Il Godot del riordino delle Autonomie locali aveva già bussato alle porte dei “palazzi–nicchia” dei ceti politici ed amministrativi, con la legge del 1990, non solo prefigurando il disegno delle Unioni e delle Fusioni tra i Comuni, ma anche modellando per le città capoluogo regionali e di provincia, con i particolare rilevanza per indici demografici e strutture produttive, l’innovativo assetto di Città metropolitane. Due opzioni che rispondevano alle istanze dell’Unione europea, in ragione anche e soprattutto degli effetti del dopo-crollo del Muro di Berlino e del crescente consolidarsi dell’internazionalizzazione dei mercati. A Godot, però, non fu aperto neanche uno spiraglio dei “palazzi–nicchia”, con gli occupanti impegnati a far finta di niente- chi più, chi meno- o di…attenderlo, nella più accondiscendente delle ipotesi.
Poi, Godot – nella seconda parte del decorso decennio, quando la crisi dell’economia montava dagli Stati Uniti d’America all’Europa comunitaria- aveva assunto le vesti delle leggi finanziarie, ispirate dal ministro Tremonti, nel governo-Berlusconi, prospettando segnatamente per i Comuni piccoli e medi l’efficacia dell’associazionismo dei servizi e delle funzioni. Una scelta facoltativa, da farsi, per porre i conti realmente in ordine, senza bilanci fasulli in larga parte tarati per entrate non più esigibili, specie negli Enti locali del Sud, e realizzare le tanto conclamate ed auspicate economie di scala, senza le quali la fiscalità locale non può strutturalmente essere alleggerita.
Ma anche il nuovo Godot restò illustre …sconosciuto, senza diritto d’ascolto e di accesso ai “palazzi–nicchia”. Identica sorte o quasi gli toccò con il governo-Monti, pur con la stringente normativa della spending review, e, sulla sua scia, la stessa…sorte fu riservata al governo-Letta, anche se l’uno e l’altro governo hanno il pieno merito di aver posto le condizioni politiche per la svolta, nel dare contenuti attuativi alle coordinate generali della legge del riordino delle Autonomie locali di oltre venti anni fa, adeguate all’oggi, prima con il “Salva Italia” e poi con il progetto legislativo, sottoscritto da Graziano Delrio, diventato normativa vigente giovedì scorso. Godot non va atteso. E’ proprio arrivato ed il Parlamento ha aperto le porte dei palazzi–nicchia, restate finora sbarrate. I giochi delle….tre carte o delle campanelle non sono più ammessi. Per i Comuni – piccoli e medi- le funzioni fondamentali obbligatoriamente devono essere esercitate in forma di Unione, meglio ancora, se in forma di Fusione, per costituire delle entità amministrative organiche e coerenti con le realtà dei territori e degli indici demografici, che non possono essere più circoscritti a qualche migliaio di abitanti. E sono del tutto residuali le funzioni il cui esercizio associato è reso facoltativo. Sotto questo aspetto, non solo è chiaro, ma anche ben vincolante Il dettato della legge di riforma Delrio, che non azzera le Province, ma le priva solo degli organi elettivi, valorizzando al meglio, invece, il ruolo dei Comuni e delle correlate Unioni, aprendo l’iter per l’istituzione delle nove Città metropolitane, tra cui quelle di Milano, Genova, Bari, Palermo e Napoli, mentre Roma avrà uno status speciale. Ed entro la prima settimana di luglio prossimo l’agenda istitutiva delle Città metropolitane va chiusa.
Il percorso è tracciato e va seguito, recuperato i ritardi accumulati. Un recupero, ch’è di cultura politica innovativa, che abbia come cardine l’”amministrare nella normalità”. E’ un recupero da compiere tutto in salita, superando la sclerosi in cui da trent’anni ormai versano i partiti e quanti li rappresentano, inchiodati nel vuoto dell’autoreferenzialità priva di idee e che non conduce da nessuna parte. Una condizione, che ha generato soltanto lo sfilacciamento dei valori della territorialità e la fuga della generalità dei cittadini dall’approccio con la politica come servizio per il bene comune. In questo quadro si colloca il programma per la conoscenza delle pratiche di buona e corretta amministrazione degli Enti locali, secondo le direttrici disegnate proprio dalla legge di riforma Delrio per l’associazionismo di servizi e funzioni; programma, messo a punto dall’Assessorato regionale per le Autonomie locali della Campania, con il supporto degli esperti del Formez-Pubblica amministrazione. I temi del programma concernono le disposizioni della spending review, i profili dell’obbligatorietà dell’associazionismo e le modalità di attuazione dei Sistemi territoriali di sviluppo e delle tipologie associative, per rapportarsi all’attuazione dei programmi d’intervento, finanziati dall’Unione europea, soprattutto di ordine strutturale per la valorizzazione dei territori. E sono note e di lunga data le inadeguatezze di progettualità dei Comuni nel rapportarsi con Bruxelles, che richiede la capacità di “fare sistema e rete territoriale intercomunale”, per concedere finanziamenti mirati sulle politiche di sviluppo sociale e produttivo.
La partecipazione al programma di conoscenza ed informazione per le importanti tematiche, appena indicate, impegna e coinvolge gli amministratori locali ed i sindaci, convocati in audizione nell’Auditorium del palazzo della Regione-Campania, in via Don Bosco, al Centro direzionale, a Napoli. E’ un…corso, per dir così, accelerato, iniziato nell’odierna giornata con gli amministratori dei Comuni della provincia di Avellino, domani sarà il turno degli amministratori dei Comuni della provincia di Benevento, dopo domani, giovedì, sarà il turno degli amministratori locali della provincia di Salerno ed il 16 aprile toccherà agli amministratori comunali delle province di Caserta e Napoli.