Pensieri, opinioni e riflessioni di Salvatore Guerriero, Presidente Nazionale ed Internazionale della CONFEDERAZIONE DELLE IMPRESE NEL MONDO e Direttore Generale AGENZIA EUROMEDITERRANEA DI SVILUPPO
La decisione di molte aziende americane di abbandonare la Cina, spinta dalla politica protezionistica degli Stati Uniti, rappresenta un punto di svolta nella geopolitica economica globale. Tuttavia, in questo quadro di trasformazione, l’Europa appare debole, frammentata e priva di una visione comune.
Gli Stati Uniti, con la loro linea “America First”, stanno provocando vere e proprie scosse telluriche nell’economia globale. La loro strategia, orientata a riportare la produzione sul territorio nazionale e a ridurre la dipendenza dalla Cina, sta ridisegnando le filiere produttive e alterando i bilanci commerciali. Questo approccio, che sembra sempre più autarchico, non si preoccupa delle conseguenze su altri Paesi e sull’economia mondiale, puntando esclusivamente al rafforzamento interno.
In questo contesto, l’Europa resta attendista, osserva, ma non agisce come un’entità unica. Più che un’Europa, esistono ancora i singoli stati europei che operano in ordine sparso, privi di una visione comune e di una forza d’impatto paragonabile a quella dei giganti globali come Cina, Stati Uniti o India. Questa frammentazione rende il continente debole, incapace di rispondere con prontezza alle dinamiche globali e di affrontare con efficacia le nuove sfide della globalizzazione.
Le economie europee, come quella italiana e tedesca, basate su un export forte e dinamico, sono particolarmente esposte. L’egoismo economico americano colpisce infatti proprio l’Europa, che viene messa sotto pressione con misure poco concilianti. Questo porta a tensioni crescenti nelle relazioni transatlantiche, aggravate dall’assenza di trattative che puntino a un equilibrio reciproco.
La globalizzazione sta cambiando rapidamente, creando nuovi equilibri che richiedono risposte immediate e strategie innovative. Per l’Europa, questo è un momento decisivo: o si evolve e agisce come un blocco unito e competitivo, o rischia di essere marginalizzata dai giganti economici globali. Essere spettatori in un mondo dominato da egoismi e interessi nazionali significa rassegnarsi a una posizione subalterna. Ma l’Europa non può permetterselo: servono scelte coraggiose, una visione condivisa e una politica economica forte, capace di competere a livello globale.