Per le valenze scientifiche, con cui si connota, è un testo unico per la ricchezza e varietà dei dati, quello ch’è stato pubblicato qualche mese fa dalla casa editrice Aracne di Roma. Un testo, che “fotografa” la portata delle precipitazioni nevose, da cui sono stati interessati in trent’anni – dal 1983\1984 al 2012\2013- i Monti Avella, ampia parte del Parco del Partenio, nel cuore dell’Appennino meridionale. Un articolato e dettagliato prospetto di informazioni, che sono il risultato diretto delle osservazioni, condotte con metodica applicazione e costanza da Stefano Lanziello, geologo di professione, attivamente impegnato sulle tematiche ambientali e per la diffusione della cultura ecologica, oltre che eccellente escursionista, con un bel passato di cursore “mancino” d’attacco nella mitica formazione di hand-ball dell’ Ars et Labor degli anni ’90. E se la “materia” viva del testo è costituita dalle trentennali risultanze della certosina ricognizione di Lanziello, la correlate “letture” e analisi interpretative si devono ad Adriano Mazzarella, docente del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse dell’Università Federico II, e ad Andrea Giuliacci, prestigioso e noto informatore televisivo sugli schermi di TgCom24.
Tre percorsi di metodi e contenuti distinti, quelli praticati da Lanziello, Mazzarella e Giuliacci convergenti in un orizzonte di sicura utilità sociale per la conoscenza di discipline significative, con codici di recente formazione, quali sono la Meteorologia e la Climatologia; discipline, i cui schemi forniscono basilari ed essenziali elementi per la comprensione delle dinamiche, che interessano i territori, tra cui gli stessi influssi dei cicli astronomici di media e lunga durata; dinamiche complesse, nelle interazioni tra le molteplici componenti e i variegati fattori di quel vasto, smisurato e ingegnoso congegno che si chiama Natura e che l’uomo, decifra con modelli concettuali e matematici attinenti le scienze; modelli, che, tuttavia, non sono- e non possono esserlo, data la finitezza dell’umana condizione- esaustivi della reale dimensione delle infinite pagine del Grande libro della Natura. Il testo è stato presentato nella Corte del palazzo comunale, nell’ambito della settimana della Festa dello Sport, dedicata dalla civica amministrazione alla memoria di Antonio Petrillo, il giovane giornalista di Videonola e collaboratore di varie “testate”, prematuramente scomparso nel 1998. Nell’introdurre la tematica, il sindaco Enrico Montanaro dava risalto all’importanza del libro di ricerca scientifica, pubblicato da Lanziello, Mazzarella e Giuliacci, per marcare la realtà del territorio della Valle dell’Antico Clanio; realtà, in cui la bellezza paesaggistica e naturalistica si coniuga con quella del patrimonio storico archeologico di Avella. Un binomio, la cui valorizzazione … comincia a muovere i primi passi; passi, la cui accelerazione è connessa con l’ Unione dei Comuni della Valle, in dirittura d’arrivo dopo lunghe attese e insulso chiacchiericcio. I criteri metodologici per l’elaborazione dei prospetti statistici sulle precipitazioni nevose erano illustrati da Stefano Lanziello; prospetti, che presentano le quote di ogni singola nevicata, il numero dei giorni e la durata di permanenza della neve al suolo sui Monti Avella. La ricognizione- ha spiegato- delle nevicate è stata praticata ogni sei ore, vale a dire quattro volte al giorno- 24 ore su 24-, all’interno di cinque distinte aree altimetriche, tra cui la più alta supera il 1400 metri. “ I rilievi – ha aggiunto Lanziello – sono stati eseguiti, con allineamento Nord Ovest e Sud Est sulla base della suddivisione in tre dorsali dei Monti Avella, che si affacciano sulla Valle, traguardando la piana nolana, distesa proprio ai piedi dei Monti Avella e del Partenio”. Interessante la riflessione di Andrea Giuliacci, che dagli schermi di TgCom-24, con i supporti del sofisticato Centro Meteo Epson, racconta ogni giorno con puntualità di dettagli informativi e spiegazioni gli andamenti meteorologici dei territori regionali, nazionali e globali.
