di Gianni Amodeo
Fotoservizio Francesco Barlotti
E’ la cultura politica, quella del Popolarismo, che, a fronte dell’inesorabile e severo scacco storico e del sostanziale fallimento politico delle ideologie del ‘900, facendo leva sulla matrice originaria e sulla tavola dei valori di riferimento, meglio e più compiutamente risponde alle esigenze della realtà e alle prospettive delle continue sfide che pone il Terzo Millennio; realtà e prospettive segnate dalle dinamiche di cambiamenti profondi e sempre più veloci negli equilibri geo-politici internazionali, radicalmente modificati rispetto all’immediato secondo dopo-guerra. Uno scenario, in cui si rincorrono trasformazioni costanti e diffuse nei sistemi economici e produttivi innervati nelle logiche dell’internazionalizzazione dei mercati.
E’ stato – questo- il punto d’attacco dell’intervento dell’on.le Ciriaco De Mita, che ha aperto nella Corte del palazzo comunale i Forum della Politica, il ciclo di pubblici convegni in agenda a cadenza periodica nelle prossime settimane, organizzato dal Circolo socio-culturale L’Incontro, in vista della tornata elettorale del 20–21 settembre; punto d’attacco, su cui l’ex-presidente del Consiglio dei ministri, innestava la storia politica della Democrazia cristiana, quale stella-cometa di Prospettiva popolare, il progetto politico di cui è ispiratore e promotore, con la presentazione di proprie liste di rappresentanza in tutta la Campania per le elezioni regionali di settembre prossimo. Un progetto che viene presentando su tutti i territori con il fervido spirito di chi crede nelle proprie idee e della passione dei “ragionamenti” che gli è tanto cara e peculiare.
Una storia importante, per la quale alla Dc va riconosciuto il merito di essere stato il partito e il motore della trasformazione e della modernizzazione della società italiana, concorrendo in modo attivo e proficuo allo sviluppo e alla diffusione della democrazia plurale, aperta ed emancipatrice nella libertà dei ceti meno abbienti; un ruolo di centralità sociale, svolto in coerente continuità con gli ideali del Popolarismo, la cui impronta essenziale è nel pensiero e nell’azione di don Luigi Sturzo d’inizio ‘900. Ed è il Popolarismo– affermava De Mita– che si coniuga con l’Europeismo della Dc, che con De Gasperi contribuisce fortemente a far porre le pietre angolari del progetto dell’Europa comunitaria. Un progetto politico e socio-economico di grande respiro e di coesione, la cui rilevanza costituisce il dato ormai irreversibile e irrinunciabile per tutti i 27 Paesi-Stati, che ne formano la compagine a Bruxelles e nel Parlamento di Strasburgo. E nel Terzo Millennio– evidenziava il sindaco di Nusco– l’unico e fondamentale riferimento per ciascun Paese–Stato non può essere scisso dalla crescita e dal consolidamento dell’ Unione europea e delle sue Istituzioni, a fronte di tutto ciò che evolve e si sviluppa nel mondo.
La dialettica del possibile che nutre il dialogo nell’Agorà pubblica. La politica non è potere per il potere, ma soluzione di problemi generali
Sottolineate la storicità e l’attualità del Popolarismo, l’ex-presidente del Consiglio, ne configurava le valenze di metodo, basato sull’esercizio della dialettica del possibile che si nutre di pensiero, promuovendo e favorendo il dialogo costruttivo, con cui la politica assolve la propria funzione ch’è quella di dare soluzione ai problemi reali, nel segno bene comune. “Chi pensa che la politica è comando- affermava De Mita– non realizza nulla. Dobbiamo abituarci a dialogare. La discussione è dialettica. Dobbiamo discutere, per capirci, non per informarci. Ogni persona può concorrere con la propria testa alla risoluzione di un problema. E la mia personale esperienza mi porta a dire che chi pensa di più, deve aiutare con il dialogo chi pensa di meno. Il dialogo è una sorta di forza, non di debolezza. La politica è prima di tutto diagnosi. Io sono qui da amico e dialogante, poi ogni vota secondo la propria consapevolezza”. E’ la traccia su cui si colloca quale valore primario lo spirito della comunità da riscoprire e affermare, uscendo dalle gabbie dei deteriori particolarismi e degli egoismi fini a se stessi- evidenziava- per marcare la funzione diagnostica della politica, quale attitudine analitica e cognitiva delle reali cause dei problemi, dalla cui generale rimozione deriva la soluzione generale che giova all’armonia sociale.
Sanità pubblica e servizi sui territori. Le opportunità del Mes
Sul legame tra cultura e visione politica del Popolarismo e le sempre inderogabili ragioni della valorizzazione delle aree interne del Sud e della Campania si soffermava il medico Giuseppe Rosato, cardiologo di alta professionalità e già direttore generale dell’Azienda ospedaliera “Moscati” di Avellino, candidato alle “Regionali” per Prospettiva popolare. Un legame da rigenerare e rivitalizzare, dando impulso e sostegno alla formazione e all’affermazione di una classe politica e dirigente responsabile e competente; e il banco di prova delle prossime “Regionali”-affermava Rosato– costituisce un’importante opportunità, a fronte anche e soprattutto degli obiettivi del Piano di ripresa- il Recovery fund– lanciato e finanziato dall’Unione europea; obiettivi, la cui realizzazione richiedono grandi capacità di conoscenza, competenza e di servizio. Era la premessa, con cui Rosato focalizzava il positivo lavoro dai presidi pubblici del Servizio sanitario nazionale in Campania e in genere nel Sud, per fronteggiare e contenere al meglio possibile la crisi Covid–19; una premessa necessaria, per evidenziare le importanti e significative opportunità che offrono le risorse comunitarie europee del Mes, per ben potenziare e strutturare adeguatamente il rapporto tra i territori e i presidi della sanità del Servizio pubblico.