“Lo sospettano da tempo, ma ora sostengono di avere le prove. «C’è traccia di idrocarburi nell’acqua della diga del Pertusillo». La scoperta è dell’Ehpa (Associazione per la tutela della salute e dell’ambiente di Basilicata) che, in collaborazione con l’Oipa (le guardie eco-zoofile di Potenza), ha realizzato l’analisi di un campione “di saggio” dei sedimenti dell’invaso per “valutare – si legge in un comunicato diffuso dall’associazione – le concentrazioni di metalli e di idrocarburi e per meglio definire il grado di contaminazione del lago del Pertusillo”.
Quell’acqua finisce nei campi oppure sulle tavole di Puglia e Basilicata e in piccola parte della Campania. Per il consumo umano vengono potabilizzate (rimuovendo le sostanze contaminanti dall’acqua grezza per ottenere un’acqua che sia pura abbastanza per il normale consumo domestico) ma, mentre la potabilizzazione riduce o addirittura azzera l’inquinamento microbiologico, “resta preoccupante – secondo la professoressa Albina Colella, presidente dell’associazione Ehpa – la situazione dei metalli e degli idrocarburi presenti, perché non sono facilmente eliminabili con i trattamenti ordinariamente possibili con gli impianti di potabilizzazione in uso”. Dalle analisi risultano “anomalie sugli inquinanti presenti nell’invaso, con concentrazioni superiori ai valori soglia per gli idrocarburi e per alcuni metalli”.
Ma come è stata effettuata l’analisi? “Il campione – spiega la geologa – è stato prelevato il 2 luglio con una benna all’interfaccia acqua-sedimento nello sbarramento della diga e conservato secondo norma. Poi è stato analizzato in un laboratorio fuori regione”. I risultati sono preoccupanti. “Le analisi dei sedimenti del Pertusillo – sostiene la presidente dell’associazione – hanno documentato condizioni critiche del fondo del lago, come era prevedibile. Sono dunque evidenti le gravi problematiche ambientali, dovute a periodiche fioriture di alghe rosse, a moria di pesci, a forte inquinamento microbiologico, a elevate concentrazioni di alcuni metalli e soprattutto di idrocarburi”.
Il direttore dell’Arpab Raffaele Vita prende atto dei risultati che l’associazione sostiene di aver raccolto e, raggiunto a telefono dalla “Gazzetta”, dice: «Invito l’associazione a fare con noi le analisi. Abbiamo programmato un monitoraggio che prevede una ventina di campionamenti al mese nella diga del Pertusillo. Lo faremo in modo scientifico e seguendo con precisione quello che prevede la legge»
A distanza di quattro anni, ecco cosa accade: le acque dell’invaso del Pertusillo destinate all’uso umano della Puglia e della Basilicata e di una parte della Campania: pesci morti e schiume. L’allarme viene dai cittadini che segnalano come nell’invaso del Pertusillo è comparsa schiuma in superficie e pesci morti.
Nell’invaso del Pertusillo, a causa di scarichi e soprattutto della presenza di trivelle petrolifere anche all’interno del parco nazionale dell’Appennino Lucano, le cui acque servono parte della Puglia, sta accadendo qualcosa di grave. Ancora una volta silenzio e “tutto apposto”?
I cittadini Lucani attendono di sapere dall’Agrobios e da ENI i risultati dello studio dei sedimenti dei carotaggi del Pertusillo realizzati nel maggio del 2014, dove comparivano degli interessanti straterelli nerastri. Ma ad oggi non vi sono riscontri.