Le barriere di protezione del viadotto Acqualonga della A16 Napoli-Canosa, dal quale il 28 luglio dell’anno scorso precipitò il bus, «non erano saldamente mantenute al suolo» in quanto «i perni che le avrebbero dovute ancorare sono stati corrosi dal sale utilizzato nei periodi invernali» quando in quel tratto autostradale, tra i caselli di Avellino e Baiano, c’è ghiaccio e neve, scrivono i quattro consulenti di ufficio nominati dalla procura.
La perizia, che consta di 650 pagine e contiene 1.500 allegati, in particolare punta l’indice sulla mancata manutenzione rispetto «ad un’azione di corrosione avvenuta negli anni»: «Se ci fosse stata una accorta manutenzione – scrivono i periti – le barriere avrebbero potuto contenere l’impatto del pullman ed evitare che precipitasse dal cavalcavia». Un altro elemento che i periti nelle loro conclusioni affidano ai magistrati, riguarda l’autobus: «Al momento dell’incidente, l’automezzo non aveva in funzione l’impianto frenante e nonostante questo l’autista del bus, Ciro Lametta (morto nell’incidente, ndr) ha fatto di tutto per tenere l’automezzo sulla carreggiata».