Nel Palazzo comunale, convegno sulle soluzioni praticabili per le problematiche gestionali dei servizi idrici integrati. Interventi dell’on.le Pietro Foglia, presidente del Consiglio regionale della Campania, dei sindaci di Avella e Sperone, Domenico Biancardi e Marco Santo Alaia, dell’assessore Franco Scotto, in rappresentanza dell’amministrazione di Baiano, del presidente-commissario dell’Ato-Alto Calore, Giovanni Colucci.
Non c’è che dire. E’ davvero interessante e significativo il ventaglio di riflessioni con strutturate articolazioni, per aprire un fronte di conoscenza sulla complessa e delicata materia della fornitura d’acqua potabile, con gli annessi servizi, ponendo quale punto di riferimento le risultanze statistiche della recente indagine-monitoraggio, condotta dall’Ufficio studi della Confartigianato nel decennio 2004\2014 si sono registrati in Italia – rispetto ai Paesi dell’Unione europea- lievitazioni tariffarie pari al 95,8 %, con il top raggiunto a Firenze, città nella quale per il 2014 ogni famiglia, regolarmente iscritta nei ruoli tributari, ha versato alle casse comunali per la bolletta-acqua, in media, 355 euro. Sono lievitazioni, che, rapportate, a loro volta, al contesto nazionale e sempre nel decorso decennio, “certificano” il salto del 60, 9%.
Si tratta d’incrementi da record, nella cui genesi sussistono molteplici cause e fattori, dalle dispersioni del 37% nelle reti delle condotte, il cui rifacimento comporterebbe investimenti per almeno 60 miliardi di euro alle gestioni dei servizi affidate ad una miriade di società interamente partecipate dagli Enti locali o miste, che non risultano, il più delle volte, modelli di efficienza ed economicità, fino ad includere il metodo di calcolo degli importi tariffari introdotto da qualche anno, sulla cui applicazione “vigila” la competente Autorità nazionale. E’ il prospetto, la cui “lettura” sollecita e richiede analisi ponderate, scevre da pre-giudizi, per inquadrarne la portata e le possibilità, per venirne a capo con scelte congrue, considerato lo “stato delle cose esistenti”; “stato di cose esistenti”, per il quale nel Bel Paese, tanto per dire, nell’arco degli ultimi decenni sono avvenute importanti trasformazioni; e così il 70 % del consumo totale dell’acqua si deve all’agricoltura, con la crescente forte presenza delle colture in serra, mentre il 20% è destinato alle attività industriali e il 10% sé riservato all’uso domestico. Una successione di dati statistici, a cui fa da sfondo l’appello dell’Onu per il l’utilizzo e il consumo razionale dell’acqua, a fronte dell’incremento della popolazione mondiale, pari ormai a sette miliardi di uomini e donne, mentre le disponibilità idriche nei prossimi anni sono destinati a contrarsi nella misura del 40%.
Sono elementi, quelli enunciati in modo del tutto semplificato e a volo d’uccello, per evidenziare che il quadro dei servizi idrici integrati ed in qualsivoglia contesto – captazione, adduzione, distribuzione dell’acqua nelle condotte, sistemi di depurazione e fognari- richiede attenzione e studio approfondito, senza nulla concedere a posizioni ideologizzate, che celebrino o demonizzino, a priori, questo o quel campo di scelta, specie sul versante gestionale. E con questa impostazione di base si è sviluppato il pubblico convegno nell’aula del Palazzo comunale, a Baiano; convegno, promosso e organizzato dal Circolo L’Incontro nell’ambito dell’agenda “Per conoscere”, in vista della legge di riordino dei quattro Ambiti territoriali ottimali esistenti in Campania, in attuazione delle direttive comunitarie europee, degli obiettivi prefigurati dai governi-Monti e Letta per la spending review e degli indirizzi del governo-Renzi, con la decretazione, che s’identifica con il logo “Sblocca Italia”, mirata sulla realizzazione delle opere strutturali ed infrastrutturali di pubblica rilevanza. E lo scenario che ne è derivato merita di essere “rappresentato” in chiave… di lessico, confidando nella maggiore comprensione possibile del buon livello di confronto, di cui sono interpreti gli animatori del convegno.
L’ACQUA PATRIMONIO DELLO STATO. Le risorse idriche sono patrimonio esclusivo e integrale dello Stato. E’ il dato, evidenziato dall’on.le Pietro Foglia, presidente del Consiglio regionale della Campania, con il quale viene espressa per se stessa la natura giuridica del profilo pubblico del patrimonio-acqua nel suo complesso, su cui spetta allo Stato legiferare, nell’osservanza degli interessi della comunità nazionale. In questa visuale, nessun altro Ente pubblico locale e, meno che meno, alcun soggetto privatistico può accampare titoli di proprietà sul patrimonio-acqua. E’ il principio dello Stato di diritto. Una posizione, quella sostenuta da Foglia, condivisa dagli interlocutori Biancardi, Alaia, Scotto e Colucci.
