio dello sviluppo delle regioni meridionali. E sulla scia della legge del 1926 fu varata la normativa del 1936, che potenziò il ruolo pubblico di controllo della Banca d’Italia sul sistema delle banche. Un ruolo, che viene condiviso dalla Borsa e dalla sua articolazione- Consob, organismo privato di diritto pubblico.
IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO E LE “DEFICIENZE” DELLA BANCA D’ITALIA. IL CASO DELLA BANCA COMMERCIALE ITALIANA E LA SUA PRESENZA ALL’ESTERO.
Tema di analisi specifico, saltando verso l’attualità, era quello dei “derivati”, strumenti dell’Economia finanziaria, basata sulla speculazione spinta al massimo e ad alto rischio per i comuni risparmiatori; strumenti, che utilizzano le banche, trasformando i crediti vantati per prestiti concessi in obbligazioni. Un circuito vizioso e incontrollabile, la cui portata di valore è di stima difficile, se non impossibile. E dai “derivati” ad elevato indice di penalizzazione per l’Economia reale e legale, la “conversazione dialogante” approdava sul debito pubblico dello Stato italiano. Una massa debitoria- superiore ai due mila miliardi di euro- alla cui radice, tra gli anni ’70 e ‘90 del secolo scorso, determinata dall’ emissione e circolazione sovradimensionata di carta–moneta. E il carico di responsabilità della Banca d’Italia è di tutta evidenza sul versante del mancato esercizio dei poteri di vigilanza, per essersi piegata alla volontà decisionale della classe politica dirigente di oltre quaranta anni fa. Un carenza, a cui la Banca d’Italia si è sottratta, ma relativamente, considerata la situazione generale, soltanto con il “governatorato” di Azeglio Ciampi. Testimonianza, d’altro canto, dell’oggettiva inadeguatezza della Banca d’Italia, è il caso, si fa per dire, della Banca commerciale italiana, con un patrimonio e una presenza all’estero, con valore complessivo e rilevanza di gran lunga superiore alla Banca d’Italia, deputata a controllarla.
BASILEA-1-2-3 E LA BANCA CENTRALE EUROPEA STABILIZZATRICE
La circolazione di beni, merci e servizi quanto più si atteggia in forme articolate e varie tanto meglio promuove sviluppo, produzione, lavoro e crescita civile. E’ la prospettiva che si connette al mercato ch’è giusto, quando è più ampio possibile il suo perimetro. Una condizione, che va declinata con accordi internazionali di vigilanza e controlli costanti sui sistemi bancari, secondo parametri normativi ben chiari e fatti osservare. Un campo di scelte vincolanti, a cui si rapportano gli accordi di Basilea, in progressione numerica 1-2-3.
In questo prospetto si inserisce la funzione della Banca centrale europea, che, di fatto, esercita controlli e vigilanza sui sistemi bancari nazionali, come se fosse una Banca super partes, in grado di surrogare gli Stati, che formano Eurolandia e che hanno manifestato evidenti difficoltà e limiti nell’impedire il sovradimensionamento di emissione e circolazione di carta–moneta, con tutti gli effetti diretti e indiretti, correlati con l’inflazione e del loro contrario, connessi con la deflazione. Un ruolo di “ rigorosa sentinella”, quello della Bce per la tutela degli equilibri interni ai sistemi nazionali dell’euro-moneta; ruolo di controllo, a cui, tuttavia, sono sottratte le grandi banche da 30 miliardi di euro. Un éscamotage di compromesso, che vale per le grandi banche nazionali di Germania e Francia, tenendo ben presente che la Bce ha finora realizzato una positiva politica monetaria. E’ l’azione, che per l’ Italia ha determinato un quadro di stabilità significativo, con l’inflazione drasticamente “rientrata” nei livelli fisiologici, mentre negli anni ’90 era salita a quota del 20 %, rispecchiando quello ch’era avvenuto nei decenni pregressi, con l’ emissione di carta-moneta in eccesso. E’ il cambio di passo in positivo per il sistema-Italia, in complesso, grazie ai “paletti” di contenimento, posti proprio dalla Bce.