E’ la cartolina identificativa di Baiano e della sua comunità, la collina di Gesù e Maria. Una cartolina, in cui il verde domina nel rincorrersi di secolari oliveti con le loro protettive chiome e i contorti e vigorosi tronchi plasmati dal vento, che, di tanto in tanto e nei mesi invernali, rimbalza con flussi vorticosi e sui pendii dei Monti Avella e della collina stessa, riversandosi furente a valle, per conservarne inalterata, una volta placato, la salubrità dell’aria, per non dire delle limpide trasparenze delle atmosfere mattutine, in cui giocano e si scalzano a vicenda sghembe e polimorfe frange di bianco e di azzurro.
E’ una cartolina, attraversata negli ultimi anni da sfregi e lesioni, autentica e grave offesa a quel trionfo naturalistico che un tempo caratterizzava l’armonia dei colori di ”Gesù e Maria”, facendo risaltare l’incanto dei candidi terrazzamenti a secco in pietra viva, a tutela degli oliveti; terrazzamenti, ora quasi scomparsi, e che erano ben curati dalla mano del laborioso e tenace contadino per la raccolta autunnale delle prelibate olive, da cui si stillava- e si stilla ancora- olio di eccellente qualità e senza un’ombra di acidità, baciate com’erano – e come sono – dal caldo sole e nutrite della linfa degli oliveti impiantati sul vivido e compatto strato di roccia calcarea.
Ma il fascino della collina di Gesù e Maria resta inalterato, ad onta di ingiurie e offese sul suo fatato profilo, condotte ignobilmente nella crassa ignoranza della storia locale e senza alcun rispetto per la bellezza armoniosa del paesaggio, bene comune di primaria importanza, per rendere, invece, consapevole omaggio all’avido dio del cemento, magari con le scartoffie burocratiche fatte mettere a posto e oltraggiando ogni più elementare forma di buon senso. E’ il fascino emozionante che hanno vissuto tutti coloro che si sono concessi la tradizionale visita del Martedì del dopo Pasqua, all’ Eremo della Madonna del Soccorso, adagiato sul piccolo pianoro, sul quale fu costruito, secondo alcune fonti, nel ‘600. Un complesso di architettura sacra, che riserva sempre sorprese ed elementi di interesse per chi lo visita, per raccogliersi in meditazione e preghiera; elementi di cura nel sobrio arredo e nell’attenta manutenzione del sito, preziosa e pluriennale opera di Suor Costanza, con cui di recente collabora Suor Patrizia, che si divide tra la condizione eremitica e quella del lavoro di infermiera in una pubblica struttura ospedaliera di Napoli.
Una festa corale, quella di Martedì del dopo Pasqua, con momento centrale nella celebrazione eucaristica, officiata- sull’altare all’aperto- dal parroco don Fiorelmo Cennamo. Ed eccone il racconto fotografico, realizzato da Enrico Stago. Un racconto di fine pregio per la varietà delle immagini, che parlano, anzi “dicono” da sole quel che rappresentano, fondendo il sacro con la natura.
(Reportage fotografico di Enrico Stago)