Una significativa e interessante testimonianza della vita socio-culturale e politico-amministrativa della città bruniana e dell’area nolana, se ne va con Antonio Ambrosio, la cui fibra è stata fiaccata da un male refrattario ad ogni cura ed terribilmente aggressivo, sottraendolo agli affetti della famiglia, degli amici e di quanti avevano avuto modo di conoscerlo. Una testimonianza, intessuta di stile e garbo, fatta di discrezione e di perspicace acume intuitivo, ma anche di risolutezza e forti convinzioni, con incisiva capacità discorsiva e argomentativa. E mai sopra le righe del civile e franco conversare….
Tra qualche settimana avrebbe tagliato il traguardo dei 68 anni d’età- era nato il 25 settembre del 1947- per un percorso di normalità nello studio e nel lavoro, il cui lievito negli anni giovanili si era formato in quella palestra d’impegno civile e culturale, con ancoraggi alle istanze del cattolicesimo liberal-democratico, qual è stata l’Associazione, che si rapportava alla Federazione degli universitari cattolici italiani, la Fuci tout court, la cui sede – a lato dell’ingresso della seicentesca chiesa dell’Immacolata- apriva i battenti su piazza Matteotti. E la Fuci -va ricordato– costituiva in ambito locale e nazionale l’assetto terminale, per dir così, delle articolate ramificazioni organizzative del laicato, che si correlava con l’ Azione cattolica e con l’esercizio del suo ruolo anche di funzione collaterale alla Democrazia cristiana; funzione di collateralismo politico, che esaurì la propria ragion d’essere negli anni ‘70 del secolo scorso, per conferire priorità all’opzione strettamente religiosa, con la promozione dei valori del Vangelo.
LA FUCI PALESTRA DI CULTURA E IMPEGNO CIVILE
In realtà, la Fuci cittadina, che esprimeva e rappresentava il Pianeta-degli-universitari cattolici dell’intera Diocesi, tra le più antiche e popolose della cristianità e della Campania, inglobando le comunità parrocchiali della cosiddetta Bassa Irpinia e dell’area Nolano-vesuviana, con Pomigliano d’Arco , Torre Annunziata e Scafati, non restò particolarmente segnata dagli influssi e dalle sollecitazioni del collateralismo, sapendo essere plurale sul piano della ricerca culturale e dello spirito critico, per essere al ….passo con i tempi, coniugando il sano senso del passato e delle sue tradizioni con gli impulsi dell’innovazione e del pensiero, con cui si permeavano gli ormai irreversibili cambiamenti sociali in atto. Congressi, pubblici convegni e dibattiti nel Seminario vescovile e nella sede di piazza Matteotti compongono la bella trama della Fuci di quegli anni…. Una trama, in cui avevano ampio spazio le attività sportive, tra cui con l’organizzazione di Tornei di calcio d’Interfacoltà e di Tennis, per non dire dei Tornei di tennis da tavolo…..
Era la Fuci, di cui erano animatori don Filippo Menna, straordinario cultore e divulgatore di Filosofia e di Storia della Filosofia -prematuramente scomparso- Gino Buonauro, Gigino Conventi, Enrico Fedele, Saverio Sorice, Francesco Napolitano, Gigino Iorio, Maurizio Greco, Luigi Vecchione, Giancarlo Allocca, Raf Napoletano, Luciano Malagnini, Luigi De Sena e tanti altri ancora; e tutti hanno vissuto- e vivono- importanti esperienze di lavoro nelle libere professioni, nella pubblica amministrazione e negli organi dello Stato, con funzioni di vertice e di rilevante responsabilità.
IL RIFORMISMO CATTOLICO E IL RAPPORTO CON DE MITA
Antonio Ambrosio, “Tonino” per i familiari, gli amici e i conoscenti aveva studiato nel Liceo classico “Giosué Carducci ” ed aveva conseguito a pieni voti la laurea nella Facoltà di Economia e Commercio nell’Università degli Studi “Federico II”. Ha esercitato a lungo l’attività professionale a Napoli per aziende e imprese di caratura regionale e nazionale. Un’attività professionale intensa, con ampi e unanimi riconoscimenti per la competenza e padronanza nelle prestazioni, fino ad esercitare delicate e impegnative funzioni nei collegi sindacali di importanti società e nel Calcio Napoli, con la presidenza di Corrado Ferlaino . Un itinerario di attività lavorativa davvero ricco di soddisfazioni per “Tonino”….
