L’Associazione Il bucaneve di Maria Ronca, all’interno della rassegna letteraria Avellino in versi per l’anno 2022, è stata ben lieta di presentare, il 10 dicembre alle ore 17,00 presso la splendida sala Penta della Biblioteca Provinciale di Avellino, Olena, la sinossi poetica di Elena Opromolla edita dalla Multimage, Associazione Editoriale di attivisti della pace e della nonviolenza.
L’evento, programmato proprio per la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, è stato moderato dal noto giornalista Gianluca Amatucci, che ha introdotto e guidato gli interventi della Sociologa Maria Ronca, protagonista di tanti eventi di elevato livello culturale del capoluogo irpino, del Professore Pellegrino Caruso prefatore dell’opera, della Professoressa Gabriella Guidi, referente della Multimage ed attivista del Movimento Umanista nazionale ed internazionale, nonché dell’autrice del libro, Olena, Professoressa Elena Opromolla.
I numerosi convenuti hanno così potuto assaporare alcune liriche lette magistralmente dalla dottoressa Ines Urciuoli, intervallate dal suadente sassofono del Maestro Professore Pietro Mariconda.
Elena Opromolla, alla sua seconda esperienza editoriale, dopo la pubblicazione di Oltre la fiaba, della Multimage, nel 2017, destinato soprattutto a genitori ed educatori, ha partecipato, con la sua sinossi poetica Olena, all’ultima edizione del Bookcity di Milano, aggiudicandosi il primo posto al concorso letterario I fiori sull’acqua di Imola, giunto all’VIII edizione nell’anno in corso.
L’autrice durante il suo intervento ha centrato l’attenzione sul valore universale della poesia, sul suo potere catartico e sulla necessità di praticarla per poter canalizzare ed esprimere i sentimenti e le emozioni, che agitano e colorano lo Spirito Umano dei nostri tempi. Scrivere in prosa o in versi diventa un’attività che favorisce la capacità di ascoltarsi e di ascoltare l’altro e il mondo; induce l’autoliberazione e l’autoconoscenza, generando così atteggiamenti e comportamenti nonviolenti, più rispettosi dell’essere umano.
Elena Opromolla ha ricordato, nel suo intervento, Robert Lee Frost, noto ed importante poeta americano degli Anni Sessanta, che ha scritto: La poesia è quando un’emozione ha trovato il suo pensiero ed il pensiero ha trovato le parole.
Tale aforisma, ha continuato la poetessa, legittima così l’inclinazione dell’uomo di tutti i tempi a comporre poesie. Infatti anche Paolo Gambi, laureato in giurisprudenza e psicologo, fondatore del Movimento Rinascimento poetico, asserisce che non esiste epoca storica senza poeti.
La poesia è un prodotto immateriale dello Spirito Umano che fonde sentimento e ragione, psiche e ratio, prefigurandosi così come, intuito da Freud, quale privilegiata via d’accesso all’inconscio. Attraverso la poesia scritta, letta ed ascoltata è possibile epurare l’anima dal dolore, dall’amarezza, dalla rabbia, così come è accaduto a lei, all’autrice di Olena.
Da un punto di vista formale la poesia si configura come un prodotto ibrido e fecondo di parole e musica sin dalle origini. Le figure retoriche di suono sono appunto strategie della metrica per conferire ai componimenti la nota musicalità. Parliamo appunto delle figure retoriche dell’allitterazione, dell’onomatopea e della paronomasia.
Nella stanza della Segnatura ai Musei Vaticani, ha continuato l’autrice, la poesia viene raffigurata come una donna che reca in una mano un libro e nell’altra una lira, così come gli aedi greci, tra cui il grande Omero.
La poesia si presenta anche come una preghiera, così come dimostrato dai Salmi biblici, perché riesce ad esprimere concetti e stati d’animo universali, che alleggeriscono il peso dell’esistenza.
Paolo Gambi considera Maestri della poesia Omero, Dante, Shakespeare, Borges, Bukowski, Pascoli, D’Annunzio, alla cui fonte si abbevera quotidianamente, tuttavia definisce la poesia come una capacità dello Spirito Umano e come tale può essere esercitata da tutti. Essa permette di rendere semplici argomenti che altrimenti sembrerebbero complicati.
Il Gambi ha rilevato che anche i ragazzini sui social scrivono poesie. Per questo motivo è necessario liberare la poesia dal supporto della sola carta e farla uscire fuori dal mondo “iperuranio” nella quale l’hanno relegata i circoli chiusi dei Nobel mancati. Essa deve essere declamata, deve librarsi nell’aria e, come dice il Gambi, deve essere sdoganata, scrivendola sui muri, sui corpi e nei teatri. La poesia deve ibridare insomma ogni forma d’arte. Essa deve farci comprendere cosa conta davvero, deve farci vedere l’infinito dove la Natura è maestra.
La poesia non deve essere discriminatoria. Tutti potenzialmente sono poeti.
Essa è un ponte tra il mistero dentro di noi ed il mistero fuori di noi.
Con un chiaro accenno al futuro, la scrittrice ha concluso l’evento, asserendo che la poesia deve utilizzare anche la tecnologia e illuminare la rivoluzione globale che stiamo attraversando.