Da qualche giorno si indaga per omicidio colposo ma a fare una secca ipotesi di omicidio volontario è un giornalista cosentino Michele Santagata di www.laprovinciadiconsenza.it ecco cosa ha scritto nel suo articolo pubblicato il 9 marzo : “La morte del povero Federico è un omicidio. Non ci sono dubbi. E non serve Sherlock Holmes per capirlo. La scena del crimine, il famigerato Km 205,700 carreggiata sud della Salerno- Reggio Calabria, è palesemente artefatta. Agli assassini qualcosa deve essere andato storto. Avevano forse programmato un altro luogo per questo omicidio e qualcosa li ha costretti ad inscenare in fretta e furia una nuova pantomima senza potersi curare dei “dettagli”. Dovevano farlo volare da un viadotto. Qualcuno si era già preoccupato di far circolare questa notizia (che dovranno poi riformulare): Federico, mentre si recava nell’agro nocerino per incontrare la dottoressa Rusolillo (magari dopo aver fatto visita ai genitori a Botricello, o chissà da quale altro luogo), veniva colto da un colpo di sonno e l’auto finiva in fondo ad un viadotto di 30 metri. Questa era la versione concordata e gli assassini così avrebbero dovuto operare. Forse questo volo sarebbe dovuto avvenire proprio nella carreggiata nord da uno dei tanti viadotti presenti in quel tratto. Quello di San Leonardo (km 195 carreggiata nord) forse. Nei cui pressi, testimoni oculari la sera del 28 febbraio intorno alle 21,00 (due ore e mezza prima del presunto incidente in cui è incappato Federico, avvenuto al km 205,700 carreggiata sud), videro un grave incidente. Con tanto di auto della polizia, vigili del fuoco, e 118 (intervenuti, forse, per avallare una eventuale messa in scena, o magari per un lanciato allarme non “coordinato”, o forse, anticipato). Incidente che nonostante l’attendibilità dei nostri testimoni, sparisce da ogni carta, verbale. Non se ne trova traccia. Qualcosa, dicevamo, va storta, e lì, dove era stata preventivata la messa in scena non è più possibile operare. Gli assassini cercano di correre ai ripari. Molto probabilmente l’onesto Federico è già morto, e gli assassini che avrebbero dovuto farlo volare dal viadotto, si ritrovano col cadavere e impossibilitati ad agire sul luogo stabilito. I mandanti dell’omicidio contattano i loro sodali in loco e appresa la “notizia” di sopraggiunti problemi, subito si attivano. E’ rischioso muoversi avranno pensato. Tutto è programmato per quella sera di sabato. E in quel tratto. Scelto apposta per le sue caratteristiche: non è video sorvegliato ed è poco trafficato. E la giurisdizione di Castrovillari garantisce coperture ed eventuali insabbiamenti e soprattutto non sono tipi che fanno domande. Bisogna trovare un altro luogo in cui incidentare il bravo Federico, e anche in fretta. L’intoppo non previsto deve in qualche modo aver bruciato la carreggiata nord. E gli allerta, previsti sul viadotto, rientrano. Si smobilita dalla carreggiata nord. Ma il rischio è grande, perché la macchina delle bugie è già in moto. E bisogna bloccarla. Gli spioni che passano le notizie farlocche, come da piano, hanno già ordinato ai loro accoliti cosa comunicare. E mettono tutto in standby. Ma qualcuno non ha ricevuto il contrordine. Ordine a cui dovevano attenersi non solo per luogo e dinamica, ma anche aspettare l’ok per divulgarla (o già l’ordine conteneva un orario per la messa in rete della notizia). Infatti la stranezza è che per un incidente che avviene tra le 23,30 e le 23,45 (secondo il comunicato dell’Anas), che vede coinvolto un importante pm, il primo comunicato (farlocco) arriva alla stampa 11 ore dopo: la prima a battere la notizia è l’Adnkronos alle ore 10,57 del 1° marzo, che pubblica il comunicato dell’Anas. Ma qualcuno dei divulgatori, non ha ricevuto le “novità”, e con l’idea di bucare la notizia, Marco Di Caterino spara alle ore 9,46 (un’ ora e un quarto prima dell’Adnkronos) di domenica 1° marzo dalle colonne del il Mattino.it il titolone: “Tragico incidente in autostrada: muore Bisceglia, il pm che indagava sul caso Fortuna e sui reati ambientali. Auto fuori strada, volo di 30 metri. Ferita nello schianto una seconda persona”. Non dice “fuori strada” (come l’Anas) e basta. Specifica un viadotto di 30 metri. Avrebbe potuto dire genericamente viadotto. Ma invece no. Specifica. Come fa ad essere così preciso?