Per Antonio Ambrosio la dimensione di partecipazione alla vita della città si coronò con l’impegno politico, con l’adesione alle istanze del riformismo cattolico, interpretate ed espresse nella Democrazia cristiana dalla “corrente” della Sinistra di base, fondata nel 1953 da Giovanni Marcora – con il supporto di Enrico Mattei l’innovatore che rilanciò il ruolo dell’Eni per promuovere la minore dipendenza possibile energetica dall’Estero per l’ Italia– la cui leadership sarà assunta proprio mezzo secolo fa da Ciriaco De Mita. E con l’ex-presidente del Consiglio – per Antonio Ambrosio– fu subito…feeling: avevano la stessa visione per il cambiamento sociale del Sud. Una prospettiva che doveva misurarsi, però, con ritardi e immobilismi stratificati e duri da rimuovere….
IL PROFILO DEL “PRIMO CIITADINO” E LE CONFLITTUALITA’PARTITICHE
Sulle tracce dell’impegno del professato riformismo cattolico, Antonio Ambrosio fu sindaco della città bruniana dall’ 85 all’86 e dal ’ 92 al ’93, alla guida di maggioranze “monocolori” scudocrociate, introducendo nuove ed efficaci modalità di svolgimento delle sedute dell’assemblea comunale, grazie alla presenza di consiglieri che esprimevano considerevoli livelli di conoscenze amministrative e padronanza delle tematiche da trattare anche nelle asprezze dialettiche del confronto politico. Si conoscevano, in quegli ambiti, la grammatica e la sintassi della politica….e c’era un congruo rapporto con la Madre-lingua. E basterà citare, a titolo esemplificativo, le figure di Gianfranco Manfredi, Felice Mauro, Gino Buonauro, Mimì De Falco e Michele Laudanno. Furono, però, fasi delicate e difficili , quelle in cui Ambrosio svolse il ruolo di “primo cittadino”; fasi, in cui i partiti erano attraversati dalla tabe del frazionismo e del protagonismo personalistico, che, a loro volta, albergavano soprattutto nella Dc, non aiutarono a far crescere la città. E, intanto, avevano dominato- e dominavano- i clan della camorra organizzata, mentre nel “palazzo” si susseguivano crisi amministrative a ciclo continuo, con sindaci che restavano in carica poco meno di un anno…
Antonio Ambrosio da amministratore attento ed aperto aveva chiare le prospettive, in cui Nola poteva realizzare compiutamente il suo ruolo di città media- nel cuore della Campania, con eccellenti collegamenti su gomma e linee ferrate verso le cinque province- connessa con la contemporaneità e le innovazioni conseguenti. Erano le prospettive, su cui convergeva la parte più sensibile e attiva del ceto politico cittadino , di cui erano importanti e attive componenti il Partito socialista e il Partito socialista democratico.
NOLA E IL TERZO MILLENNIO
Erano le prospettive, per le quali la città doveva assumere le funzioni di servizio per le politiche di coesione del territorio; funzioni, collegate con l’istituzione degli uffici giudiziari, del potenziamento degli uffici finanziari e della modernizzazione del sistema del “terziario” e dello sviluppo della logistica avanzata. E quella per l’istituzione del Tribunale fu un progetto, su cui Ambrosio si profuse con convinzione; progetto, nella cui attuazione si riconobbe l’intero ceto politico della città e del territorio. Un presidio di legalità e di sicurezza urbana per la vivibilità e le attività economiche dell’area nolano-vesuviana. Ed é ormai operante dall’aprile del 1994.
Esaurita la seconda esperienza di “primo cittadino”, Ambrosio si dedicò interamente- e ancora di più- alla famiglia e al lavoro. La politica- per scelta personale- finì in archivio. Ma ha lasciato di sé un importante retaggio: quello dell’impegno e della dedizione per il bene della città, con spirito di servizio. Integrale e disinteressato. Una lezione di vita…..