
In un giorno come oggi, l’8 aprile del 217 d.C., Marco Aurelio Antonino, meglio noto come Caracalla, imperatore romano, veniva assassinato nei pressi di Carrhae (oggi Harran, in Turchia), durante una campagna militare in Mesopotamia.
Secondo le fonti antiche, fu ucciso da un soldato della sua scorta su ordine del prefetto del pretorio Macrino, che avrebbe poi usurpato il trono imperiale. L’attentato avvenne mentre Caracalla si trovava momentaneamente isolato per un’esigenza personale: un’occasione perfetta per i congiurati.
Caracalla è passato alla storia come una figura controversa, segnata da atti di violenza e repressione – incluso il fratricidio del suo co-imperatore Geta – ma anche per un atto di straordinaria importanza politica e giuridica: la Constitutio Antoniniana del 212 d.C.
Con questo editto, concesse la cittadinanza romana a tutti gli uomini liberi dell’Impero, ampliando enormemente il corpo civico e rafforzando il potere imperiale.
Il suo regno fu breve ma intenso, e la sua morte segnò l’inizio di una nuova fase turbolenta nella storia dell’Impero, caratterizzata da instabilità e lotte di potere.