Poco ad ovest del Vesuvio, a meno di 15km dalle sue falde una serie di rilievi collinari con una massima elevazione di 460m sul livello del mare nasconde un pericolo ben più grave. Si tratta dell’area vulcanica dei Campi Flegrei conosciuta per i fenomeni di sollevamento del suolo (bradisismo) che affliggono da sempre il comune di Pozzuoli e venuta prepotentemente alla ribalta negli anni 80, precisamente tra l’82 e l’84 per una crisi sismica che mise in ginocchio tutta l’area causando l’evacuazione di migliaia di persone. Ebbene il Vulcano Flegreo è uno dei dieci supervulcani esistenti al mondo. Sono solo 10 e in questi 10 non rientrano ne il Vesuvio, ne il Pinatubo o il Krakatoa, ne il Tambora, il Kilauea, il Monte Pelee o il monte Saint Elen che sono responsabili delle peggiori catastrofi della storia dell’uomo. Un supervulcano è molto peggio, un supervulcano è una struttura la cui eruzione può modificare radicalmente il paesaggioper decine o centinaia di chilometri e condizionare pesantemente il clima a livello mondiale per diversi anni, con effetti cataclismatici sulla vita stessa del pianeta e dell’uomo. Non parliamo quindi di effetti locali ma di effetti globali. Gli apparati vulcanici più pericolosi ascrivibili a questa categoria sono solo tre, Yellowstone negli Stati Uniti, il Lago Toba in Indonesia ed i Campi Flegrei in Italia. Insomma l’Italia nel suo piccolo ha anche un supervulcano e dei peggiori! La caldera flegrea ha un raggio di 15km e nella sua ancora controversa storia geologica si riconoscono almeno due catastrofiche eruzioni, la prima (eruzione dell’Ignimbrite campana) avvenuta circa 40mila anni fa con un’espulsione di materiale vulcanico compresa tra i 200 ed i 250km cubi, si chilometri cubi! La seconda (eruzione del Tufo Giallo Napoletano) avvenuta circa 15mila anni fa con un’espulsione di materiale vulcanico di circa 40 chilometri cubi. Tra le due enormi eruzioni e successivamente a quella del tufo giallo, tutta una serie di eventi eruttivi minori hanno creato la struttura attuale dell’area. L’ultima eruzione storica risale all’anno 1538 quando in una settimana o poco più, dal fondo del mare in una piccola baia vicino Pozzuoli spuntò un vulcano (Monte nuovo) che distrusse ogni cosa per un raggio di qualche chilometro. Ebbene non tutti sanno o forse ricordano eccetto gli abitanti dell’area, che nella crisi sismica degli anni ‘80 si temette il peggio, gli sciami sismici arrivarono a toccare le 500 scosse di terremoto al giorno, chiari sintomi di un’eruzione imminente! Senza contare poi gli eventi sismici di magnitudo superiore al 3.5 e persino al 4.0 (con punte massime di 4.5 che a causa della scarsa profondità degli epicentri risultarono altamente lesivi per gli edifici provocando numerosi crolli. L’eruzione per fortuna non ci fu, il sollevamento del suolo che nei due anni della crisi raggiunse quasi i 2 metri si arrestò nel 1985 e la cronaca eccetto casi rari di piccoli sciami, da allora non si è mai occupata in modo particolare del gigante addormentato. Solo di recente la comunità scientifica ha cominciato a preoccuparsi per i pericoli collegati ad una eventuale eruzione dei Campi Flegrei che non coinvolgerebbe solo Napoli o la Campania, ma tutta l’Italia e persino l’intero pianeta a causa di un mutamento climatico globale causato dalle abnormi emissioni di cenere vulcanica. E’ stato stimato che la probabilità che il vulcano flegreo erutti nei prossimi 100 anni è dell’1%, una probabilità che rapportata al grado di pericolosità diventa elevatissima. Abbandonata persino l’indagine scientifica che si stava conducendo nell’area attraverso carotaggi profondi, per paura di “risposte” impreviste del vulcano. Il Vesuvio rispetto ai Campi Flegrei? Un ragazzino con un sasso in mano al confronto di un reggimento di soldati dei reparti speciali armati fino ai denti!