di Gianni Amodeo
Proficuo e interessante il Forum sulle tematiche dei quesiti referendari per la riforma del sistema–giustizia, sui quali si voterà domenica, 12 giugno; un percorso di ricognizione, animato nell’Auditorium del Giovanni XXIII dall’avvocato Giuseppe Macario, con linearità d’analisi e incisive argomentazioni in punto di diritto e di ordinamento statuale, oltre che con l’efficacia di adeguati esempi e l’utile supporto di schede in info- point, alla luce dell’iniziativa dell’Azione cattolica della comunità parrocchiale di Santo Stefano e del Circolo socio-culturale L’Incontro. Una rappresentazione articolata dei cinque quesiti, con le previsioni e le prospettive di cambiamento, alla luce degli obiettivi prefissati dai promotori del progetto-riforma, focalizzando le ragioni del Sì, e,di converso, delineando quelle del No. Una rappresentazione che corrisponde, in sostanza e pur sempre, al compiuto esercizio del diritto di voto, costitutivo dell’essenza della democrazia liberale e plurale.
Sottolineata la valenza generale del quorum di validità che la consultazione popolare consegue con partecipazione della maggioranza degli aventi diritto al voto – corrispondente alla soglia del 50+1%-, e rilevato che le disposizioni normative oggetto dei quesiti referendari sono abrogate, se al Sì corrisponde la maggioranza dei voti espressi, l’obiettivo di Macario era orientato sull’art. 75 della Carta costituzionale in ordine ai profili dell’ abrogazione, totale o parziale, di una legge o per atti aventi valore di legge, quali sono i decreti legge e i decreti legislativi.
Evidenziata la portata di eccesso retorico, sia sul piano dei contenuti che su quello di carattere terminologico, con cui i quesiti referendari sono stati prospettati dai promotori nella dimensione di interpreti e portatori di giustizia giusta, l’avvocato Macario puntualizzava, in particolare, i due quesiti concernenti la materia di processo penale e di contrasto alla corruzione, correlati con l’abolizione della legge– Severino e con la limitazione delle misure cautelari. In particolare, nella domanda abrogativa della legge– Severino, sottolineava l’assenza, per dir così, di sostanziale connessione con la giustizia in sé e per sé; una domanda di carattere strumentale e pretestuosa più che altro, tenendo, invece, presente che la finalità primaria della normativa riguarda la trasparenza e la dignità da osservare nell’esercizio delle cariche elettive e di governo.
Approfondita era la valutazione che Macario tratteggiava sulle misure cautelari, in ordine sia alla loro applicazione e alla durata che precede i processi, sia in relazione all’eccessiva lunghezza temporale dei processi stessi; e sul punto,tra l’altro, poneva in rilievo l’onerosità, da cui lo Stato è gravato per i risarcimenti economici che è obbligato a versare alle vittime di carcerazione ingiusta. Un’onerosità che è stata finora stimata pari a 24 milioni di euro. Su questa traccia, altro significativo passaggio era riservato ai limiti e condizionamenti che permangono, disattendendo la piena attuazione del processo accusatorio, sviluppando l’analisi sulla procedura che definisce il ruolo dell’ufficio del pubblico ministero, a supporto dell’accusa, e il ruolo dell’ufficio di difesa, e l’imparzialità della funzione giudicante; un’analisi che si accenna a titolo di cronaca, evitando la complessità dei tecnicismi che rientrano nelle competenze degli esperti della materia.
Spazio a se stante, l’avvocato Giuseppe Macario riservava ai quesiti referendari, la cui materia rientra nella riforma proposta da Marta Cartabia, Ministro di Giustizia, e che ha già superato il vaglio della Camera dei deputati e attualmente è all’esame del Senato; tre quesiti che vertono sulla separazione delle funzioni dell’ufficio del pubblico ministero da quelle del magistrato giudicante, sulla valutazione professionale dei magistrati e sull’elezione dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura. In specifico, l’approvazione del quesito sulla separazione delle funzioni del pubblico ministero da quelle del magistrato giudicante, avrebbe un impatto significativo proprio sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura, appena citata al vaglio del Senato; riforma che prevede la riduzione da quattro ad una delle possibilità di funzioni, e non dell’azzeramento dei quattro passaggi, attualmente praticabili. Ne consegue che in caso di affermazione del Sì, andrebbe adeguato alla luce dell’esito della votazione referendaria.
Il Forum-, di cui sono stati forniti solo sprazzi di riflessione- è stato ripreso e diffuso per l’intera durata di oltre un’ora nella pagina- Instagram del Circolo d’Azione cattolica cittadina, a cura di Chiara Lippiello e Carmine Corrado, a cui si deve il fotoservizio a corredo del testo. “ Il Forum– tiene a rilevare la presidente dell’ Azione cattolica, la dott.ssa Margherita Masucci, è stato concepito e realizzato con l’intento di fornire un’informazione la più esaustiva possibile sulla materia al centro dei quesiti, per un voto di consapevolezza e di responsabilità. Un impegno di servizio e volontariato civico che l’avvocato Giuseppe Macario ha assolto al meglio, con competenza culturale e affidabile professionalità, e che ringraziamo”.