di Salvatore Guerriero, Presidente Nazionale ed Internazionale della CONFEDERAZIONE DELLE IMPRESE NEL MONDO e Direttore Generale AGENZIA EUROMEDITERRANEA DI SVILUPPO
Le grandi aziende tecnologiche americane, come Amazon, Microsoft, Meta e Google, stanno investendo somme colossali nell’intelligenza artificiale (IA). Nel 2024, le spese di capitale per sostenere lo sviluppo dell’IA raggiungeranno oltre i 209 miliardi di dollari, con un aumento del 42% rispetto all’anno precedente. Di queste risorse, l’80% sarà destinato ai data center, vere e proprie spine dorsali dell’IA, il cui potenziamento è diventato essenziale per reggere la velocità e l’intensità dei nuovi sviluppi.
Sundar Pichai, CEO di Alphabet, ha recentemente sottolineato come sia rischioso sottovalutare gli investimenti in infrastrutture per l’IA, avvertendo che il costo dell’inazione è di gran lunga superiore a quello di un eventuale sovrainvestimento. E, in effetti, colossi come Google e Amazon non si sono limitati a potenziare i propri data center, ma hanno anche iniziato a investire in fonti di energia alternative, come i piccoli reattori nucleari modulari, per garantirsi una fonte stabile e sostenibile. Il loro obiettivo è chiaro: ottenere una produttività sempre più elevata, riducendo i costi operativi e rispondendo in maniera concreta alle richieste degli azionisti.
Per le grandi tech, la scommessa sull’IA è già una realtà consolidata, con impatti tangibili sui bilanci. Microsoft, ad esempio, ha recentemente risparmiato 10 miliardi di dollari grazie all’efficienza derivante dall’IA, mentre Meta ha visto una crescita del 1000% nelle attività legate all’intelligenza artificiale, che sta utilizzando per migliorare l’esperienza dei suoi utenti e rafforzare la pubblicità personalizzata.
Tuttavia, il quadro è molto diverso per le piccole e medie imprese (PMI) e per le realtà nazionali che non dispongono di simili risorse. Per queste aziende, gli investimenti in IA rappresentano una sfida significativa, ma non priva di opportunità. Le PMI, infatti, pur non potendo competere sui volumi di spesa delle big tech, possono comunque trarre vantaggio dall’adozione dell’IA. Tuttavia, per loro la strada sarà più complessa e richiederà una nuova strategia di adattamento.
È chiaro, dunque, che siamo all’inizio di una nuova era: da un lato, le grandi aziende hanno già intrapreso la loro corsa verso l’IA; dall’altro, le piccole e medie imprese dovranno sforzarsi di più per restare competitive. Ma anche queste realtà hanno un’opportunità, a patto di trovare il modo di lavorare insieme e investire in maniera più strategica. Unire le forze potrebbe rivelarsi la chiave per superare il divario tecnologico e permettere anche alle aziende più piccole di accedere a strumenti avanzati.
In questo scenario, la collaborazione e le partnership tra aziende di diverse dimensioni saranno fondamentali per creare un ecosistema innovativo, in cui anche le piccole imprese possano beneficiare delle nuove tecnologie. L’intelligenza artificiale, sebbene sembri ora appannaggio dei giganti della tecnologia, rappresenta una frontiera da esplorare anche per le PMI. Serviranno però politiche mirate e strumenti di supporto per agevolare la transizione, riducendo il divario tecnologico tra grandi e piccole realtà.
In definitiva, la competizione futura non sarà solo tra grandi aziende, ma tra chi saprà adattarsi più velocemente a questa nuova rivoluzione digitale. Le piccole imprese dovranno adottare un approccio lungimirante e costruire un modello di innovazione condiviso, dimostrando che, anche con risorse più limitate, è possibile essere protagonisti in questa nuova era dell’IA.