Varata la programmazione 2016: si parte con il censimento dei patriarchi verdi obiettivo sul secolare platano di “Fontana vecchia”: fu piantato nel 1919 da Raffaele Lieto -uno dei tanti ragazzi–contadini–fanti della mitica classe del‘ 99 – al ritorno dalle trincee e dai campi di battaglia della prima guerra mondiale.
di Gianni Amodeo
Un passaggio funzionale e rispondente al riordino e al rilancio programmatico-gestionale dell’Associazione Maio di Santo Stefano, quello ch’è stato segnato dall’approvazione del bilancio, le cui entrate sono connesse con le quote delle iscrizioni e con le residue disponibilità in cassa del 2014, dopo l’anno “sabbatico” del 2015, trascorso senza impegni di spesa; approvazione, adottata all’unanimità dall’assemblea dei soci, regolarmente convocata e riunita nella Sala consiliare del palazzo comunale.
E in parallelo con il bilancio, “disco verde” dell’assemblea anche all’unanimità per lo Statuto sociale integrato e modificato alla luce delle disposizioni della “Carta del Maio”, elaborata e “licenziata” dalla civica amministrazione lo scorso anno, per conferire al culto arboreo, simbolo del folclore locale, un’impronta ufficiale di valenza istituzionale, quale elemento integrante del patrimonio identitario della storia della comunità cittadina. Sono disposizioni che-va ricordato- affidano la complessiva organizzazione dell’evento–Maio del 25 dicembre al Comitato paritetico di rappresentanza delle dieci associazioni e gruppi di volontariato- da sempre coinvolte a vario titolo e con la specificità delle loro funzioni nella gestione della manifestazione- nel quadro degli indirizzi generali dell’amministrazione comunale pro tempore. Un ruolo, quello demandato al Comitato, che fino al 2014 è stato svolto dall’articolazione di Comitato interna all’ Associazione Maio di Santo Stefano.
Su questa base s’è resa necessaria la rielaborazione dello Statuto, curata nell’organicità dei dettagli dall’avvocato Emanuele Litto, giovane professionista e fervido cultore dell’evento-Maio, dando forma e sostanza alle indicazioni del Consiglio direttivo; “anima” che vuole essere- ed è- non solo lo specchio della storia e della tradizione popolare, di cui il Maio è simbolo e sintesi espressiva, ma anche monito e spinta propulsiva a conferire attualità ai valori del culto arboreo del Maio.
E’ l’” anima”, in cui vive la storia dello stretto rapporto sociale ed economico, che la comunità ha vissuto nei secoli con il patrimonio boschivo del Monte Arciano, grande, generoso ed inesauribile fornitore…della materia prima, a garanzia del lavoro, con cui “vivevano” le filiere sia del mestiere dei cestai, con oltre cento laboratori a conduzione familiare, sia del mestiere dei “carcarari”, i produttori di calce, attraverso il complicato e faticoso sistema delle “carcare”- tra cui vanno poste in valore quelle storiche di Arciano e dei “Cantarielli”- le fornaci, in cui, sottoposte a fuoco costante, le pietre di roccia si trasformavano in calce super-bianca per l’edilizia; filiere, che, a loro volta, erano dipendenti dalla filiera sovrana delle raccoglitrici dei materiali lignei e delle fascine- sarcinielli, con cui si confezionavano le varie tipologie di cesti, si alimentavano le “carcare”, oltre che i forni domestici e comuni nelle “ cortine” per la panificazione, per non dire degli artigiani della lavorazione del legno, rinomati per destrezza e creatività nell’allestire infissi e mobili di arredo domestico di alta qualità.
Ma l’ “anima” della Statuto– come accennato- è anche rivolta sulla trasposizione nell’oggi dei valori di lavoro e fatica rappresentati dalla vita di ieri tra i boschi del Monte Arciano. E’ la trasposizione, per la quale gli stessi valori di rispetto e cura per gli stessi boschi, si attualizzano, diventando ispirazione e lievito della cultura ecologica, della tutela del paesaggio e del territorio, della salvaguardia delle aree collinari e montane. E’ la cultura delle cittadinanza attiva, che, sulla scia dei costumi di vita delle generazioni del passato, stimola e sollecita nelle generazioni del presente il rispetta e la valorizzazione dell’ambiente e della natura, come fonte di vita, contrastandone e prevenendone alterazioni, scempi, manomissioni e il degrado irreversibile.
LE INIZIATIVE DI CULTURA ECOLOGICA. IL RIPRISTINO DELLA FESTA DEGLI ALBERI E IL MONUMENTO VERDE DI FONTANA VECCHIA
L’ “anima” dello Statuto disegna la missione dell’Associazione da tradurre nella promozione di congrue iniziative e attività che le diano senso compiuto di concretezza, in funzione del ciclo annuale dell’evento–Maio fino all’epilogo del 25 dicembre. Ed in questa prospettiva, per la programmazione-2016, il sodalizio presieduto da Stefano Guerriero lancia l’appello alla civica amministrazione al ripristino della Festa degli alberi e della Messa a dimora- in spazi dedicati del Monte Arciano e della Collina di Gesù e Maria– di piccoli alberi, per salutare le nuove nascite.
