La qualità educativa e la meritocrazia, il ruolo prioritario della didattica, le soluzioni per il problema del precariato, la ragioni delle correlazioni con i sistemi dell’europa comunitaria, la selezione formativa della classe docente in ambito universitario e l’inadeguatezza dei livelli stipendiali sono stati i fili conduttori degli interventi di Michele Sorrentino, Antonio Rega, gia’ dirigenti scolastici, e del professore Antonio Caccavale.
“Punto” di analisi e verifica sulla legge di riforma -contrassegnata dal logo “La buona scuola”- in relazione alla prima fase attuativa; “ punto”…fissato e “sviluppato” nei locali del Circolo socio-culturale “L’Incontro ”, sulla scia del pubblico convegno svoltosi ad aprile scorso nell’Aula consiliare del palazzo municipale, indetto e promosso dal sodalizio di via Napolitano e calibrato sul rapporto tra Scuola e territori nelle dinamiche della società globalizzata e della comunicazione elettronica diffusa, alla luce della riforma sotto i riflettori. Un approccio, quello di otto mesi fa, la cui bussola di orientamento era stata costituita dal motto – coniato e sviscerato da Aldo Masullo appena qualche mese prima in una conversazione nel Salone di rappresentanza del Seminario vescovile di Nola – secondo il quale “ gli adulti sanno, ma non possono, i giovani possono, ma non sanno ”; motto, mirato sulle ragioni ineludibili per la formazione di quel patto inter-generazionale ch’è di basilare funzione nei processi del cambiamento, quali sono quelli in atto nella società “liquida” tratteggiata da Zigmunt Bauman nel fotografare la contemporaneità, in cui corrono ormai in lungo e in largo le autostrade dell’Informatica, imbrigliando nel web…l’umanità. E nello stesso contesto l’interesse dei relatori evidenziò l’assoluta importanza degli adeguamenti dei programmi scolastici, con le connesse applicazioni di metodo, sugli assi prioritari d’insegnamento collegati con la formazione plurilinguistica, matematico-scientifica e tecnologica, in rapporto con “ l’Educazione ai principi della Costituzione “.
E con queste premesse l’ obiettivo sul primo step di riforma sulla “Bontà“ della scuola si è aperto a 360° con gli interventi di Antonio Rega e Michele Sorrentino, già dirigenti scolastici, e del professore Antonio Caccavale, giornalista ed attivamente impegnato nel volontariato civico per la cultura ecologica nell’area nolana, di cui è testimonianza la pubblicazione del significativo saggio che raccoglie i suoi articoli apparsi in circa venti anni su “Il Meridiano”, edizione cartacea, sulle vicende di Paenzano-1 e Paenzano-2 e sul sistema-Cdr\Stir di Tufino; uomini di scuola, nella quale hanno profuso quaranta anni di stimato lavoro professionale, al servizio dello Stato e delle comunità cittadine in cui hanno operato e cultori di legislazione scolastica.
LUCI E OMBRE DELLA RIFORMA NELLA RIDDA DI ALTRE RIFORME. LA GENESI DEL FENOMENO DEL PRECARIATO E LE SUE CRITICITA’ SOCIALI
Penetrante e dettagliata, la rivisitazione compiuta da Antonio Rega sui progetti di riforma attuati nella scuola nell’arco degli ultimi decenni, per sottolinearne la mutevolezza delle finalità e dei percorsi da praticare, fonte di quelle contraddizioni che, di fatto, hanno penalizzato e neutralizzato le ragioni di quell’organicità riformistica di ampio respiro che, invece, richiedeva – e richiede- il delicato settore della Scuola, presidio del futuro della società. Posti in risalto gli aspetti positivi della riforma del governo-Renzi , in ordine alle risposte da dare alla problematica del precariato e dato risalto all’alternanza scuola-lavoro che la riforma ha introdotto, Rega concentrava le sue riflessioni sull’inadeguatezza delle risorse economiche destinate al sistema–Scuola, sia sul versante organizzativo e per il potenziamento e miglioramento dell’edilizia scolastica che sul versante delle retribuzioni stipendiali ai docenti, che svolgono un lavoro complesso e difficile nel contatto diretto con le giovani generazioni in fase evolutiva.
E’ un lavoro, che si carica di particolare impegno nella scuola primaria. Altro passaggio era riservato al valore della meritocrazia, che la riforma prospetta con opportuna scelta d’indirizzo, anche se è arduo connetterla con la congruità valutativa rispetto alla qualità del lavoro didattico dei docenti. E resta di primario rilievo, per Rega, realizzare nell’ambito del curriculum degli studi universitari i processi di formazione dei docenti per il lavoro didattico.