Impossibilitati ad andare avanti col loro piano nel luogo stabilito, decidono di spostarsi sull’altra carreggiata (sud), perché devono per forza restare nei “paraggi” (se finisco in un’ altra giurisdizione potrebbero trovare qualche giudice onesto che magari si mette a fare domande. E’ in quel territorio che hanno concordato le coperture). E inscenano l’incidente farlocco. Chiudono l’autostrada per 5 ore nel tratto loro interessato e si mettono al lavoro. Non possono fare molto. Non possono più dire che l’auto è volata da un viadotto di 30 metri, perché la dottoressa che viaggiava con lui è incolume. E scelgono il km 205,700. Evidentemente la dottoressa era il loro gancio e non doveva trovarsi in macchina. Serviva solo a “giustificare” il viaggio del buon Federico e metterlo sulla strada (carreggiata nord), dove avrebbe trovato la morte. Ma il cambio di carreggiata, a cui sono costretti, cambia anche la versione farlocca dei fatti. E la Russolillo è costretta a trovarsi in macchina con lui. Quindi non più da sud verso nord viaggiava il capace Federico, ma a cambio versione, da nord verso sud. Quindi se muore al km 205.700 dell’A3, carreggiata sud, vuol dire che è già passato dall’agro nocerino e ha caricato in macchina la dottoressa. La Russolillo, da semplice esca, deve collocarsi sulla scena del crimine, per forza. Altrimenti come spiegare i contatti con la dottoressa e quindi, il viaggio del valente Federico? Per cui il suo ultimo viaggio, nella nuova versione farlocca, così avviene: il giudice sarebbe partito da una non meglio specificata località della Toscana, per poi deviare durante il tragitto in direzione agro nocerino, per prelevare la Russolillo e dirigersi verso Botricello, per far visita ai propri familiari. Durante il viaggio, già imboccata la A3, ad una decina di chilometri da dove avrebbe trovato la morte (verosimilmente l’autogrill, o qualche area di sosta nei pressi), Federico e la Russolillo fanno una sosta (se ciò è vero basta guardare le immagini dell’autogrill). Eliminando così dalla prima versione la “causale” dell’incidente cioè: il colpo di sonno. Che qualche altro sbadato giornalista, nelle cronache del giorno dopo, aveva riportato. Alla confusione, ingeneratasi dall’intoppo, cerca di metterci una pezza l’Anas (o chi per loro). Che avendo già preparata la versione stabilita all’origine del piano di omicidio, si vede costretta ad approntarne un’altra. Ma le informazioni degli assassini che arrivano a chi deve stilare il nuovo comunicato, sono “concitate”. Non c’è chiarezza. Forse hanno il tempo che gli soffia sul collo. Evidentemente il tempo stringe. E poi c’è da andare a prendere la Russolillo (che non era previsto ci fosse). E servono almeno 2 o 3 ore di macchina. Perché lei deve essere lì. Sistemano alla meno peggio la scena del crimine. Annotano il chilometro. E inviano i dati. E l’Anas scrive: Km 205,700, A3, carreggiata sud, testacoda, rettilineo, impatto, barriere, fuori strada, nessun altro coinvolto. Parole messe in una sequenza che dire generico è dire poco. A leggere (e vi invito a farlo) gli altri comunicati dell’Anas, non si direbbe che “scrivono” sempre così. Sono dettagliati. Ma questo no. Cioè: dopo 11 ore dall’incidente che ha coinvolto un importante magistrato in prima linea contro le ecomafie, l’Anas è questo tutto quello che riesce a dire? Perché non c’è chiarezza nella dinamica e nelle cause di questo incidente? E’ troppo chiedere di leggere un verbale? Potete crederci o meno a questa mia ipotesi. Per smentirmi basta poco. E se non lo fanno, chiedetevi il perché! E se le parole non bastano riproponiamo la fotocronaca di questo presunto incidente. ” Le indagini da poco avviate sicuramente cercheranno di fare luce sulla vicenda e staremo a vedere se queste ipotesi anche verranno prese in considerazione dagli inquirenti.