Pensieri, riflessioni ed opinioni di Salvatore Guerriero, Presidente Nazionale ed Internazionale della CONFEDERAZIONE DELLE IMPRESE NEL MONDO e Direttore Generale AGENZIA EUROMEDITERRANEA DI SVILUPPO
Le recenti manovre nel settore bancario europeo stanno sollevando interrogativi sulla nazionalità e sull’identità delle principali istituzioni finanziarie. UniCredit, il sesto gruppo bancario europeo, con 15 milioni di clienti, 77 mila dipendenti e una capitalizzazione di 60 miliardi di euro, è un esempio emblematico di queste dinamiche.
Un’identità pan-europea con radici italiane
UniCredit si definisce una banca pan-europea grazie alla sua ampia presenza in diversi mercati, tra cui Germania, Austria e i paesi dell’Europa dell’Est. Nonostante la sua sede legale a Milano e un management italiano, la banca non ha un azionista di riferimento: il maggiore, BlackRock, detiene solo il 5% delle azioni. Questo rende UniCredit un esempio di istituzione finanziaria con un’identità sovranazionale, in linea con le dinamiche globali dei mercati.
Le fusioni e il consolidamento bancario
Nel panorama europeo, il consolidamento bancario è un fenomeno in crescita, volto a rafforzare i grandi gruppi e garantire maggiore stabilità finanziaria. Tuttavia, queste operazioni spesso generano tensioni geopolitiche. Un esempio recente è l’intenzione di UniCredit di aumentare la propria partecipazione in Commerzbank, uno dei principali istituti tedeschi. Il governo tedesco ha espresso preoccupazioni, sottolineando l’importanza di mantenere il controllo nazionale su istituzioni strategiche.
Le conseguenze sul territorio
Le fusioni bancarie non hanno solo implicazioni geopolitiche, ma anche un impatto tangibile sui territori. Questi processi, pur rafforzando i poli bancari e offrendo potenziali vantaggi per risparmiatori e investitori, comportano spesso tagli occupazionali e una riduzione dei servizi. In Italia, oltre il 40% dei comuni è ormai privo di uno sportello bancario, una realtà che penalizza soprattutto le aree periferiche e le piccole imprese, aumentando il divario tra grandi centri urbani e territori marginalizzati.
Un equilibrio tra efficienza e inclusione
Il settore bancario deve affrontare una sfida cruciale: bilanciare la necessità di consolidamento e modernizzazione con l’esigenza di garantire servizi accessibili e inclusivi. Le piccole e medie imprese, spina dorsale dell’economia italiana, necessitano di un sistema finanziario che non solo supporti i grandi investitori, ma che sia anche capace di rispondere alle esigenze locali e di sostenere lo sviluppo territoriale.
Conclusioni
Le fusioni bancarie rappresentano una doppia faccia della stessa medaglia: da un lato, promuovono stabilità e competitività nel mercato globale, dall’altro rischiano di impoverire i territori, lasciando scoperti ampi settori della popolazione e dell’imprenditoria. È fondamentale che queste operazioni siano accompagnate da politiche capaci di tutelare l’occupazione, mantenere una rete capillare di servizi e valorizzare il tessuto economico locale, evitando di aggravare ulteriormente le disuguaglianze territoriali.
Le PMI italiane devono essere consapevoli di queste dinamiche e pronte ad adattarsi, chiedendo al contempo un dialogo più stretto con le istituzioni finanziarie per garantire un accesso equo e diffuso al credito e ai servizi.