Una partecipazione… tecnologica al convegno, quella di Giuliacci, giunta per via telefonica dalla località alpina, dove si trovava per la circostanza, grazie al collegamento con un semplice telefono “cellulare”. E Andrea Giuliacci evidenziava la qualità della ricerca di Lanziello per un’opera, che costituisce un “punto fermo” per la scienza e per lo studio del territorio. La connotazione sperimentale dell’opera era sottolineata dal professore Adriano Mazzarella, docente del Dipartimento di Scienza della terra, dell’Ambiente e delle Risorse dell’Università degli Studi Federico II, autore d’importanti testi scientifici, collaboratore e redattore di riviste nazionali e internazionali specialistiche, oltre che responsabile dell’Osservatorio meteorologico di Napoli, il primo ad essere istituito in Italia, nel 1860 con decreto dittatoriale di Giuseppe Garibaldi. E all’istituzione dell’Osservatorio- ricordava Mazzarella-si correlò contestualmente l’istituzione della prima cattedra universitaria in Italia per la Meteorologia, aprendo le corsie per la formulazione dello statuto disciplinare della Climatologia, sulle tracce dell’evoluzione degli studi, già avviati tra il ‘600 e il ‘700, nella Napoli, ch’era una delle capitali d’Europa. Un’eloquente testimonianza dei livelli scientifici che la Federico II esprimeva. “Il metodo sperimentale adottato, con l’osservazione accurata e diretta delle precipitazioni e degli specifici profili di caratterizzazione, scissa da precostituiti modelli di combinazione matematica – ha affermato Mazzarella – conferisce all’impegno di Lanziello valori di garanzia e affidabilità in assoluto”. Distinta la Meteorologia, che si basa sulle osservazioni a presa immediata dell’andamento delle temperature, dalla Climatologia, che si articola in osservazioni metodiche e pluriennali- un trentennio almeno- per verificare l’esistenza di mutamenti climatici, Mazzarella, evidenziava la correlazione, che si è venuta determinando negli ultimi anni in particolare progressione tra la ritirata dei ghiacciai dell’arco alpino e le risultanza dello spaccato di ricerca scientifica sulle precipitazioni nevose sui Monti Avella.
In evidenza era posto anche il progressivo innalzarsi degli indici di piovosità sull’area metropolitana di Napoli E in ordine mutamenti climatici di maggiore o minore intensità, stimati nella lunga durata temporale di accertamento, Mazzarella li rappresentava quali metafore delle malattie e patologie del corpo umano; malattie e patologie, che, a loro volta, ne sono l’antitesi della fisiologia, integrata con le forme evolutive dell’incivilimento e del progresso della vita materiale negli equilibri delle leggi di natura. E’ l’integrazione armoniosa del rapporto con tutte le forme viventi, rispettandone la dignità e la naturalità; integrazione, che corrisponde alla fisiologia dell’uomo “ conciliato con se stesso, la natura e l’incivilimento”, disegnato da Vitruvio. Come per dire che le malattie e le patologie, generate dalle alterazioni delle leggi della natura, una volta diagnosticate, spetta all’uomo curarle, alla luce del buon senso e della ragione, ri-componendo gli equilibri che ha … concorso a spezzare con i suoi comportamenti di…sopraffazione. Altro passaggio, il professore Mazzarella riservava ai fenomeni delle cosiddette “bombe d’acqua” e “trombe d’aria” che il 16 e il 20 giugno hanno interessato in modo capillare e diffuso la Campania e segnatamente l’intera area metropolitana di Napoli, inclusiva della provincia di Caserta e della cosiddetta Bassa Irpinia. “Sono fenomeni di indubbia gravità e forza devastante- ha affermato Mazzarella- e gli effetti si sono visti. Ma bisogna dire –ha aggiunto- che un’efficiente ed efficace rete di radar meteorologici ne permette la previsione, facendone limitare i danni. E’ la rete, ad esempio, che in Francia c’è e funziona al meglio, mentre nelle regioni meridionali è inadeguata e limitata o addirittura inesistente”. Nel focalizzare, poi, i fenomeni del progressivo innalzamento della falda acquifera, di cui sono interessate dalla metà del decorso decennio sia alcune zone di periferia e del centro urbano di Nola che la piana di Boscofangone, con frequenti allagamenti di scantinati, gallerie dei sotto-passaggi, per non dire della formazione improvvisa di pantani-laghetti, come se le paludi originarie della Conca territoriale riprendessero vita e forma, Mazzarella evidenziava di non averne conoscenza diretta per ricerca e studio. E, tuttavia, sottolineava come la Natura “parla” attraverso segnali, che vanno attentamente letti e compresi. Le sue leggi per l’immanenza, che le è peculiare e le è sottesa, non sempre sono avvertite e conosciute dall’uomo, che preferisce…ignorarle.
E il non-governo dei territori in atto da decenni, ne costituisce la lampante dimostrazione. A coordinare i fili tematici del convegno, Gianni Amodeo.