Michele Sorrentino, a sua volta, concordava con Rega sulla positività della risposta generale data dalla riforma alla soluzione del problematica del precariato; problematica fatta di incertezze e travagli personali e familiari, con situazioni al limite della sostenibilità umana e psicologica e protrattesi per decenni. Al netto della positività della soluzione, posta in atto, Sorrentino, tuttavia, sollevava rilievi critici sulle modalità, per dir così, lassiste, con cui nel corso degli anni, anzi dei decenni, è stato reso possibile il formarsi in larga misura il fenomeno del precariato, senza alcun filtro di controllo e valutazione di selezione all’origine, tanto da renderlo fenomeno sociale grave e….immetterlo su una specie di binario “morto”, a cui la riforma ha dato una soluzione di necessità e che non poteva essere rinviata. E sul vizio d’origine della formazione del precariato Sorrentino faceva riferimento alla personale esperienza professionale, vissuta da direttore didattico di un Circolo didattico in Molise: nell’arco di due anni per i turni di supplenza che si rendevano dovuti da adottare, era stato più che congruo l’utilizzo della Dotazione organica aggiuntiva del Circolo con i nove docenti disponibili, senza far ricorso indebito a turni di supplenza in eccesso e…propedeutici al costituirsi del precariato.
Sull’intenzionalità della “Bontà ” della riforma Sorrentino non aveva riserve di carattere formale, dubbi, invece, forti sollevava sul versante dell’attuazione, di cui la somma ed esclusiva finalità sia la Scuola migliore possibile che promuova la formazione educativa e culturale delle nuove generazioni, nel rapportarsi ai tempi. E su questo piano il sistema- Scuola italiano non può che rapportarsi con i sistemi scolastici dell’Europa comunitaria, considerati i valori e le opportunità della cittadinanza europea, anche e soprattutto per l’integrazione e la piena inclusione lavorativi nei sistemi produttivi della società mondializzata.
L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: OPZIONE GIUSTA. I LIMITI ATTUATIVI NEL SUD
Suuno dei cardini della riforma, quello dell’alternanza tra scuola e lavoro, che è ben concepito, programmato e…gestito in Germania fin dal sedicesimo anno d’età, si soffermava Antonio Caccavale, che ha svolto la sua attività professionale anche negli Istituti scolastici italiani nei Cantoni svizzeri. Una ricognizione attenta, per sottolineare quanto e come siano educative e socialmente utili le buone pratiche lavorative in aziende, laboratori ed imprese di notoria qualità di programmazione e gestione, in grado di stimolare conoscenze e dare competenze; e sono le pratiche, in virtù delle quali si vive con la realtà un rapporto di autenticità diretto ed efficace.
C’è, tuttavia, il limite della realtà della scuola che opera nei contesti del Sud – evidenziava Caccavale– nei quali non solo c’è una ridotta presenza di aziende e imprese, che possano rendere concreto il rapporto con la scuola, nella vicendevole reversibilità, che promuova gli apprendimenti curriculari e il lavoro, ma non tutte sono in grado di esibire pubbliche certificazioni, per garantire un proficuo rapporto con la scuola stessa. E’ una condizione- spiegava Caccavale – che non si verifica nei contesti del Centro-Nord, in cui aziende e imprese fanno filiera e costituiscono solidi sistemi territoriali; un quadro che agevola- come già avviene per lunga consuetudine specie negli ambiti dell’Istruzione tecnica e dell’istruzione professionale- il fecondo legame con le istituzioni scolastiche.
Interessante, il prospetto statistico e certificato da pubblici Istituti nazionali e internazionali, che Caccavale illustrava, con riferimento ai livelli stipendiali per il personale docente; una comparazione tra la Germania, la Francia, il Regno Unito d’Inghilterra e l’Italia. Una comparazione, dalla quale deriva che, a parità di tempo d’orario lavorativo, il personale docente meno retribuito è quello delle scuole del Bel Paese. Come per dire che lo Stato non vuole e non sa investire nella Scuola, vitalizzandola e potenziandola quale caposaldo del patrimonio dei valori umani e sociali, con cui si promuove il presente e si dischiudono gli orizzonti del futuro. Le pratiche di governo degli ultimi anni, con la crescente riduzione delle risorse, secondo una semplice “logica” economicistica non hanno giovato affatto alla Scuola.
A marcare le tematiche sviluppate, vivace e intenso il dibattito animato, in particolare, dal professore Giovanni Bellavista, dall’imprenditore Adolfo De Gennaro, dal professore Bernardo Colucci. La coordinazione è stata di Gianni Amodeo.
Intanto, domenica – 20 dicembre, alle ore 10,30- l’agenda della conoscenza de “L’Incontro” configura la delicata tematica delle “Interdittive anti–mafia nella giurisdizione amministrativa ”. A trattarne – nei locali del sodalizio- sarà un illustre concittadino, il dottor Angelo Scafuri , presidente del Tribunale amministrativo regionale della Puglia. Magistrato di chiara preparazione culturale e limpida formazione giuridica, Scafuri ha percorso i gradi di una fulgida carriera professionale nei Tribunali amministrativi regionali della Campania e del Lazio come consigliere e come presidente di collegi giudicanti. E’ autore di testi su riviste giuridiche specialistiche ed è tra gli autori di un volume collettaneo- a cui ha collaborato il presidente dell’Autorità dell’anticorruzione nazionale, Raffaele Cantone– proprio sulle Interdittive antimafia.