E’ il percorso, sul quale s’innesterà la formazione dell’Archivio storico-documentale, arricchito di apparati fotografici, filmati in pellicola e televisivi, che raccontino l’evento–Maio nel corso degli anni, ancorandolo al più generale quadro dell’economia e dei lavori che ruotavano intorno e “dentro” i castagneti del Monte Arciano. Sarà un’operazione di recupero della memoria collettiva, di cui i maggiori protagonisti saranno i cultori dell’evento sia con le loro testimonianze che con l’eventuale ed auspicata concessione-donazione dei preziosi “materiali” evocativi, di cui dispongono; un’operazione, che sarà integrata ed arricchita con gli apporti delle magnifiche collezioni fotografiche, con cui Stefano Lanziello, geologo di professione, appassionato escursionista e naturalista, racconta la flora e la fauna del territorio e dell’intero Parco del Partenio. E a Stefano Lanziello si deve il pregevole documentario televisivo degli habitat del Parco del Partenio, con la certosina rappresentazione di tutte le forme viventi di flora e fauna, oltre che l’interessante ricerca scientifica sulle precipitazioni atmosferiche che nell’arco di trenta anni hanno interessato i Monti Avella e il massiccio del Partenio; ricerca scientifica, di cui Lanziello è coautore con Adriano Mazzarella e Andrea Giuliacci, pubblicata nella collana dei testi universitari della Casa editrice Aracne di Roma. Un impegno, che Lanziello vive con l’autenticità del volontariato proprio di coloro che si dedicano con passione e disinteresse alla salvaguardia del territorio e ai suoi valori naturalistici.
In questo contesto si colloca il primo tassello della prioritaria, ma non …esclusiva, opzione storica ed ecologica dell’Associazione Maio di Santo Stefano; ed è affidato alla scheda per l’attivazione del censimento dei Patriarchi verdi del territorio secondo lo spirito e le finalità della legge nazionale del 2013, con cui si promuove la salvaguardia del patrimonio arboreo quale elemento identificativo e caratterizzante dei contesti paesaggistici. La scheda sarà consegnata- nel palazzo comunale- dal presidente Stefano Guerriero e dal segretario Gennaro Casoria al sindaco Enrico Montanaro per la prescritta formalizzazione nell’ufficio di protocollo dell’Ente di corso Garibaldi. La scheda, elaborata e redatta con il supporto tecnico-professionale del geometra Romeo Lieto, costituisce l’identikit del Patriarca verde di Fontana Vecchia, la caratteristica località in cui si incrociano a triangolo i territori di Baiano e Mugnano del Cardinale, ammagliati nella crescente conurbazione, con il limitrofo Comune collinare di Visciano, la Cittadella mariana, fondata da padre Arturo D’Onofrio.
Ed ecco la carta d’identità, che fornisce i tratti distintivi del Patriarca. E’ alto 20 metri, con una circonferenza di tronco estesa per quattro metri e 72 centimetri, a cui corrisponde il diametro di tronco pari ad un metro e 50 centimetri, mentre la copertura si sviluppa per ben 630 metri quadrati. Un monumento di verde, maestoso ed imponente con l’armoniosa chioma di latifoglie. Un monumento parlante e da ammirare.
Al di là della vigorosa espressione di vitalità, con cui si connota, dominando su un sito pianeggiante e pedecollinare, il Patriarca verde di Fontana Vecchia vive, tuttavia, di una storia speciale che va raccontata. E’ la storia iniziata, quando fu messo a dimora da Raffaele Lieto– contadino- insieme con un altro alberello della stessa specie che non crebbe più di tanto, tra il 1919 e il 1920, ed avevano già quattro anni di …età almeno. Il platano sopravvissuto della coppia è stato curato da Raffaele Lieto con solerzia e passione in tutti questi anni, fin quando è restato in vita. Un atto d’amore per la natura e la terra, quello del buon Raffaele, uno dei tanti ragazzi del ’99, che appena sedicenni, indossando una divisa grigio-verde e imbracciando alla men peggio armi e munizioni, furono spediti dal Sud al Nord in trincea e sui campi di battaglia sulle Alpi, quando il governo regio sancì la partecipazione dell’Italia al primo conflitto mondiale – 1914\1918- dopo la sottoscrizione del Patto di Londra, in funzione dell’accordo con la Triplice intesa e nel clima patriottardo…delle “radiose giornate ” del maggio del 1915.
Al ritorno nella “sua” Baiano, il laborioso e onesto ragazzo–contadino–fante decise di piantare il Platano, che gli sopravvive da Patriarca verde. E il sito della messa a dimora del Patriarca cresciuto alto e robusto, il buon Raffaele lo scelse d’intesa con don Aniello Sales, il titolare della parrocchia dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo e che sovraintendeva al complesso architettonico sacro-rurale, in larga parte inagibile e diroccato, di Fontana Vecchia. Una scelta simbolica, con cui, verosimilmente, intendeva e rimuovere dalla mente i ricordi delle durezze e delle atrocità della guerra che aveva appena vissuto e conosciuto.
Il Platano, che nella sua monumentalità si offre alla visione ammirata di contadini, viandanti e podisti di lunga orsa, è uno straordinario elemento di ricchezza naturalistica, ma anche messaggero di amore per la vita semplice e sobria. E il culto arboreo del Maio di Arciano con il rito che si rinnova di anno in anno, ne ripete il significato valoriale.