di Gianni Amodeo
Se n’è andato a 72 anni d’età, Francesco Candela, meglio conosciuto come Ciccio, tout court, per la schietta disponibilità e la larga apertura, con cui sapeva prodigarsi verso amici e conoscenti. Una spiccata e innata dimensione di socialità, la sua, che ha conservato inalterata e integra nell’itinerario esistenziale compiuto, coniugandola con spirito gioviale e venature di garbata e sincera ironia, nel segno di una presenza costantemente operosa e proficua nella vita della comunità cittadina e del territorio.
Una sensibilità di lunga prospettiva, quella di Ciccio, che aveva le sue radici anche, se non soprattutto, nei rapporti che aveva avuto modo di sviluppare e articolare nell’ambito delle feconde iniziative culturali e socio- sportive della Gioventù d’Azione cattolica, la Giac – Santo Stefano, che, tra gli anni ’40 e ’70, è stata per le giovani generazioni cittadine un vero e proprio polo di formazione di vasto respiro, improntato alla laicità dei valori religiosi e cristiano-cattolici. E per Ciccio i legami con la Giac coincisero in particolare, quando n’era assistente don Pasqualino Sepe, dinamico sacerdote, ben voluto e stimato da tutti, di eccellente formazione culturale, originario di Marigliano, prematuramente scomparso negli anni ’80.
Poi, Ciccio maturò l’impegno politico tra i giovani nelle file del locale Partito comunista italiano, che rappresentò nella maggioranza consiliare nell’amministrazione comunale, con sindaco l’on.le Stefano Vetrano. Un impegno che Ciccio esercitò e interpretò con fervore d’idealità sincere, finendo per incontrare incomprensioni e difficoltà, di cui, tuttavia, sapeva farsi schermo con lucida intelligenza e ragionevolezza, senza mai cedere a pregiudizi e meno che meno a faziosità, preferendo il dialogo e l’ascolto al far prevalere il personale modo di vedere o la preclusione ideologica. In successione di tempo, la partecipazione al concorso nazionale per l’assunzione nell’amministrazione delle Poste italiane, superato in modo brillante con prima destinazione in uffici postali del Friuli. E nell’amministrazione delle Poste italiane ha compiuto il lungo percorso di pubblico impiego, con la direzione pluriennale dell’ufficio di Scisciano, nella cui comunità ha lasciato la testimonianza di fattivo ed operoso spirito di servizio.
In parallelo con il lavoro nell’amministrazione statale, Ciccio ha vissuto a lungo il valore della solidarietà, così come pratica in concreto nelle file della Caritas, servendo alla Mensa fraterna, a Nola. Un’azione che rientrava in pieno nella naturalezza del carattere e del temperamento di Ciccio, espansivo di suo, così com’era attento e pienamente immerso in tutte le iniziative sociali e culturali che sono venute fiorendo sul territorio prima della pandemia, tra cui quelle della Festa della Repubblica con la consegna del testo della Carta costituzionale ai giovani entrati nella maggiore età. E – restando nella sfera dell’innato temperamento-, per Ciccio profondo e inesauribile era il legame con il Maio, la Gran festa dell’albero. Era il legame partecipativo che per Lui, aveva un significato personalissimo ed esclusivo, connettendo l’alfa della … ritualità del culto arboreo – costituita dalle Messe ‘e notte officiate sul far dell’alba di ogni giorno con inizia dal 13 dicembre dedicato alle onoranze rese a Santa Lucia– con l’omega dell’intera ritualità, caratterizzata dalla raccolta delle fascine del sottobosco dei castagneti – ‘ e sarcinielli– con cui si alimenta il Gran falò– ‘O fucarone– ai piedi del Maio nella serata del 25 dicembre. Una raccolta che esalta la coralità di popolo, anima e protagonista dell’evento.
E’ il legame che Ciccio ha vissuto da sempre con l’onorevole ed … onorata compagnia di Andrea Bellofatto, il medico-fisarmonicista, Ciccio Sgambati, professore in pensione, e Antonio Vecchione, imprenditore e cultore di storia locale.
.