di Felice Sorrentino
Gli americani non sono né santi né buoni, però non sono neanche fessi. L’esercito governativo afghano sulla carta contava oltre 350.000 uomini addestrati dai migliori eserciti mondiali ed equipaggiati di droni da combattimento, migliaia di aerei e armi sicuramente più avanzate dei 60.000 talebani che con facilità si sono ripresi il paese quasi senza combattere. E allora come hanno fatto a tornare?
A raccontare la verità sono non pochi generali e soldati, sia americani che afghani che al Washington post e al NY Times rivelano che in realtà l’esercito afghano era in numero molto inferiore a quello dichiarato, così da intascare e spartire tra funzionari corrotti gli stipendi (esigui) relativi al numero gonfiato dei soldati dell’esercito.
Si parla anche di quelli distaccati in zone rurali a cui spesso mancavano addirittura i pasti e che in cambio di soldi e con la promessa di essere risparmiati, cedevano le loro armi ai talebani. Armi che valevano più degli stipendi che il più delle volte non arrivava. Come non arrivavano i rinforzi e i rifornimenti a quelle stesse basi, anche di alcune capitali, che hanno cercato per qualche giorno di contrastare l’avanzata dei talebani. In questo caso, va detto, i rifornimenti a queste basi si basava sul modello americano che predilige le vie aeree ma avendo gli Stati Uniti ritirato le migliaia di aerei destinati anche a queste operazioni, le basi sono cadute in pochi giorni in mano ai nemici con i soldati demoralizzati che cercavano di patteggiare una resa per salvarsi la pelle.
Una scelta, quella della resa, fatta soprattutto dai comandanti delle divisioni delle varie tribù che non solo non si sono mai sentiti parte di un popolo afghano unito, ma che hanno subito il contraccolpo psicologico dopo l’accordo di Doha tra Trump e i Talebani lasciando fuori il governo nazionale. In quel momento capirono che da soli sarebbero caduti sotto l’avanzata dei talebani senza l’aiuto dei contingenti stranieri perché sapevano dell’’inconsistenza dell’esercito nazionale e di tutta la corruzione e la disorganizzazione che regna al suo interno.
Detto questo. Chi ha lucrato e si è arricchito in questi vent’anni è già scappato. Le pene, come sempre, le pagheranno i civili e chi ha creduto in quella democrazia utopica importata dall’occidente colonialista.