Esistobno elementi determinanti che scagionerebbero Massimo Giuseppe Bossetti dall’omicidio di Yara Gambirasio, secondo i legali dell’uomo. “Insieme all’avvocato Claudio Salvagni, stiamo prendendo in esame una serie di elementi che fin dall’inizio erano apparsi interessanti alla difesa e che adesso saranno sviluppati”. All’uscita dal carcere di via Gleno dopo l’incontro con il suo assistito Silvia Gazzetti, uno degli avvocati del presunto assassino, è apparsa più determinata e sicura.
L’avvocato chiamato – d’ufficio – a difendere il carpentiere 44enne di Mapello, rinchiuso in isolamento da dieci giorni con la pesante accusa di aver barbaramente ucciso Yara Gambirasio la sera del 26 novembre 2010, da martedì è affiancato da Claudio Salvagni, il legale di Como nominato dallo stesso Bossetti.
Una scelta, quella di Salvagni, un po’ a sorpresa, ma non troppo. L’avvocato comasco ha un passato come inquirente. Negli anni Novanta lavorava in procura a Como, nella polizia giudiziaria dell’allora pubblico ministero Vittorio Nessi. Poi l’ingresso nella polizia locale come ufficiale, quindi la scelta professionale che lo ha portato a sostenere l’esame di avvocato. L’arrivo di Salvagni sembra aver dato nuova linfa alla difesa di Massimo Bossetti. L’avvocato fin dall’inizio si è dichiarato certo dell’innocenza del carpentiere e sta analizzando il caso senza tralasciare alcun dettaglio.
A partire dall’indizio più pesante, ad oggi, in possesso degli inquirenti: quello delle tracce di Dna ritrovate sul cadavere della tredicenne di Brembate Sopra. I due avvocati avrebbero in mano una carta che scagionerebbe Bossetti, ma che – come annunciato – intendono rivelare solo in fase processuale. Un caso intrigato, che si sta trasformando in una corsa contro il tempo tra avvocati della difesa e inquirenti, impegnati nel frattempo a cercare nuovi elementi per incastrare Massimo Bossetti, anche in vista di un possibile giudizio immediato. Si cerca ancora l’arma del delitto, oltre al movente che lo ha causato.
Dopo il sequestro di due computer e di dieci telefonini (ora al vaglio per cercare qualche traccia legata al caso) a casa Bossetti, si stanno analizzando le immagini del distributore di benzina che la sera dell’uccisione di Yara avrebbero immortalato un furgone simile a quello del carpentiere di Mapello.