Teheran, 17 aprile 2014 – L’uomo era in attesa di essere impiccato, con la corda già intorno al collo, quando la madre del giovane iraniano che aveva ucciso in una lite di strada ha fermato l’esecuzione. Così ha avuto salva la vita Balal, condannato a morte per aver accoltellato un giovane quando aveva 19 anni a Nowshahr, nel nord dell’Iran.
La madre della vittima, Samereh Alinejad, accompagnata dal marito, un ex allenatore di calcio, è salita sul patibolo e si è avvicinata all’omicida, in piedi sulla sedia con una benda nera sugli occhi. Di fronte all’uomo che piangendo chiedeva pietà, la donna si è fermata, lo ha guardato in faccia e gli ha assestato uno schiaffo, sfilandogli poi il cappio.
Un gesto emotivo, ha spiegato lei stessa, che “mi ha aiutato a calmarmi”. “Ora che l’ho perdonato – ha continuato – mi sento sollevata. Sono una credente, ho avuto un sogno in cui mio figlio mi ha detto che era in pace e in un bel posto...”. “Dopo questo, tutti i miei familiari, anche mia madre, hanno fatto pressioni su di me per perdonare l’omicida”, ha aggiunto la donna, che 4 anni fa ha perso anche un altro figlio in un incidente stradale. “Sapete cosa vuol dire vivere in una casa vuota?”, aveva chiesto poco prima ad alta voce alla folla assiepata per assistere all’esecuzione.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, dall’inizio dell’anno oltre 170 persone sono state condotte al patibolo in Iran.