Il contenitore dell’ Unione dei Comuni del Baianese e dell’Alto Clanis è stato formalmente costituito, ma la struttura e la configurazione dei contenuti – rapportati alla gestione associata di servizi “minimi” e indispensabili- stentano ancora a manifestarsi. E’ l’inadeguatezza, che fa emergere le carenze della politica intesa nella pregnanza di significato che le è peculiare, quale impegno e azione per il bene comune e che non riesce, o non è in grado, di dare impulso e qualità di proposte al discorso pubblico, con cui conferire senso di compiutezza al progetto; carenze di cui sono maggiormente responsabili le rappresentanze partitiche operanti sul territorio e che dal dopo-terremoto dell’ 80 si rendono “visibili” soltanto nelle tornate elettorali di turno, per poi dissolversi nell’anonimato, fatta eccezione, magari, per qualche controversia di piccolo cabotaggio polemico in questo o in quel contesto locale . E l’ultimo atto di…”visibilità ” in ordine di tempo si è palesato nella tornata delle “Regionali” di maggio scorso.
In realtà, l’ Unione, la cui “ messa in cantiere” si deve al fattivo impegno dei sindaci ai civici consessi delle sei municipalità, che dal 2013 in poi hanno operato, per renderne possibile la costituzione. Un merito politico e amministrativo di non poco conto, ma pur sempre condotto…in solitudine, rispetto alle rappresentanze partitiche territoriali, delle cui prese di posizione ufficiali non s’è avuta mai conoscenza e…contezza. Ed è certamente uno “strumento” che può assolvere un ruolo fondamentale per le politiche di quella coesione territoriale, che è di fondamentale importanza per la costruzione del futuro sociale, culturale ed economico-produttivo dell’area dell’Unione, per restare al passo delle dinamiche comunitarie europee. Uno “strumento”, da utilizzare per l’efficace e piena praticabilità di quelle politiche di coesione, che, superando i piatti localismi particolaristici, sono ispirate da Bruxelles e dal Parlamento di Strasburgo; politiche, con cui sono correlati gli stessi obiettivi generali della Pianificazione territoriale della Regione-Campania, con cui è disegnato – compiutamente e con chiarezza- il destino urbanistico, edilizio e costruttivo, oltre che di sviluppo dell’area dell’Unione compresa tra l’arco dei Monti Avella e la direttrice dell’Autostrada Napoli-Bari, con proiezione ravvicinata verso Salerno ed in stretta connessione con il sistema della ligistica e del terziario avanzato Cis–Interporto–Vulcano buono di Nola. E’ lo scenario del Sistema territoriale dell’Alto Clanio.
C’è, tuttavia, un percorso di particolare rilevanza da seguire, andando oltre il profilo dell’ Unione intercomunale, per conferire la necessaria “sostanza” proprie alle politiche di coesione territoriale. E’ il percorso, che conduce alla fusione dei sei Comuni dell’attuale Unione intercomunale del Baianese e dell’Alto Clanis , così com’è contemplato sia dalla legge di riforma delle Autonomie locali degli anni ’90 che dalla recente legge-Delrio che dalla legislazione regionale della Campania. E’ il percorso che richiama, in specifico, il modello-Montoro, in virtù del quale si è costituito il Comune unico della Valle dell’Irno, “fondendo” le municipalità di Montoro Inferiore e Montoro Superiore. Un processo politico, ch’ è stato anche il suggello del ritorno alla storia e all’identità vera della Valle, ben seguito dai partiti politici del territorio, con il diretto coinvolgimento delle comunità cittadine interessate, attraverso la scelta referendaria.
Sarà – questa- la tematica al centro della relazione che Pellegrino Palmieri, consigliere comunale nell’assemblea municipale di Avella, focalizzerà nella relazione in agenda domenica – 17 gennaio alle ore 10, 30– nei locali del Circolo “L’Incontro”. Palmieri è alla guida di una piccola impresa, specializzata nel settore della meccanica di precisione, ed è da tempo impegnato sulla valorizzazione delle risorse e potenzialità del territorio. All’appuntamento parteciperanno sindaci e amministratori dei Comuni dell’ Unione e rappresentanti delle istituzioni.