Dopo le nostre previsioni di settimana scorsa, pubblichiamo, a grande richiesta, un nuovo aggiornamento dei prezzi. In questa settimana stiamo assistendo ad una diminuzione del prezzo della nocciola piemontese Igp e ad un incremento del prezzo delle nocciole campane. Cosa sta succedendo? Il mercato sta semplicemente prendendo consapevolezza di quello che già da tempo a noi era chiaro ovvero che nel mondo c’è carenza di offerta di nocciole “generaliste”: mancano cioè le nocciole per produrre la granella e tutti quei semilavorati utilizzati dalle aziende dolciarie di trasformazione (Ferrero compreso) tanto che la forchetta di prezzi tra il prodotto di qualità piemonte Igp (che ha un mercato di nicchia e separato dalle nocciole del nostro territorio) e quello Irpino/Nolano si sta sempre di più assottigliando a favore di un aumento di prezzi di quest’ultimo.
Siamo oramai a circa 8 euro al chilo sgusciato (per la qualità mista mortarella/san giovanni) e per la fine di ottobre c’è già chi scommette che non è improbabile trovare le nocciole a oltre 8,5 euro al chilo sgusciato (ovvero 400 euro al quintale per chi ha una resa di 470 grammi).
Se poi analizziamo il comportamento della Turchia e di quello della maggiore industria dolciaria del mondo (la Ferrero Spa) allora lo scenario è addirittura più roseo: l’Unione dei Produttori di Nocciole Turche ha dichiarato che punta a raggiungere una produzione di un milione di tonnellate entro il 2023.
Di pari passo la Ferrero sta firmando accordi con la regione Sicilia, la regione Lazio e la regione Piemonte per favorire lo sviluppo di nuovi terreni da coltivare a noccioleti anche perché, dal 2014, sono in corso i lavori per la costruzione della prima fabbrica Ferrero in Cina che diventerà operativa a partire dal prossimo anno. Possiamo dunque immaginare cosa potrà succedere ai prezzi quando anche la Cina comincerà a conoscere i prodotti Ferrero il cui ingrediente principale è la nocciola.
Come ultimo fattore ma non per questo meno importante, i nuovi studi dei nutrizionisti di tutto il mondo indicano i benefici della frutta secca, ed in particolare delle nocciole, in quanto alimento molto ricco di grassi buoni che oltre a prevenire l’insorgenza di patologie cardiovascolari, ha la proprietà di abbassare il livello di colesterolo cattivo nel sangue.
Inoltre le nocciole sono apprezzate da coloro che effettuano attività sportiva poiché oltre ad essere altamente digeribili sono anche ricche di minerali (calcio, fosforo, potassio, manganese, rame, selenio, zinco, ferro e magnesio).
Ecco svelato quindi il perché sia il mercato Turco che la Ferrero puntano a incrementare la produzione di nocciole nei prossimi anni. In questo momento però il coltello è dalla parte dei coltivatori poiché, a fronte di una domanda mondiale in costante crescita (stime affidabili parlano di un consumo già superiore al milione di tonnellate), un noccioleto necessita di almeno 6-7 anni per avere una produzione significativa cosa che fa presagire che, almeno fino al 2020, registreremo prezzi come quelli attuali (circa 8 euro al chilo sgusciato).
In questo scenario, l’unica variabile, tra l’altro immotivata, che potrebbe compromettere le analisi sopra riportate, sarebbe il comportamento dei produttori di nocciole nel caso questi decidessero, in massa e a brevissimo termine, di vendere il loro prodotto. Questo comportamento potrebbe riattivare comportamenti speculativi delle fabbriche di trasformazione così come abbiamo già assistito nelle primissime settimane successive alla raccolta.
Una ultima curiosità che la dice lunga su come interpretare la situazione attuale: vi ricordate quando i prezzi erano bassi e gli intermediari (“sansari”) parlavano solo del prezzo al chilo sgusciato? Adesso provate a chiedere il prezzo in giro e vi risponderanno con il prezzo in guscio… quando c’è una forte domanda e quindi il prezzo è atteso in salita, si compra a scatola chiusa.