LA SCELTA DEL CAST…
Difficile, quasi impossibile superare il lavoro svolto con il capitolo precedente, eppure Nolan ci riesce. Riesce non solo a superare se stesso, ma anche a superare tutti gli altri film del genere e non. Questo film rappresenta il cinecomic per eccellenza, ma non solo.
Rientra di diritto come uno dei migliori film mai realizzati (e non solo di Batman).
Mai come in questo capitolo, Batman ne esce sconfitto. È un eroe caduto. Lo stesso titolo del film fa comprendere bene il concetto. Non c’è alcun “Batman” nel titolo, ma solo “Il cavaliere scuro”, ad evidenziare ancor più il concetto di come questo film, essenzialmente, sia un lungometraggio con Batman e non su Batman. Ritorna gran parte del cast precedente, con la sostituzione di uno dei punti deboli del film precedente Katie Holmes, che in questo capitolo viene sostituita da Maggie Gyllenhaal.
Come anticipato nel finale di “Batman Begins” il villan principale di questo capolavoro allo stato puro dell’arte è il Joker, interpretato in maniera magistrale dal compianto Heath Ledger, che vinse anche un oscar postumo all’uscita di tale film per il ruolo del clown principe del crimine. Altro antagonista del film è Harvey Dent, interpretato da Aaron Edward Eckhar.
IL FILM…
Come sarebbe il mondo se i supereroi esistessero realmente?
In questo lungometraggio lo scopriamo: un racconto che mette Batman alle strette ferendolo dentro, nell’angolo più insito. Difatti, Nolan prende Batman e lo fa letteralmente a pezzi.
Lo fa cadere, riuscendo a tirarne fuori l’essenza. Basti pensare al fatto che il nome pubblico dell’eroe non compare nel titolo. Nolan punta a ribaltare il punto di vista dell’icona: Batman non viene innalzato a paladino senza macchia.
L’eroe non ispira affatto il bene, bensì il male, così la criminalità di una Gotham instabile. Tanto instabile da genere il Joker. Da qui la necessità di eleggere l’apparentemente incorruttibile Harvey Dent.
In questo film il Joker è una sorta di entità. Su di lui non si sa nulla. Non vi è alcuna un origin story. Appare e scompare dal nulla. Si lecca le labbra e ride sulle disgrazie altrui. Non si sa nulla di lui Anche il fatto che ogni volta racconta una storia diversa sull’origine delle sue cicatrici, suscita inquietudine ogni volta che lo si vede apparire sullo schermo.
È semplicemente un agente del caos. Questo villan non vuole soldi, lui vive per vivere… il caos. Nella sua anarchia esiste il caos, perchè lo ritiene equo e giusto; lo ritiene casuale, perchè può colpire chiunque. Joker usa Harvey Dent per dimostrare a Gotham che in fondo nessuno è incorruttibile. In alcune scene, proprio come accaduto nel 2001 per le Torri Gemelle di New York (a cui il film richiama anche visivamente, con i vetri rotti, le finestre che esplodono e i palazzi che si accasciano su se stessi), gli attacchi arrivano quasi sempre in un maniera del tutto inaspettata (perché senza apparente motivo) e colpiscono i punti nevralgici di Gotham.
In questo secondo capitolo, Nolan mette in scena il gioco di società delle due navi per dimostrare a Batman che la gente si nutre solo di egoismo e pregiudizi.
Questo è, indubbiamente, il Batman più tormentato, con una vita da gestire e una città da proteggere.
Alla fine del lungometraggio il cavaliere oscuro comprende che alcuni eroi non sono destinati alla gloria, ma costretti a scoprire la nobile arte del compromesso. L’eroismo è un fardello capace di tradire la verità.
Si prende quindi la colpa di azione non sua. Perché c’è una sottile, ma profonda differenza tra ciò di cui Gotham merita e ciò di cui ha bisogno. Si sporca la coscienza per ripulire l’anima sporca di una città corrotta.
“Il cavaliere oscuro” resterà, senza ombra di dubbio, nel collettivo come il miglior cinecomic di sempre.
CITAZIONE CELEBRE
“O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo.”
(Batman rivolgendosi a Gordon)
(Sebastiano Gaglione)