“Da Camillo Renzi ai Campi d’internamento in provincia di Avellino (1939-1945)”. Sarà il filo tematico della conversazione, che Gaetana Aufiero svilupperà nella sede del Circolo de L’Incontro, nel quadro del programma del sodalizio di via Luigi Napolitano sui percorsi della conoscenza Dentro la storia.E l’appuntamento è fissato alle ore 10,39, domenica, primo febbraio.
Impegnata in modo proficuo e tempo sui versanti della ricerca, nel focalizzare le realtà socio-territoriali dell’ Irpinia, con specifico interesse per le vicende della seconda guerra mondiale e per le persecuzioni etnico-razziali e politiche, attuate in osservanza della legislazione fascista anti-ebraica del 1938, la professoressa Gaetana Aufiero, già docente di Italiano e Storia negli Istituti statali di istruzione superiore di Avellino, è autrice di significativi studi analitici e saggi, tra cui spiccano il testo monografico “Di pura razza italiana” e le documentate ricognizioni sui campi d’internamento, allestiti durante la seconda guerra mondiale proprio in terra irpina. Un lavoro di buon livello, quello viene compiendo Gaetana Aufiero, ch’è anche specchio di un’ intensa attività didattica e formativa, commisurata, approfondita e sperimentata in decenni di docenza nel contatto diretto e vivo- per la reciprocità d’ascolto e sollecitazioni- con le giovani generazioni
Gaetana Aufiero analizzerà i profili culturali, di mitezza e di sensibilità civica, che connotarono Camillo Renzi, il commissario della Polizia di Stato, in servizio alla Questura di Aosta, che svolse importanti e delicate funzioni per la sicurezza del principe ereditario Umberto II, chiamato il “re di maggio del 1946”, che resse le sorti politiche dei Savoia, dopo l’abdicazione del padre, il re Vittorio Emanuele III,in vista del referendum istituzionale che nel giugno successivo segnò l’avvento della Repubblica.
Renzi aveva aderito al Comitato della Resistenza e dell’Autonomia della Valle de’Aosta proprio nei foschi anni – il cui input fu innescato nel ’35 con la conquista dell’Etiopia, che rese l’Italia “imperiale” – che segnarono il progressivo dilatarsi delle situazioni di ostilità e di avversione verso gli ebrei. Erano situazioni, alimentate, sul piano della psicologia di massa, dalla martellante propaganda di regime, attraverso giornali, riviste, periodici locali e i cinegiornali dell’Istituto Luce; una propaganda di “ pensiero unico”, capillare ed intensa per le mistificazioni propalate e i pregiudizi fatti lievitare, che toccò l’apice -voluto e programmato- della chiusura del cerchio con l’emanazione delle leggi razziali dell’agosto del ’38; leggi, la cui ratio ispiratrice era stata fatta “metabolizzare” dalla proaganda e per le quali era stato propedeutico “Il Manifesto del razzismo italiano”, elaborato e redatto sulla base di contenuti e ignobili enunciazioni pseudo-scientifiche, e pubblicato su “Il Popolo di Italia” il 14 luglio dello stesso anno.
Camillo Renz – nato e vissuto a Mugnano del Cardinale, fino agli della formazione culturale, completata a ventidue anni d’età con il conseguimento nel 1925 della laurea in Giurisprudenza nell’Ateneo federiciano, a Napoli – sia per la coraggiosa azione di sostegno alle attività del Comitato di Resistenza che per la sociale disponibilità verso gli ebrei valdostani, per sottrarli alla deportazione, fu arrestato e deportato a Dachau, dove morì. Alla memoria del “Commissario eroe”, come è stato definito Camillo Renzi, nell’omonimo saggio scritto da Paolo Momigliano Levi, l’amministrazione comunale di Mugnano del Cardinale ha intitolato la Scuola elementare di via Montevergine.
Con il percorso di riscoperta di Camillo Renzi, la conversazione di Gaetana Aufiero si aprirà verso i quasi misconosciuti Campi d’internamento- i Campi del Duce- che furono allestiti e resi operativi in Irpinia, in applicazione delle leggi anti-ebraiche e per i confinati politici, negli anni della seconda guerra mondiale. Un interesse di studio, che la professoressa Aufiero sta curando con particolare attenzione, di cui è un’eloquente testimonianza la rappresentazione del campo, in cui furono “internate” le donne sancite dalla legislazione razziale. Era in funzione a Solofra, la città della concia.