Tempo di Quaresima, quello che si è aperto con il rito del Giorno delle Ceneri, la cui simbologia, con l’aspersione nelle chiese di frammenti di cenere, in forma di croce, sul capo o sulla fronte dei fedeli, evoca e rappresenta la condizione dell’umana caducità. Tempo penitenziale – per i credenti nel messaggio evangelico- sia di raccoglimento meditativo che di preparazione alla Pasqua della Resurrezione e della Rinascita spirituale. Un cammino, sul cui significato si sofferma il vescovo Beniamino Depalma nella nota diffusa tra le comunità della Diocesi di Nola, tra le più antiche della cristianità, includendo oltre 100 comunità parrocchiali, presenti nei territori dell’area metropolitana “interna” di Napoli e delle province di Avellino e Salerno.
E’ una nota toccante, ispirata anche dallo stato d’animo, vissuto dal presule per il delicato intervento chirurgico al cuore, a cui è stato sottoposto di recente. E’ stata l’esperienza, per la quale “ ho potuto immergermi nel dolore – scrive- di tante famiglie chiamate, ogni giorno, ad aver cura di un loro caro sofferente. Con esemplare speranza, ma anche con infinita pazienza e spirito di sacrificio, padri, madri e figli si fanno carico di tutte le fatiche fisiche e morali di un ammalato. Sono una grande testimonianza per ciascuno di noi”.
E’ -questa- la chiave di lettura, che dà valore alla nota esplicativa della Quaresima, i cui significati morali e sociali sono ancorati all’importanza della Famiglia, identificata con i connotati distintivi di “piccola Chiesa domestica”. E’ la Famiglia -evidenzia Depalma – lo spazio vivo “in cui si concentrano tutte le esperienze dell’umano: la gioia, il dolore, la paura, la speranza, il fallimento, il successo. Desidero che lo sguardo della Chiesa di Nola, in questo tempo forte che ci prepara alla resurrezione del Signore Gesù sia rivolto alla famiglia, riconoscendola pienamente come nucleo fondante della comunità cristiana e della comunità civile”.
Nella rappresentazione della centralità della Famiglia nel tessuto sociale, il presule riafferma e ri-definisce con nettezza di espressione i postulati della visione solidale cristiana; postulati di carità viva, con cui permeare la vita e riconducibili, in senso ampio, alle spirito delle “opere di misericordia corporali e spirituali”, che sono di basilare rilievo per il cristiano e il cattolico, che sia coerente con se stesso nella professione e nella pratica di fede. E sotto questo profilo il vescovo Depalma richiama la tradizione della “visita alle famiglie”, molto diffusa ed osservata nel passato, quando l’afflato comunitario prevaleva nelle relazioni sociali ed interpersonali; relazioni, che nella contemporaneità sono sempre più rese atomizzate e frastagliate dalla fluidità delle trasformazioni costanti e rapide della società multiforme e “liquida”, in cui scienza e tecnologia hanno impresso- ed imprimono sempre più- al cammino della civiltà straordinari ed innovativi impulsi, mentre culture, usanze e costumi, uscendo dai loro gusci, sono diventate monadi a finestre aperte con scambievoli influssi di ricca e pura contaminazione, connotando il tempo presente.
E’ il richiamo, quello della “visita alle famiglie”, con cui il presule esprime, tuttavia, l’esigenza del recupero e della valorizzazione della dimensione umana nei rapporti sociali, per rimuovere quelle chiusure egoistiche e particolaristiche proprie dell’”avere” e dell’assillante ricerca dell’”avere” , la cui aridità deprime e isterilisce l’ “essere” della civile convivenza, facendola sfilacciare e regredire verso la solitudine, il ripiegamento su se stessi, fino al nulla esistenziale. “Con il tempo, la pratica della visita alle famiglie- sottolinea Depalma– si è allentata o, in alcuni casi, burocratizzata. Sin dalle origini, invece, questa dinamica di uscita- dalla sacrestia verso le case che odorano di vita reale- rappresenta un modo concreto , con cui la comunità cristiana si rende “presenza” nell’esistenza quotidiana delle persone. Varcando la soglia di una casa, la Chiesa dice a chi vi abita: “Eccomi, sono qui. Non ho nulla da chiedere. Non pretendo nulla. Ma ci sono, ci sono per ciò che ti occorre e per ciò che sono in grado di offrire”.
Da questa riflessione, il vescovo Depalma fa derivare l’auspicio di vivere il tempo della Quaresima, in modo che “ la comunità cristiana per intero-non solo i parroci, ma parroci e laici insieme- assumano l’impegno di visitare ogni famiglia. Adattando orari e ritmi della vita parrocchiale a questo impegno prioritario, avendo cura di incontrare, per un veloce e affettuoso saluto, anche chi ha tempi familiari che cozzano con le nostre abitudini e le nostre routines ”…..”Sono certo- aggiunge- che questo gesto possa essere un balsamo per le nostre comunità: incontrare donne e uomini, che dedicano le migliori energie alle cure di una persona anziana o di un familiare malato o disabile, giovani in difficoltà e bisognosi di una parola buona, bambini gioiosi e allegri…Questo “faccia a faccia” con la vita, fuori dalle nostre stanze e dai nostri “riti”, non può che rinvigorire l’anima e dare più concretezza ai nostri progetti pastorali, nonché aiutare alla riscoperta dell’autentica vocazione e missione della comunità cristiana”.