A circa un mese dalla conclusione della raccolta delle nocciole, i prezzi sono ritornati sui livelli con cui si è aperta la stagione a circa 7,5 euro al chilo sgusciato (per la qualità mista mortarella/san giovanni). Proviamo a descrivere cosa è successo in questo ultimo mese e soprattutto a capire quale potrebbe essere la dinamica dei prezzi nel breve-medio periodo.
Faccio la premessa, seppur scontata e per questo non ce ne vogliano i commercianti (“sansari”) della domenica che si affollano nella piazza duomo di Nola, che per analizzare i prezzi nel territorio Nolano-Avellinese bisognerà guardare esclusivamente al mercato Turco che rappresenta il 75% della produzione mondiale e pertanto capace di incidere da solo nella determinazione del prezzo mondiale.
Proviamo a fare due rapidi conti di cosa è accaduto lo scorso anno e sarà facilmente ipotizzabile cosa ci aspetta nel prossimo futuro. La produzione mondiale di nocciole in guscio, nell’anno 2013 (fonte FAO) è stata di circa 950.000 tonnellate e di queste, anche se non si hanno dati certi, c’è un consenso unanime nel valutare al 30% il valore delle scorte che le aziende dolciarie hanno lasciato nei propri magazzini per combattere le oscillazioni di prezzo o programmare al meglio le loro produzioni. Possiamo quindi affermare che circa 250.000 tonnellate era il valore di scorte presente lo scorso anno (settembre 2014) a inizio stagione nei magazzini delle aziende o ancora nei depositi dei coltivatori. La stagione scorsa, come tutti ricorderete, era stata anche caratterizzata da una gelata primaverile che aveva compromesso una parte del raccolto turco. I dati definitivi ci dicono che nella stagione 2014 sono stati prodotti: 415.000 tonnellate in turchia, 85.000 in italia e circa 100.00 tonnellate nel resto del mondo. Pertanto, considerando che l’intera produzione del 2014 sia stata consumata (con i valori dei prezzi della stagione 2014 nessuno immagina che qualcuno abbia conservato una sola nocciola invenduta) e considerando quindi che anche tutte le scorte di magazzino (delle industrie così come dei contadini) siano state vendute/consumate, il mercato mondiale 2014 è stato pari a: 250.000 (scorte anni precedenti) + 415.000 (produzione turchia 2014) + 85.000 (produzione italia 2014) + 100.000 (produzione resto del mondo 2014) = 850.000 tonnellate di nocciole in guscio. Questo valore di produzione è quello che ha determinato, nel 2014, prezzi fino a 15 euro al chilo sgusciato.
Vediamo invece le previsioni 2015: la Turchia dichiara una produzione di circa 650.000 tonnellate; in italia la produzione 2015 è di 130.000 tonnellate; la produzione nel resto del mondo è stimata in circa 150.000 tonnellate.
Mettendo insieme i valori riportati, la produzione mondiale 2015 sarà pari a: 0 (scorte a magazzino ad agosto 2015) + 650.000 (produzione turchia 2015) + 130.000 (produzione italia 2015) + 150.000 (produzione resto del mondo 2015) = 930.000 tonnellate. Questo valore di produzione è circa il 10% inferiore a quello che, nel 2014, aveva determinato i prezzi fino a 15 euro al chilo sgusciato.
Qual è quindi la conclusione? Che i prezzi attuali non hanno nessuna logica e che quindi nel breve periodo sono destinati a salire. Probabilmente non raggiungeranno i valori della scorsa annata (seppur decurtati del 10%) ma nemmeno resteranno ai livelli attuali ovvero circa il 50% in meno dei valori registrati nel stagione 2014.
Per verità di cronaca, nella determinazione del prezzo delle nocciole bisogna anche considerare la situazione dell’economia turca che nel 2015 ha registrato una frenata nella crescita del PIL e la conseguente svalutazione della moneta locale (lira turca) di circa il 10% rispetto ai valori della primavera 2015.
E’ pertanto ipotizzabile un livello di prezzo di circa il 20-25% inferiore rispetto al livello 2014 che si attesterà quindi intorno ai 10 euro al chilo sgusciato.
Resta l’incertezza della tempistica di quando si raggiungerà questo valore che dipenderà da quanto i contadini saranno in grado di aspettare a vendere il proprio prodotto e di come la lira turca si evolverà nel tempo (le analisi delle principali banche italiane prevedono un rafforzamento del cambio che dovrebbe incidere positivamente nel prezzo).
Il mese appena trascorso è stato semplicemente caratterizzato dalla corsa alle vendite di contadini che avevano necessità di monetizzare per far fronte alle spese di produzione e alla speculazione degli intermediari che hanno cercato di mantenere il livello basso del prezzo fino a che i livelli di vendita non si sono stabilizzati accorgendosi che la campagna 2015 “è corta” ovvero non è tale da garantire la saldatura del prodotto con il raccolto del 2016.