Nell’ultima settimana abbiamo assistito ad una diminuzione dei prezzi delle nocciole sul mercato turco di circa il 10%; in realtà questa diminuzione è stata in parte compensata da un aumento della lira turca che si è apprezzata sull’euro di circa il 5%: i due fenomeni si sono verificati nelle stesse giornate per cui è facile pensare che siano strettamente correlati. A prescindere quindi da questo duplice fenomeno che in parte minimizza la diminuzione del prezzo delle nocciole in Italia, vogliamo fare un’analisi più approfondita del fenomeno per spiegare che quanto accaduto questa settimana può determinare, per il futuro, un ulteriore aumento di prezzo delle nocciole. Come riportato negli scorsi articoli, il mercato 2015 si presenta con una scopertura di nocciole pari al 30% del fabbisogno mondiale: si stima infatti una produzione mondiale, Turchia più resto del mondo, pari a 700.000 tonnellate rispetto ad un consumo annuo mondiale pari a 900.000 tonnellate. Da qui la nostra previsione che ipotizzava, per il futuro, un aumento dei prezzi di circa il 30% rispetto ai valori registrati la scorsa settimana. Perché allora questa settimana abbiamo assistito ad una diminuzione dei prezzi? E perché ciò potrebbe addirittura contribuire ad un maggiore incremento dei prezzi futuri, superiore anche alle nostre previsioni del 30%? Alla prima domanda è facile rispondere analizzando le curve di vendita delle nocciole rispetto alle curve di variazione dei prezzi. Questa analisi mostra come i produttori tendano a vendere nelle fasi calanti del mercato per un effetto panico che si genera. I commercianti di nocciole conoscono bene questo comportamento e per questo hanno deciso di tenere basso il prezzo nell’ultima settimana. Paradossalmente e contro ogni logica di mercato, per superare la fase di stallo in cui eravamo (non c’erano vendite sul mercato nonostante i prezzi continuassero ad aumentare) si è cercato di agire sull’emotività dei produttori di nocciole. Se, come è facile immaginare, qualche produttore di nocciole cadrà nella trappola tesa dal mercato, questo comportamento determinerà un effetto positivo sull’aumento futuro dei prezzi: immettendo prodotto sul mercato ad un prezzo più basso, si contribuirà ad aumentare il consumo di nocciole e quindi ad aumentare la forbice tra la domanda mondiale e l’offerta disponibile. I produttori che quindi decideranno di vendere in questo momento, favoriranno coloro che manterranno il loro prodotto nei magazzini. Ciò che accadrà quindi è che i produttori più deboli emotivamente o economicamente favoriranno i loro colleghi dal sangue freddo. A queste conclusioni è arrivata anche l’organizzazione dei produttori di nocciole turche che invita i produttori a non farsi prendere dal panico. Un ultimo riferimento va agli intermediari/sgusciatori/sansari che, come ricorderete, avevamo più volte accusato di tenere i prezzi bassi, in un contesto in cui il mercato mondiale pagava le nocciole circa 100€ al quintale in più rispetto al mercato nolano/irpino. La diminuzione di prezzo dell’ultima settimana, anche se ha determinato una diminuzione di circa il 5% del valore del prodotto posseduto dai produttori, per loro invece ha determinato un abbattimento di circa il 50% della loro marginalità. I magazzini degli sgusciatori infatti erano pieni di nocciole comprate a circa €300 al quintale e che nel giro di qualche settimana si erano rivalutate fino a €400 al quintale; ritornare al prezzo di €350 al quintale ha voluto dire per loro aver dimezzato i loro guadagni. Ci sentiamo comunque di ribadire quanto già riportato negli scorsi articoli: ovvero il prezzo delle nocciole è destinato a salire e questa fase deve essere etichettata, così come riportato da fonti turche, come una guerra di nervi posta in atto dai commercianti di nocciole per contrastare l’eccesso di fiducia dei produttori. I commercianti di nocciole però non hanno fatto i conti con i produttori i quali oggi sono a tutti gli effetti operatori professionisti di mercato consapevoli, informati, che si scambiano notizie sui social con i loro colleghi di altre nazioni e che hanno tolto ”l’anello dal naso” già da qualche anno.