Vanta oltre cinquanta anni di proficua e qualificata attività professionale esercitata nelle province di Avellino, Salerno e Napoli, Romeo Lieto, il decano dei geometri del territorio dell’Unione intercomunale del Baianese e dell’ Alto Clanio; attività, da sempre coniugata con l’interesse per la conoscenza analitica delle reali sfaccettature del contesto comprensoriale e soprattutto con il senso dell’acuta e discreta capacità d’osservazione delle vicende sociali ed economiche che l’attraversano.
Da alcuni anni a venire in qua, Romeo Lieto, é venuto riscoprendo il gusto dell’arguta e perspicace scrittura narrativa, con testi pubblicati su giornali provinciali e regionali, con cui ritrova, anche al filtro della personale e vissuta testimonianza le impronte e le usanze del passato, che tracciano l’identikit della Baiano qual è stata, attraverso quei garbati e guizzanti giochi di luci che si intrecciano nei fili della memoria in uno scintillante e roteante caleidoscopio. Sono i segni evocativi della lontana quotidianità ormai dissolta che raccontano – con le agili forme del disincanto bozzettistico con lievi toni di svagata ironia- la vita dei quartieri cittadini, con riflettori aperti a tutt’arco soprattutto sui Vesuni, il quartiere nella cui stratificazione urbanistica ed edilizia vivono e…sono ancorati il genius loci e l’anima verace di Baiano, nonostante gli “anarchici” e sfiguranti ….maltrattamenti subìti negli ultimi decenni per la goffa inadeguatezza con cui sono stati attuati gli interventi della ricostruzione abitativa del dopo-terremoto, addirittura con il contrappunto della stramba e sciocca “rimozione” di pregiati portali secolari in grigia pietra vulcanica, che si fregiavano di battenti in legno- di solido e stagionato castagno o faggio, gli alberi simbolici della boscosa chiostra dei circostanti Monti Avella – finemente lavorati. Erano i portali che costituivano la….cifra estetica della storia del quartiere. Ma questo è un altro …discorso.
“Persone e personaggi , fatti e piccole storie nostrane…” : é il tema della conversazione che Romeo Lieto svilupperà domenica 18 ottobre- alle ore 10,30- nei locali del Circolo socio-culturale “L’Incontro”. Un appuntamento, che sarà un salto a ritroso negli anni, in particolare quelli del secondo dopo-guerra, in cui povertà e fame si mescolavano con il controcanto di tante e robuste speranze per un futuro tutto da costruire con fervida operosità e piena volontà di emancipazione socio-economica, così come è avvenuto, mentre l’ America era il sogno sognato e…attuato della Nuova frontiera di vita e lavoro, congruamente remunerato che permetteva di fare risparmi, a cui si sarebbero aggiunte – negli anni ’60 – le Nuove frontiere verso cui emigrare costituite dalla Germania federale e dalla Francia, oltre che da Torino e Milano che si apprestavano a vivere i favolosi anni del “Miracolo economico” e della piena occupazione con effetti… virtuosi che si sarebbero riversati a sistema sull’intero Nord. Era l’ Italia del fare, che credeva in se stessa e nel lavoro, valorizzando in pieno il settore della creatività manifatturiera, rispondente in pieno alla sua vocazione “naturale”, e dandosi quel tessuto di piccole e medie imprese, in grado di competere senza difficoltà sui mercati esteri…
Un percorso di affabulazione scandito da flash back, quello che compirà Romeo Lieto , con protagonista assoluta la gente umile, semplice dei tempi andati che…mangiava fatica e pane, formata da cestai, contadini, braccianti e fittavoli, fabbri, falegnami, barbieri, calzolai altrimenti chiamati “ scarpari ” e “ soliachianielli”, con sottili distinzioni nelle pratiche di mestiere, per non dire delle donne impegnate nel duro lavoro degli opifici conservieri dell’agro-alimentare e delle carni insaccate attivi sul territorio comprensoriale o nella raccolta delle fascine – “ ‘e sarcinielli”- nel bosco Arciano; gente che conosceva e praticava il senso della comunità, ravvivato da relazioni schiette e sincere.
Erano le relazioni, tanto per dire, del conversare in quei…teatri all’aperto quali erano “ ‘e cortine”, le strade stesse o di quella specie di “Catena di Sant’Antonio”, che si realizzava con lo scambio tra le famiglie del lievito “naturale”, custodito con cura certosina, quasi…sacra e a temperatura ambiente, per confezionare nelle ore notturne “ ’a fatta ‘e pane in casa”, con cottura in forni d’uso comune, secondo il consolidato costume della cultura contadina. Era pane fragrante e gustoso, con conservazione garantita nelle capienti madie fino a due settimane, senza perdere …il sapore. Era la “Catena di Sant’Antonio”, quella del lievito scambiato in mutua collaborazione, che vivificava i valori dell’amicizia e della solidarietà reale, senza infingimenti ed ipocrisie.
Il foto-servizio realizzato da Enrico Stago propone squarci dello storico quartiere dei Vesuni, primo nucleo urbano di Baiano.