GESTIONE DEI SERVIZI IDRICI INTEGRATI. Di sostanza distinta dalla titolarità, è, invece, la gestione del patrimonio-acqua, inteso come complesso di servizi idrici integrati per la vita sociale. E sui criteri di gestione è già intervenuta negli anni ’ 90 la legge Galli, con il successivo varo degli Ambiti territoriali ottimali, per porre a regime i sistemi dei servizi, conferendo loro organicità di funzione. Ma gli Ato non hanno funzionato al meglio delle finalità della legge istitutiva, di cui la scelta di procedere alla loro abolizione, assunta secondo la configurazione originaria; abolizione, fissata per il 2011, ma mai resa operativa, con conseguenti deroghe di funzionalità, sottoponendo gli Ato ai commissariamenti in capo agli stessi presidenti in carica. E tutto ciò è avvenuto, mentre alle Regioni sono stati dettati i criteri di massima, per procedere all’approvazione della legge di riordino dei sistemi dei rispettivi Ato, seguendo sia le direttive comunitarie europee che gli indirizzi dei governi nazionali per la spending review e per la decretazione di “Sblocca Italia”. E sono i criteri di massima, che, a loro volta, richiamano la legislazione-Bassanini, mirati sull’efficienza,efficacia ed economicità dei servizi.
In aderenza all’impostazione generale dell’orientamento comunitario e del governo-Renzi – sosteneva Foglia– è stata formulata dalla Giunta di palazzo Santa Lucia la proposta del disegno di legge di riordino degli Ato, vagliato dalla competente commissione ordinaria, per essere sottoposto al successivo esame, con approvazione del Consiglio regionale; un disegno di legge, che contempla l’istituzione dell’Ato unico della Campania, cancellandone tre, con i correlati assetti burocratici.
MODALITA’ GESTIONALI. Sui vuoti di rappresentanza delle Autonomie locali, in ordino alla proposta di legge di riassetto degli Ato, sostanzialmente unificati, rappresentava riserve e critiche l’assessore Franco Scotto; un’assenza di rappresentanza che penalizza gravemente gli Enti locali, portatori degli interessi delle comunità amministrate. Sul punto, il presidente Foglia dava, invece, risalto alle disposizioni della proposta di disegno di legge, ch contemplano la funzione delle assemblee locali, in capo ai civici consessi, costitutive delle articolazioni territoriali dell’Ato unico, disegnato secondo i bacini idrografici della Campania.
VIRTUOSITA’ DI SERVIZI IN ATTO E UNIONE INTERCOMUNALE. Interessanti i rilievi evidenziati dall’avvocato Marco Santo Alaia, sindaco di Sperone, che, considerando il disegno di legge di riordino proposto coerente con gli indirizzi comunitari e di governo nazionale, sottolineava, tuttavia, l’opportunità di prevedere integrazioni nell’articolato normativo, che salvaguardino la gestione virtuosa dei servizi idrici, che sia già in atto e certificata. Una salvaguardia, da porre sotto tutela, negli assetti delle articolazioni dell’Ato unico. E sotto questo aspetto, Alaia, evidenziava l’esperienza in atto nei Comuni, che afferiscono al sistema dei servizi per i rifiuti solidi urbani d dell’Ato-Avellino, di cui è vice–presidente.
Per l’avvocato Domenico Biancardi, sindaco di Avella, il ruolo delle Autonomie locali è certamente fondamentale, ma è anche necessario e di basilare importanza, che sappiano fare sistema nel rispetto della territorialità e delle sue specificità. Una condizione, che nel Baianese non si riesce a rendere concreta realtà istituzionale ed amministrativa, anche per le difficoltà, che sta incontrando il cammino istitutivo dell’ Unione intercomunale per l’associazione dei servizi.
L’ATO UNICO E LE GARE DI AFFIDAMENTO DEI SERVIZI A SETTEMBRE. Sull’unicità dell’ Ato chiare e nette le critiche del presidente-commissario dell’Ato-Alto Calore, Giovanni Colucci. E’ una forzatura eccessiva- affermava- che non rispecchia la conformazione dei territori regionali della Campania; una forzatura, accentuata dall’assenza del confronto più ampio possibile sull’intera materia, all’interno del Consiglio regionale. Un’ assenza- ribadiva Colucci– la cui riprova è data dall’inserimento della trattazione, la scorsa settimana, nella seduta per il provvedimento “Omnibus” , collegato alla legge finanziaria; seduta andata deserta, per mancanza del numero legale.
Al di là del percorso che il disegno di riordino degli Ato proposto avrà negli scorci finali dell’attuale legislatura regionale, è certo che a settembre saranno indette le gare di appalto per l’affidamento dei servizi idrici integrati in Campania. E se non sarà stata varata la normativa di riordino, le procedure saranno attuate con i poteri sostitutivi dal governo nazionale. Dettaglio fondamentale, secondo le direttive comunitarie: le società partecipanti devono essere dotate di requisiti certificati, che attestino, tra l’altro, dotazioni economiche e finanziarie congrue, oltre che pareggi in bilancio, pre-condizioni per assicurare la qualità e l’economicità dei servizi da erogare. Sono requisiti, di cui, per quanto si sa, non disporrebbe la maggior parte delle società attualmente impegnate nell’erogazione dei servizi idrici integrati in Campania.